Roma, dialogo ad alta voce tra quadri e un violoncello

Sabato 11 ottobre la mostra Tempomateria partecipa alla decima edizione della Giornata del contemporaneo con un incontro che fonde arti visive e musica

Roma, dialogo ad alta voce tra quadri e un violoncello
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9 Ottobre 2014 - 17.09


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di Giulio Rellini Lerz
Note e melodie tra le immagini. Un incontro tra diverse forme espressive per celebrare la decima Giornata del contemporaneo, momento culmine della mostra Tempomateria della pittrice Roberta Pugno e dello scultore Roberto Marino. L’associazione Ipazia Immaginepensiero Onlus festeggia l’edizione di quest’anno con un momento di cultura che fonde arti visive e musica, organizzato in collaborazione con l’Amaci, Associazione musei d’arte contemporanea italiani, e con il patrocinio di Roma Capitale.
La Giornata del contemporaneo è l’evento che, dal 2005, l’Amaci dedica all’arte contemporanea e al suo pubblico. Il primo o il secondo sabato di ottobre i musei membri dell’associazione, accanto a tutte le istituzioni del Paese che decidono di aderire all’iniziativa, aprono gratuitamente le loro porte per offrire ai visitatori mostre, conferenze, laboratori e altri eventi di varia natura interamente incentrati sull’arte. “L’edizione di quest’anno – si legge sul sito ufficiale http://www.amaci.org/gdc/decima-edizione, sul quale è possibile trovare l’elenco completo degli appuntamenti – mira a incrementare ancora il numero degli aderenti e di potenziare l’azione locale dell’associazione e dei musei associati, al fine di incentivare lo sviluppo del tessuto culturale territoriale. Un programma multiforme che regalerà al grande pubblico un’occasione per vivere da vicino il complesso e vivace mondo dell’arte contemporanea”. 
Sabato 11 ottobre, il giorno scelto per festeggiare il decennale della manifestazione, negli spazi della Cascina Farsetti, a Villa Doria Pamphilj, Marco Algenti con il suo violoncello darà suono ai quadri e alle figure di Roberta Pugno, creando un originale rapporto artistico che coinvolgerà anche Emma Marconcini. L’attrice sarà infatti chiamata a rappresentare in forma dialettica quel percorso che dalla materia-colore delle tele va al suono del violoncello e alla voce umana. Il pensiero per immagini diviene così forma sonora e viceversa, il vedere profondo diventa suono-sentire-sensibilità della pelle. 
La lettura della mostra di Roberta Pugno segue due vie. Una, più diretta, è la successione cronologica dei diversi cicli pittorici (su miti antichi o intorno a figure eroiche della storia), l’altra, più articolata, propria dell’arte, è quella che si rivolge al tempo-movimento della dimensione psichica, del rapporto e delle forme più profonde della realtà umana.
Nelle sei sale della Cascina il visitatore è accolto da nuclei di opere, porte aperte sul fare arte della pittrice-filosofa. Si parte dal 1986 con un piccolo dittico Nel fondo, simbolo delle svariate mostre che realizzò alla metà degli anni Ottanta, si passa poi a due tele del ciclo di Matilde signora degli scudi, realizzato su commissione del Comune di Canossa, quindi, con un balzo spericolato alle origini della civiltà, incontriamo alcune opere sulla saga di Gilgamesh, studiato dall’artista fin dal 1992 e proposto per la prima volta al pubblico nel 1996 al Museo delle Mura Aureliane. Seguono alcune tele sull’Orlando Furioso presentate in occasione del restauro da parte del Comune di Reggio Emilia della casa di Ludovico Ariosto nel 2000, poi giù, più profondamente, fino al pensiero di Giordano Bruno, il filosofo che rivoluzionò la visione del mondo e la concezione dell’uomo.
Mentre dà immagini a miti, a svolte storiche, o a personaggi eroici come l’affascinante Ipazia, Roberta Pugno prosegue la sua ricerca sulle dimensioni misteriose della realtà psichica: l’indistinto, il volto come diverso, l’immagine maschile, il rapporto, la separazione, gli studi sulle scritture antiche e sulla linea, sul suono e sulle sue possibili immagini.

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