La serie tv tratta da Gomorra “ha riaperto il dibattito tra il bene e il male e il modo giusto per rappresentarlo”, e Roberto Saviano “è bersaglio di critiche violente e ingiustificate, dettate, a mio giudizio, anche da una non simpatia per l’uomo piuttosto che per il lavoro che svolge”.
Il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, nata a Napoli, difende – in un intervento su Repubblica – la serie tv: “Io sto dalla parte di Gomorra, che indaga il male per superarlo”. E ringrazia Saviano, gli autori e gli attori della serie. “Il mio lavoro mi ha costretto a confrontarmi con il male direi quasi quotidianamente e non sempre è stato facile capire se il bene ‘percepito’ era reale e non il contrario”, e “quando vacillo mi viene in soccorso” – scrive la pm antimafia – Giovanni Falcone, “la sua sapienza, la sua integrità, il suo coraggio di uomo normale. Rileggo i suoi scritti e faccio miei i suoi insegnamenti”.
Ricorda un passaggio in cui Falcone scriveva che ‘se vogliamo contrastare efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro ne’ pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia…’. “Falcone esortava ad analizzare il male, mettendo a confronto l’uomo comune e il mafioso”. “Anche la serie di Gomorra – dice Boccassini – ci mette in guardia contro il male”. Saviano, aggiunge il magistrato, “ha capito che solo partendo dal male assoluto, dall’assenza di bene, può nascere il motivo autentico di rinnovamento”.
“Il degrado urbano non nasce dalla serie, preesiste”, e – osserva – “rappresentare il male non significa infangare il sud”, e “non sarà certo la serie televisiva a scalfire la bellezza della mia città, della sua cultura, della sua storia, di cui tutti siamo fieri e orgogliosi”.