Più Libri Più Liberi, ma meno fascisti

Non è una questione di essere pavidi, né di censura. Non si può avere un dialogo con chi propugna l’apologia di un reato e porta avanti progetti di militanza nazifascista.

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6 Dicembre 2025 - 18.30 Culture


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di Caterina Abate

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Accade che anche quest’anno la fiera della piccola e media editoria, che ha luogo all’Eur alla Nuvola di Fuksan, si trascina dietro una polemica. L’edizione 2025 di Più Libri Più Liberi si è aperta il 4 e si chiuderà l’8 dicembre, facendo interrogare tutti su un quesito: se sia legittimo ospitare nei propri spazi una casa editrice le cui pubblicazioni costituiscono chiaramente apologia al nazifascismo. L’anno scorso era stato l’invito del filosofo Leonardo Caffo, poi condannato per i maltrattamenti all’ex compagna, a sortire giustamente indignazione. Per l’edizione di quest’anno la polemica è il minimo che potesse accadere. È il minimo che sia stata inviata una lettera a firma di 89 personaggi della cultura (tra cui Alessandro Barbero, Valerio Nicolosi, Anna Foa e molti altri) a chiedere contezza della presenza di Passaggio al Bosco, questo il nome dello stampatore, all’Associazione Editori Italiani, organizzatore dell’evento.

E ancora è il minimo che alcuni, come il fumettista Zerocalcare, abbiano deciso di non parteciparvi, in rispetto di “paletti morali”, mentre altri, come Christian Raimo, pur contestandone la presenza, partecipino per tentare quantomeno di arginarne l’influenza. La casa editrice, con sede a Casaggì in provincia di Firenze, non solo ha in catalogo una serie di pubblicazioni di matrice nazifascista, ma accompagna all’attività editoriale un chiaro progetto politico di formazione e indottrinamento di giovani militanti, sulla base di un pensiero razzista, antisemita e violento. Citando Zerocalcare, al secolo Michele Rech, “un’operazione politica di livello alto”. Non parliamo di testi che fanno un’analisi storico sociologica, ma pura apologia e proselitismo. Impedire la presenza in un luogo pubblico di tali entità non sarebbe censura, ma rispetto per la dignità degli spazi democratici e di chi democraticamente li occupa.

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Nel nostro paese pare ci si dimentichi, ogni giorno sempre un po’ di più, del vischioso passato fascista e della collusione col nazismo che l’Italia ha vissuto fino ad ottant’anni fa. Per questo la risposta di Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Associazione degli Editori Italiani, appare fuorviante e di remissione di responsabilità. Come ha detto Christian Raimo che, invitato all’apertura della fiera, si è fatto portavoce di coloro non volevamo la presenza della casa editrice fascista: “Non si tratta né di censura né di Libri, la ragione per cui in tanti abbiamo sottoscritto quella lettera è per chiedere attenzione alle regole democratiche”.

C’è infatti una legge in Italia che vieta l’apologia di fascismo (articolo 4 della Legge Scelba del 1952). E dovrebbe bastare. Un dibattito, sui contenuti delle pubblicazioni e degli incontri organizzati da Passaggio al Bosco non dovrebbe poter sussistere. Perché fascismo, nazismo, antisemitismo e razzismo non sono opinioni ma crimini. Non basta che il presidente Innocenzo Cipollini dica che la fiera accoglie tutti, democraticamente, al di là “della loro linea politica, editoriale e culturale”. È una remissione di responsabilità delegare al pubblico il giudizio sui libri e ai magistrati la colpevolezza di reato. Concedere spazio a Passaggio al Bosco ne legittima le idee, ponendole sullo stesso piano di quelle che hanno fondato la nostra Costituzione democratica e antifascista. Cercare un dialogo con chi propugna idee di estrema destra è un errore. A cui si può e si deve fare ammenda, anche con onestà.

Eppure non è la prima volta che sorge una polemica simile. Già nel 2019 si era posta una questione analoga in occasione del Salone del Libro di Torino per via della presenza dellacasa editrice Altaforte, legata a Casa Pound e dichiaratamente fascista. In quel caso la gestione fu ben diversa, alle polemiche seguì l’esclusione dalla fiera, che tra l’altro quell’anno era dedicata al centenario di Primo Levi. Non si parlò di censura, ma di giusto argine alle intromissioni nei luoghi delle istituzioni culturali. Sembrano passati eoni d’allora, non solo perché abbiamo vissuto in mezzo una pandemia mondiale, ma anche per una certa condiscendenza sviluppata nei confronti di ideali violenti e apologetici del fascismo, che in questi anni hanno sempre più preso piede. Chiudendo con Zerocalcare, l’ultima volta che si è pensato di poter convivere con Nazismo e Fascismo “Si è finiti con un paio di musei della Memoria e con le gite delle scolaresche che vanno a vedere i forni dove si bruciava la gente”. Sarebbe auspicabile evitare.

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