Isabella Rossellini in scena descrive Darwin mentre si scervella fino all’emicrania per spiegarsi le ragioni della magnifica coda del pavone, racconta degli scimpanzé e delle sue galline a cui è tanto affezionata e che alleva nella fattoria biologica Mama’s Farm a Long Island negli Stati Uniti, di gatti e altre bestiole: l’attrice e modella nonché regista di irresistibili videodocumentari sul sesso degli insetti conduce per mano gli spettatori nell’universo animale, con dettagli scientifici resi pratica teatrale, nell’azzeccato monologo “Darwin’s Smile” appena portato in tournée nel nostro Paese.
Dopo il Teatro Remondini di Bassano del Grappa, il Comunale di Vicenza, il Lyrick di Assisi, il Politeama Rossetti di Trieste, ha coronato il tour nel settecentesco Teatro della Pergola di Firenze nella settimana fino al 28 gennaio.
Gli animali compagni di viaggio
In una scenografia essenziale ed efficace l’attrice, forte di una laurea in etologia conseguita da adulta, ha intessuto uno spettacolo-conferenza di una lievità ammirevole: con il sorriso suo e degli spettatori, con le sue riflessioni sul mestiere dell’attore, Isabella Rossellini fa filtrare un pensiero filosofico sempre più diffuso che vede negli animali dei nostri compagni di viaggio nella Terra, presenze indispensabili per la vita e degne di rispetto, non esseri da dominare o sterminare.
La fiaba nera di Caterina Filograno con procioni e un bruco-farfalla
Appare forse significativo di un clima culturale che, il 12 e 13 gennaio, un altro teatro fiorentino, il Cantiere Florida, abbia ospitato uno spettacolo dove la presenza animale è sì trasfigurata, è sì metafora forse delle ombre dell’animo umano, e tuttavia obbliga a pensare alle bestie nostre compagne del pianeta. Né è forse un caso che sia tutto al femminile. Lo spettacolo s’intitola “L’ultimo animale”, una fiaba nera con un riuscito finale horror alla Stephen King. Lo ha scritto e diretto per cinque attrici Caterina Filograno: fiaba surreale fin dai costumi di scena, ruota intorno al cibo e vede la presenza di due procioni parlanti e di un bruco destinato a diventare farfalla che spuntano dal buco di una parete nella camera di Cristi, ragazza che vive in affitto dell’amica Giudi, maniaca fissata con il cibo all’americana. Due umane una più allucinata dell’altra.
La ferocia umana
I due procioni hanno ruoli da comprimari solo in apparenza. Parlano appunto. In loro, e nel bruco, la drammaturga rispecchia l’assurdo fino ad approdare all’horror. Con una scrittura in crescendo Caterina Filograno saggiamente lascia noi spettatori in bilico tra l’orrore, la comprensione e la risata, in un margine di voluta ambiguità costringe a riflettere, per induzione, anche alla sorte degli animali che se uccidono è solo per fame e alla ferocia di noi umani che uccidiamo per uccidere. Con in scena l’autrice stessa, Francesca Porrini, Alessia Spinelli, Emilia Tiburzi, Anahì Traversi, “L’ultimo animale” è stato prodotto nel 2022 dall’Elsinor Centro di produzione teatrale di Milano. Convinti gli applausi del pubblico a occhio per la gran parte formato da under 35.
Il dono di Isabella Rossellini
Come accennato sopra, viaggia su tutt’altre tonalità Isabella Rossellini. Con sapienza nel monologo racconta squarci di sé, delle abitudini degli animali, del suo amore per gli esseri viventi del pianeta sbocciato quando suo padre Roberto Rossellini (la madre era Ingrid Bergman) le regalò per i 14 anni un libro-spartiacque, L’anello di re Salomone del fondatore dell’etologia scientificamente concepita, Konrad Lorenz. Nel tempo lei ha esercitato tante professioni, con la figlia ha impiantato la fattoria biologica, si è laureata in etologia. Un bel bilancio.
Il senso della natura
In Darwin’s Smile Isabella Rossellini riesce a regalare un forte senso di partecipazione: giocando con luci, elementi semplici, sul palcoscenico, video, musiche, affidandosi alla parola, l’attrice lascia un gran dono a noi spettatori, un dono intimo, caldo, dove, tra riflessioni sul mestiere della recitazione e sul teatro, ripensi a scimmie, scimpanzé, gatti, cani, sulla biodiversità, sull’evoluzione, al diritto di esistere di ogni essere vivente. Con modi discreti e lievi, la protagonista-autrice crea un senso panico della natura, del pianeta terra, sul palcoscenico. Gli applausi, calorosi le tributano una meritata riconoscenza.
Firma la regia Murielle Mayette-Holtz, il monologo è stato prodotto dal Théâtre National de Nice con il Teatro della Toscana, ha girato anche in altri paesi.