Beatrice Fazi: «Avances per una parte? Chi cede svilisce la propria dignità» | Giornale dello Spettacolo
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Beatrice Fazi: «Avances per una parte? Chi cede svilisce la propria dignità»

L’attrice ricordata per “Un medico in famiglia”, e ora conduttrice tv, interpreta a teatro una cinica amministratrice delegata in “Una poltrona per Giulia”

Beatrice Fazi: «Avances per una parte? Chi cede svilisce la propria dignità»
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29 Gennaio 2020 - 09.26


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Alessia De Antoniis

Ha debuttato in prima assoluta al Teatro Tordinona a Roma, ed è in scena fino al 16 febbraio, Una Poltrona per Giulia, spettacolo scritto da Marina Pizzi e diretto da Patrizio Cigliano.
Giulia è una irreprensibile amministratrice delegata, donna cinica ed esigente, il prototipo di una donna in carriera portato alle estreme conseguenze: nessuna empatia con il mondo, nessuna pietà professionale, nessuna concessione, nemmeno a se stessa.
Giulia è Beatrice Fazi, ricordata da tutti come la filippina Melina di Un medico in famiglia, oggi uno dei volti di Tv2000.
Salernitana, attrice di teatro, cinema e televisione, ha pubblicato nel 2015 il libro autobiografico Un cuore nuovo. Dal male di vivere alla gioia della fede (Edizioni Piemme), dove mette a nudo aspetti delicati della sua vita, come l’aborto e la riscoperta dei suoi valori cristiani.

Beatrice, come si sta nei panni di Giulia, una donna così diversa da lei?
Mi aiuta a riflettere. Giulia è un concentrato di vizi capitali che sono il frutto di ferite che tanti di noi si portano dentro. Se lei è così è perché ha avuto quei genitori, quella storia. Fare un lavoro sul personaggio ti porta a fare dei parallelismi con la tua vita, a guardarti dentro. È stato un lavoro scomodo perché i peccati di questo personaggio sono abbastanza comuni a tutti, ma in lei sono estremizzati, come si confà ad una scrittura teatrale. Quando Marina Pizzi mi ha voluto nel ruolo di Giulia, ho rifiutato dicendo che era lontano da me. In realtà non era vero, solo che mi imbarazza essere così cattiva in scena (ride) e così spregiudicata.

Ha fatto molto teatro, ma la notorietà le è arrivata dalla televisione. E il cinema?
La televisione ti offre la possibilità di diventare nota in minor tempo. Io poi ho avuto la possibilità di fare fiction di successo come Un medico in famiglia, Il restauratore, Lui e lei, e con loro è arrivata la notorietà. Ho dovuto interrompere la mia carriera cinematografica con la nascita dei primi due figli, arrivati uno dopo l’altro. Ho perso un treno sul quale non sono più riuscita a salire.
Non vengo più chiamata ai provini. Avevo già bucato un film e, quando mi hanno chiamata per un altro progetto, ero in attesa del secondo. Poi ho avuto altri due figli, quindi forse si è sparsa la voce che non era il caso di chiamarmi (ridiamo). Nella mia vita ci sono state delle sliding doors che mi hanno portata a fare più teatro e televisione. Ma sono contenta così. Anche le fiction sono un ricordo lontano e ora ho avuto questa nuova occasione come conduttrice.

Ha dovuto affrontare i problemi di una madre lavoratrice?
Ho affrontato tante cose: la mia conversione, il libro, il valore che ha assunto per me la cura dei miei figli e della mia famiglia. Era difficile conciliare tutto questo con una carriera che necessita che tu sia sempre disponibile. La conduzione che mi è stata offerta da Tv2000, coniuga i temi che sono fondamentali nella mia vita con il mio lato artistico. È un lavoro appagante che mi consente di lavorare con autori straordinari e approfondire tematiche profonde, tratte dalle sacre scritture, ma che sono ancora attuali: il peccato, gli errori che commette l’uomo a causa delle ferite che si porta dentro, le paure che condizionano la sua vita privata e l’ambiente che lo circonda. Sono orgogliosa di questo servizio che faccio alla società. Sono trasmissioni che non hanno ascolti altissimi, perché è una televisione di nicchia, ma il lavoro che c’è dietro non ha nulla da invidiare a network più conosciuti.

Ha avuto il coraggio di scrivere un libro intimo come “Un cuore nuovo”. Perché una simile urgenza?
Il libro è arrivato dopo un lungo processo di maturazione, durante il quale c’è stata una conversione profonda e un aiuto da parte delle persone che ho incontrato. Un bel cammino, anche se non facile. Per tanto tempo quella ferita (la decisione di interrompere una gravidanza quando era una ventenne, NdA) ha continuato a sanguinare, nonostante certe cose le avessi elaborate a livello razionale. Un percorso non ancora concluso, ancora disseminato di trappole. È un continuo lavoro su se stessi, imparando a non giudicare e a non giudicarsi. Continuo a domandarmi perché non sono come vorrei e questo mi aiuta a capire che giudicare gli altri è inutile, sterile e fa male.

Ha subito avances che ha rifiutato. Qual è la realtà oggi, dopo tutte le denunce fatte, delle donne nel mondo dello spettacolo? Quante denunciano?
Avevo diciotto anni quando accadde quell’episodio e lui era un regista e attore famosissimo. È stato un episodio sporadico. Io non ho l’atteggiamento, ma neanche le physique du rôle, della bonona che viene molestata. Sono sempre quella simpatica. Poi si è anche sparsa la voce che ero cattolica, sposata, con tutti questi figli, per cui sono sempre stati alla larga (ridiamo).
Io sicuramente lavoro in un ambiente protetto. Ci sono posti dove è più facile imbattersi in raccomandazioni, scambi o equivoci, ma spesso sono chiacchiere. In ogni caso non ho esperienze dirette. Credo comunque che la qualità sia ciò che appare davanti agli occhi di tutti e si nota quando si ottiene una parte con un percorso di questo tipo. È molto svilente e non so fino a che punto possa essere soddisfacente, per una donna, sapere di avere avuto quella parte dopo aver dato qualcosa in cambio. Sono situazioni che si sono sempre verificate, purtroppo, e non tutte hanno il coraggio di denunciare.
Le donne stanno comunque facendo grandi passi avanti e anche qualche passo indietro rispetto all’aggressività con cui a volte hanno voluto affermare loro stesse.
Bisogna riappropriarsi della dignità di essere persone, prima che donne e uomini. Parità non vuol dire annullare le differenze: è il rispetto dovuto ad una persona per il semplice fatto di essere al mondo. Purtroppo si continua ad avere comportamenti discriminatori nei confronti delle donne. È un problema culturale. Ci sono ancora molti pregiudizi.
È giusto parlarne, denunciare, ma soprattutto non cedere: difendere questa dignità soprattutto con se stesse, perché una donna che cede è una donna che, per prima, ha una bassa considerazione di sé e pensa di non avere un’altra strada per ottenere quello che le è dovuto. Questo è il lavoro che ogni donna deve fare su se stessa. Noi valiamo. Io valgo per il semplice fatto di essere nata e questo me lo devo sempre ricordare.

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