di Leonardo Antonelli
La satira politica in tv è ormai un miraggio, assaporabile solo in modiche quantità, quando ve ne sono.
Se non fosse per quelle oasi, “Fratelli di Crozza” in onda il venerdì sera in onda sul 9 o “Propaganda Live” su La7, tutto il resto sarebbe un deserto.
Programmi televisivi come questi sono gli unici sopravvissuti del genere satirico nella tv generalista.
Non che non vi siano sketch di satira di carattere politico in altre trasmissioni (addirittura qualche sprazzo lo ritroviamo ne “I Fatti vostri”) ma essi vengono relegati al latere della scaletta o inframmezzati con indicibile frettolosità tra i diversi blocchi dei programmi o come semplici raccordi fra i testi dei conduttori.
Eppure la satira politica nella tv italiana ha spopolato dagli anni ’70 in poi riempiendo i programmi di tutti i generi, ma ne ha creati tantissimi in cui essa era l’argomento centrale.
Come si può evincere dalla miriade di sequenze video e immagini del passato e del presente, quando si parla di satira in tv, essa è quasi sempre associata alla politica e alle istituzioni.
Questo perché, per sua natura, la satira tende a smontare e ricomporre in forme astratte e creative tutto ciò che è grandezza, importanza e forza, ossia le fondamentali caratteristiche che il potere politico, economico, giudiziario incarnano.
“Gli Sgommati” programma satirico a cartoni animati andato in onda su Sky dal 2011 al 2013
La definizione estesa del termine satira – e più adeguata per la trattazione in questo articolo – è infatti “Critica più o meno mordace (dal sarcasmo alla caricatura) verso aspetti o personaggi tipici della vita contemporanea”. E chi meglio di politici, ministri, presidenti ecc sono personaggi della vita contemporanea?
E’ allora nel contesto politico e nelle dinamiche interne dell’attuale panorama partitico del nostro Paese che si dovrebbero ricercare le principali cause del declino della satira politica nei programmi.
Da quando è nata nei programmi del sabato sera della Rai, vedesi Canzonissima, la satira politica ha sempre seguito l’andamento del corpo elettorale e la consecutiva composizione parlamentare e governativa non solo del nostro Paese, dato che appunto, il suo obiettivo è quello di prendere in giro il “potere”.
Nel periodo dei governi monocolore Dc l’insuperabile e poliedrico Alighiero Noschese si cimentava per lo più in esilaranti e divertenti imitazioni dei maggiori esponenti democristiani, vestendo anche i panni dei principali leader mondali che si fronteggiavano durante la Guerra Fredda.
Nella parabola ascendente dell’era Craxi, tutti gli addetti ai lavori gli davano addosso con battute, sarcarsmo e caricature del personaggio.
Infine, nel periodo più recente del bipolarismo, la satira si è occupata accuratamente di schernire le coalizioni rivali, con una costellazione di imitazioni dei personaggi pubblici. Insomma grazie anche alla maggiore presenza di attori e comici, ce n’era per tutti.
Le imitazioni di Alighiero Noschese a “Canzonissima”
Dalle elezioni del 2018, che hanno creato un sistema tripolare e liquido, dove le coalizioni sono rarefatte, dove in 3 anni sono cambiati 3 governi con 3 maggioranze diverse (mai accaduto nella storia repubblicana), la satira politica non è riuscita ad imboccare la giusta direzione ed ha smarrito l’orientamento.
Nonostante gli elementi a disposizione della satira siano ancora tanti proprio per la variegata scelta, è in realtà difficile inquadrare una situazione precisa nel caos e nello stallo politico, nel quale paradossalmente gli aspetti contraddittori emergono spontaneamente laddove una volta vi era necessità della satira per farli comprendere.
Tra gli altri fattori coincidenti, seppur in minima parte, va citato il caso del Movimento 5 stelle.
Il fatto che in Parlamento ci sia un partito, il più grande in termini numerici, fondato e diretto da un comico, Beppe Grillo, che sulla satira politica ha costruito la sua popolarità, ha in un certo senso spiazzato in negativo le aspettative di chi fa questo mestiere, il quale ha trovato una inimmaginabile concorrenza dall’interno.
Se un leader di un partito che ha fatto scuola a tanti comici di oggi per primo fa satira sugli avversari politici con le stesse battute poi riprese dai suoi allievi acquisiti, è evidente che questi ultimi si trovino quantomeno parzialmente svantaggiati.
In realtà anche altri leader in passato, maestri in comunicazione, come Silvio Berlusconi hanno spiazzato le aspettative di imitatori e comici, ma in positivo.
Infatti Berlusconi era comunque al potere come leader della coalizione di centrodestra, come presidente del Consiglio o in entrambi i ruoli, quindi “bersagliabile” dalla satira.
Ma Berlusconi, ed è un merito che molti comici gli hanno riconosciuto, nella sua attività politica ha reso facile il lavoro praticamente di tutti grazie alla sua battuta facile e all’innato senso dell’umorismo.
Non dimentichiamo che anche l’utilizzo dei social da parte di esponenti e leader dei partiti ha reso più faticoso il mestiere dell’imitatore o del comico, il quale non riesce a stare dietro alle molteplici dirette Facebook e risente dell’inflazionata presenza ovunque del personaggio da mirare.
L’essenza del processo satirico è dunque costruire un monologo o una imitazione per arrivare all’obiettivo, ossia al personaggio o al fatto che si vuole prendere di mira.
Ciò richiede tempo, lavoro, studio e professionalità e mal si concilia con la velocità supersonica con la quale vengono prodotti meme e gag sul web.
Crozza e i suoi redattori ci riescono brillantemente sia nelle imitazioni che nei monologhi, e i risultati in termini di share e risonanza mediatica si vedono.
Maurizio Crozza nei panni di Monica Cirinnà a “Fratelli di Crozza”
La tv deve avere il coraggio di tornare ad investire e credere nel genere della satira, senza aver paura delle critiche di coloro che vengono imitati, anche se politici influenti: esso è fondamentale per il miglioramento della nostra vita democratica e del dibattito politico.
Uno sketch di satira visto in tv sembra solo un diversivo o un momento per farsi “due risate”, ma al contrario comporta molteplici implicazioni profonde che risiedono nel rapporto tra istituzioni e cittadini, tra elettori ed eletti.
Poter imitare, motteggiare un capo di governo, un ministro, un parlamentare da parte di un attore o comico senza subire alcun tipo di ripercussione, è una pratica possibile e diffusa solo in Stati liberali e democratici. La differenza con i regimi dittatoriali e oppressivi è lampante.
La satira politica in tv è il pepe di ogni democrazia e senza di essa saremmo tutti un po’ più vuoti.