Il Futurismo torna al cinema con “Caffeina del mondo”

Scrittura semplificata, dispositivi in alluminio e sessualità libera: un movimento che non smette di anticipare il presente

Il Futurismo torna al cinema con “Caffeina del mondo”
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15 Settembre 2025 - 17.55 Culture


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Come scrive Laura Valentini per Ansa, un viaggio tra nuove architetture, tecnologia e velocità: il Futurismo arriva nelle sale cinematografiche grazie al documentario Caffeina del mondo, in proiezione da oggi 15 al 17 settembre. Diretto da Giordano Bruno Guerri e Massimo Spano, il film ripercorre l’intera evoluzione futurista, dal Manifesto del 1909 di Filippo Tommaso Marinetti fino al Dopoguerra.

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Il titolo riprende un’espressione usata dalla stampa europea del tempo, “caffeina d’Europa”, coniata per descrivere l’esplosione del movimento oltre i confini italiani. I registi hanno poi ampliato questa definizione in “caffeina del mondo” per sottolineare la diffusione globale del fenomeno, arrivato fino in Russia e in Giappone.

Il documentario intreccia opere, filmati e interpretazioni attoriali dei principali protagonisti del movimento per raccontare come i futuristi rivoluzionarono l’arte e la società. Infatti l’arte, a partire dal teatro, per i futuristi doveva essere parte attiva della vita sociale e culturale, non relegata nei musei. Inoltre il culto della velocità diede slancio al desiderio di rompere con le convenzioni: anticiparono la libertà dei costumi, proponevano abiti sgargianti e sostenevano la sessualità libera. Nel film si nota anche come i futuristi immaginarono dispositivi “alti 3 centimetri, in nickel e alluminio” con cui leggere e connettersi con il mondo: una visione che anticipa Internet e i computer. Senza contare Marinetti che prevede una scrittura sempre più semplificata, libera dalla punteggiatura: “Di fatto, osserva Guerri, aveva previsto le emoticon”.

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Un’attenzione particolare è riservata alle donne del Futurismo, perché furono varie e poco conosciute. Guerri, che a breve pubblicherà il libro Il coraggio, l’audacia, la ribellione per Rizzoli, dedica un capitolo a quelle che definisce “l’altra metà del futuro”. Tra loro, spicca Benedetta, autonoma e affermata, moglie di Marinetti ma indipendente da lui in ogni scelta, che firmava solo col proprio nome.

Spiazzante è anche la rilettura del manifesto politico futurista del 1918, che sosteneva idee che sarebbero diventate realtà solo decenni dopo: suffragio universale, otto ore lavorative, vendita dei beni ecclesiastici. “Molti di quelle cose sono oggi realtà, tranne lo svaticanamento d’Italia, che resta impossibile” dice sorridendo Guerri. Marinetti sperò a lungo che il regime potesse incarnare lo spirito futurista, ma capì troppo tardi che il progetto era fallito. “Alla fine, dice Guerri nel film, vinse Mussolini”. Eppure, il movimento contribuì a evitare che in Italia si adottasse il modello nazista nella censura dell’arte moderna. La cosiddetta “arte degenerata” non fu mai proibita, e i futuristi continuarono a lavorare, ottenendo perfino commissioni pubbliche, come gli affreschi di Benedetta alle poste di Palermo o le opere di Depero, Sironi, Balla e Carrai visibili ancora oggi in edifici pubblici. Inoltre, Marinetti insieme a Mino Somenzi si oppose pubblicamente con scritti e conferenze alle leggi razziali.

Dopo la guerra, il legame col fascismo contribuì all’emarginazione del movimento. Le opere furono trascurate, vendute per pochi soldi all’estero. “Gli americani si comprarono tutto con due lire – ricorda Guerri – oggi capolavori come La città che sale di Boccioni si trovano al MoMA di New York”. Negli ultimi anni, però, si assiste a una riscoperta globale del Futurismo. In Italia, dopo la discussa mostra alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, è in corso a Desenzano del Garda l’esposizione Mondo futurista

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Prodotto da Qualityfilm con Luce Cinecittà-Inlusion Creative Hub, in collaborazione con Rai Documentari e con il contributo del Ministero della Cultura, Caffeina del mondo riporta alla luce un movimento che non smette di anticipare il presente. 

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