L’Odissea di Emma Dante torna allo Spasimo di Palermo

Tre nuove repliche per l’ultimo lavoro della regista siciliana liberamente tratto dal poema omerico e prodotto dal Teatro Biondo. [Nicole Jallin]

L’Odissea di Emma Dante torna allo Spasimo di Palermo
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9 Ottobre 2015 - 17.17


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di Nicole Jallin

Dopo il successo estivo di Villa Pantelleria e la cascata di applausi alle due date sold-out all’Olimpico di Vicenza il 26 e 27 settembre scorso, in occasione del 68° Ciclo di Spettacoli Classici “I fiori dell’Olimpo”, l’Odissea – Movimento n. 1 scritto e diretto da Emma Dante torna (a grande richiesta) nella Chiesa di Santa Maria dello Spasimo da stasera 9 ottobre alle 21.15, con repliche anche il 10 e l’11, in occasione della rassegna “Prima della Prima – Il Biondo fuori dal Biondo, nell’ambito del “Festival delle letterature migranti”.

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«L’Odissea – commenta la regista – è il viaggio che ogni essere umano fa nel corso della vita. Il motore di tutto è il movimento verso la propria origine passando dall’esperienza dell’incontro con figure umane e sovrumane, ninfe e mostri, pretendenti e mendicanti. Attraverso l’esperienza dolorosa del ritorno a Itaca, ci affiancheremo alle figure di Penelope e Telemaco, rivelando, nell’attesa di Odisseo, i loro lati più teneri e fragili». E per i ventitré allievi della Scuola dei Mestieri dello Spettacolo del Teatro Biondo di Palermo, che con questa messinscena chiudono un intenso anno di laboratorio, si tratta di affrontare il logorio del tempo arrestato nell’attesa di un Ulisse padre, marito, amante, rivale, attraverso uno studio che penetra esteticamente, per mezzo di corpi, vocalità e sonorità (sicule), i capitoli della Telemachia.

E si tratta, anche per il pubblico, di abbracciare una presenza stilistica che, emotiva, arcaica, sanguigna, plasma divinità dedite al culturismo, Proci appartenenti alla stessa volgarità animalesca, tanto carnale quanto incivile, dei Cani di bancata (lavoro della Dante del 2006), ancelle prima affaticate sopportartici della tessitura di Penelope, poi maliziose e provocanti miss “in bikini” dell’isola di Calipso, e un mare immenso contenuto in una bacinella, solcato da oniriche onde in movimento di tela scura, infinita, (come quella che “seppellisce” la regina d’Itaca), da vele fatte di carta e poesia, e da anatomie ricomposte, pronte a salpare.

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