Francesca Fradelloni
Roan Johnson aveva raccontato di ragazzi in “Piuma”, film presentato nel 2017 a Venezia. Un film generazionale, quello. Un film tratto da un romanzo storico, questo “La Stagione della caccia” (edito da Sellerio), grande successo che rivelò da subito la complessità della scrittura di Andrea Camilleri, nonché la raffinata psicologia nella scelta del soggetto. Rai Fiction lo presenterà stasera in onda su RaiUno per la regia, appunto, del pisano Roan Johnson, con una produzione Palomar, una produzione di Carlo Degli Esposti e Nicola Serra con Max Gusberti.
Per Roan la sfida è stata quella di rendere organico tutto il materiale narrativo, visto che il libro è una sorta di saga famigliare con tanti personaggi e quindi tanti toni differenti. Ma vediamola la trama.
Poco tempo dopo il ritorno in paese di Fofò La Matina, farmacista e figlio del defunto Santo La Matina, geloso custode dei segreti di piante miracolose (camperi) del marchese Peluso, la famiglia Peluso viene sconvolta da una serie di morti che sembrano dovute a cause naturali o a accidentali disgrazie. Infatti muore il vecchio marchese Peluso che pur essendo ormai completamente svanito e quasi paralizzato, se ne va carponi ad affogare in mare. Muore avvelenato dai funghi il tanto desiderato figlio maschio Rico, che il marchese era riuscito a procreare grazie all’arte farmaceutica del padre di Fofò. Muore, fuori di senno, la marchesa Matilde. Muore anche lo stesso marchese Peluso che era riuscito a divenire padre per la seconda volta di un figlio maschio. Muore, insieme alla moglie americana, lo zio Totò, che aveva fatto fortuna in America ed era ritornato a Vigata dopo lunga assenza. Muore anche Nenè un cugino che aveva invano cercato di accasarsi con ‘Ntontò, figlia del marchese.
Che ne sarà di ‘Ntontò, sempre più sola in quel palazzo in cui non vi sono ormai che lutto e desolazione?
Il romanzo si distanzia dagli stereotipi. Non è un giallo ma c’è un mistero da scoprire. Non è una commedia perché ci sono momenti drammatici. Ma soprattutto non c’è un protagonista, o meglio, non si capisce chi è. Questa è stato l’ingegnoso espediente che ha resto questo testo, veramente speciale e unico. Lo stesso regista confida le sue difficoltà durante la stesura della sceneggiatura. “Quando ho finito di leggere il romanzo di Camilleri da cui è tratto questo film, sono rimasto confuso. Sbalordito perché è un romanzo ricco di personaggi straordinari, aneddoti esilaranti, idee brillanti. Mi sono trovato in difficoltà a trovare il tema centrale, una chiave di lettura che mi facesse da faro per interagire con gli sceneggiatori, con gli attori, con la mia troupe e con Camilleri stesso”, spiega Johnson.
Camilleri racconta l’inizio della fine di questa nobiltà. “Dopo aver letto e riletto il romanzo e la prima versione del copione scritta dallo stesso Camilleri, dal mio maestro del Centro Sperimentale Francesco Bruni e da Leonardo Marini, ho capito che il filo conduttore principale era la critica al patriarcato del tempo. Una nobiltà che riproducendosi sempre fra i suoi componenti aveva introiettato il seme della pazzia. Infatti, uno dei tanti temi di questo film è anche la follia. Il Vecchio Marchese non si lava, la Marchesa impazzisce alla morte del figlio, un figlio che è tonto e ha come fidanzata una capretta”.
C’è da rimanere sbalorditi, sia dalla scoperta della Sicilia, dei suoi luoghi meravigliosi dove è stato girato, sia dalla lingua e dal racconto di Camilleri che riesce a tenere insieme tutte le contraddizioni che questa terra partorisce. Magnifico il cast (Francesco Scianna, Donatella Finocchiaro, Miriam Dalmazio e Giorgio Marchesi), preciso e tutto al proprio posto. Il regista è nato a Londra da padre inglese e mamma materana, è cresciuto a Pisa e poi a Roma, dirige la serie tv Sky I delitti del BarLume, girata all’isola d’Elba.
Cittadino del mondo Roan Johnson (i genitori, docenti universitari l’hanno chiamato così unendo le iniziali dei loro nomi, Rosanna e Antony), ha 43 anni, ha studiato al centro sperimentale di cinematografia e ha cominciato la sua carriera proprio come sceneggiatore. Nel 2011 al cinema è uscito il suo primo film da regista, I primi della lista, con Claudio Santamaria, seguito da Fino a qui tutto bene e Piuma. È pure scrittore, ha cominciato con la poesia e dopo i suoi primi due romanzi ora sta per pubblicare con Mondadori “La Naneide” , dove racconta i difficili giorni del suo primogenito, che oggi ha 5 anni e sta bene, in neonatologia.