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Affetti "dimezzati", detenuti e detenute raccontano la reclusione

In scena fino al 16 maggio "Meditazioni sul Cantico dei Cantici" al teatro della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino

Affetti "dimezzati", detenuti e detenute raccontano la reclusione
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11 Maggio 2017 - 14.32


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Il valore degli affetti e il senso di incompiutezza che accompagna i sentimenti di chi vive la reclusione, la loro rappresentazione attraverso i sogni, le fantasie di donne e uomini detenuti e le parole d’amore del Cantico dei Cantici. E’ l’idea di Metà – Meditazioni sul Cantico dei Cantici, l’evento teatrale realizzato da Teatro e Società, con la regia di Claudio Montagna, e il sostegno della Compagnia di San Paolo, che ha debuttato ieri al teatro della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino e sarà riproposto da stasera al 16 maggio alle 21, a un pubblico di centocinquanta spettatori a sera.

Con Metà – Meditazioni sul Cantico dei Cantici, per la prima volta in venticinque anni di regia, Claudio Montagna realizza una rappresentazione esclusivamente ispirata ai temi dell’affettività in carcere, in particolare, degli affetti famigliari e coniugali. “Donne e uomini detenuti metteranno in scena quei sentimenti che li toccano con grande forza ma per i quali soffrono privazioni e lontananze – spiega Claudio Montagna – Perdere l’altra metà, chiunque essa sia, genitori, figli, amici, amori, “dimezza” nell’anima e forse nel corpo. E poi chissà se a fine pena, pur ritrovando l’altro, riusciranno a ritrovare la parte di sé che avevano perduto? Se no, che faranno di sé? E che farà la società?”.

Metà – Meditazioni sul Cantico dei Cantici è l’opportunità, straordinaria, per donne e uomini detenuti di condividere i sogni che celebrano affetti “allontanati”, di solito vissuti in solitudine ma, per una sera, meno sterili perché qualcun altro vi assiste. L’ascolto, sul terreno comune degli affetti, offre al pubblico nuovi punti di osservazione sui reclusi e, più in generale, sulla funzione riabilitativa della pena: “perché – spiega ancora Montagna – solo pensando i detenuti come uomini e donne sarà possibile dopo il carcere accoglierli come cittadini”.

E la voce della società civile, con i suoi giudizi, le ragioni e le paure rispetto alla realtà carceraria, sarà rappresentata dagli interventi di un gruppo di studentesse del corso di Filosofia del Diritto, del professor Claudio Sarzotti – Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, nell’ambito del laboratorio teatrale condotto da Franco Carapelle di Teatro e Società. Il tema dell’affettività è di attualità e argomento di analisi e proposte degli “Stati Generali dell’Esecuzione Penale”: “Secondo la nostra Costituzione – spiega il prof. Claudio Sarzotti – il carcere dovrebbe privare il condannato esclusivamente della libertà personale. In realtà lo priva di ben altri diritti e beni sociali. Tra queste privazioni illegittime quello dell’affettività. Diritto che, tra l’altro, coinvolge persone che non hanno commesso alcun reato: i familiari delle persone recluse. Una questione importante, affrontata in altri Paesi europei con lo strumento delle visite coniugali, e che ancora aspetta una risposta dal nostro legislatore”.

Metà – Meditazioni sul Cantico dei Cantici è allestito da un gruppo di quattordici detenuti del Padiglione A della Casa Circondariale Lorusso Cutugno di Torino, che partecipano al laboratorio teatrale avviato a settembre da Franco Carapelle di Teatro e Società. Al loro fianco sul palco, per la prima volta, otto donne della sezione femminile del laboratorio di canto e recitazione corale, condotto dai musicisti Nicoletta Fiorina e Giovanni Ruffino, con la collaborazione di Adriana Bianco e Maria Paola Melis dell’Associazione Gruppo Abele Onlus. La realizzazione di costumi, arredi e oggetti di scena è stata affidata a una trentina di studenti del Primo Liceo Artistico Torino – Sezione Carceraria mentre si esibirà un gruppo di acrobatica ed espressione corporea, costituito da Diego Bertin, Luca Buccheri, Gloria Giraudo, Francesco Marra, Deborah Palmas coordinato, per la rappresentazione, da Marcello Piras. Le nuove sinergie sono state possibili grazie all’importante impegno della Direzione, degli educatori e del Personale di Polizia Penitenziaria. “Il tema dell’affettività in carcere – spiega il direttore Domenico Minervini – è di fondamentale importanza, non solo per la popolazione detenuta, ma per noi operatori penitenziari che possiamo valorizzarlo come formidabile leva per stimolare processi di rivisitazione critica degli atti criminali. Non potendo attendere le auspicate modifiche legislative in materia, ho voluto dare massima attenzione all’affettività in carcere, superando stereotipate limitazioni e realizzando modifiche organizzative e strutturali che potessero agevolare i rapporti affettivi”.
Nelle sei serate sarà aperto al pubblico il Ristorante Libera Mensa interno alla Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”.

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