Dalle finestre murate dell’Inghilterra del XVII secolo al fisco di oggi in Italia | Giornale dello Spettacolo
Top

Dalle finestre murate dell’Inghilterra del XVII secolo al fisco di oggi in Italia

Dal 31 dicembre 1695 la ‘Window Tax’, colpiva le abitazioni in base al numero di finestre presenti. Oggi lo Stato, nel tentativo di rendere il fisco accettabile agli elettori del governo di turno, finisce per modellare, spesso in modo distorto, il comportamento dei cittadini e il volto stesso delle città.

Dalle finestre murate dell’Inghilterra del XVII secolo al fisco di oggi in Italia
Foto: Kate Jewell, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
Preroll

Marcello Cecconi Modifica articolo

31 Dicembre 2025 - 12.58 Culture


ATF

Affacciati alla finestra, amore mio… Così canta Lorenzo Cherubini da Cortona, in arte Jovanotti, nella sua Serenata rap. Forse avrebbe cambiato strofa se avesse vissuto nell’Inghilterra appena uscita dalla Gloriosa Rivoluzione. Là, venne introdotta per la prima volta la “tassa sulle finestre” e dal 31 dicembre 1695 la Window Tax, una delle imposte indirette più curiose che colpiva le abitazioni in base al numero di finestre presenti.

La storia della Window Tax offre uno spunto di riflessione ancora attuale. Essa mostra come un sistema fiscale, anche quando nasce con intenti di recuperare equità, possa produrre comportamenti di spinta alle “furbizie” per sfuggirne, con conseguenze inattese. La tassazione diretta progressiva è sicuramente la più equa, ma complessa da applicare e, per questo, spesso fa piangere le casse dello Stato (facile evadere), che deve così arrangiarsi tassando sempre più indicatori indiretti della ricchezza. Un meccanismo fiscale, questo, più efficace nel breve (più difficile evadere), ma rischia di condizionare profondamente le scelte individuali del cittadino e alla lunga creare un danno all’ambiente in cui vive e di conseguenza allo Stato stesso.

Nell’Inghilterra della monarchia parlamentare di Re Guglielmo III, la Window Tax si configurava come una tassa sulla proprietà pensata come alternativa progressiva all’imposta diretta sul reddito. Se applicare la tassazione diretta sui redditi è difficile anche oggi (almeno per chi non è dipendente), figuriamoci alla fine del XVII secolo, quando non c’erano ancora strumenti amministrativi adeguati, registri affidabili e (anche allora) consenso politico e sociale verso l’intromissione dello Stato nella vita economica privata. La Window Tax rappresentò dunque una soluzione ingegnosa: tassare un indicatore visibile della ricchezza, facilmente verificabile dall’esterno e difficilmente occultabile.

Come spesso accade, una politica fiscale apparentemente razionale produce effetti collaterali significativi. Per ridurre il carico fiscale, molti proprietari iniziarono a murare finestre esistenti o a progettare edifici con un numero minimo di aperture. Ancora oggi, passeggiando in alcune città britanniche, è possibile notare facciate con finestre murate, testimonianza storica di quella tassa.

Le conseguenze non furono solo estetiche. La riduzione della luce naturale e della ventilazione contribuì a peggiorare le condizioni igieniche delle abitazioni urbane, già precarie. In un’epoca segnata da epidemie e da una scarsa conoscenza dei meccanismi di trasmissione delle malattie, la Window Tax finì per essere accusata di nuocere alla salute pubblica, favorendo ambienti bui, umidi e malsani. Criticata da medici, architetti e riformatori sociali, fu percepita come un ostacolo al miglioramento delle condizioni di vita delle classi urbane e, nel 1851, la tassa venne abolita.

La stessa strategia fiscale della Window Tax si manifesta con maggiore evidenza nell’Italia dei nostri tempi e si esalta nelle Leggi di Bilancio che, anno dopo anno, diventano così il luogo di rimodulazione di imposte sulla casa e di utilizzo di parametri patrimoniali o contabili come sostituti della reale capacità contributiva. Insomma, quando la ricchezza è difficile da colpire direttamente attraverso il reddito prodotto, sia per evasione che per costi politico-elettorali, il legislatore interviene su ciò che visibile e di complicata manovrabilità come gli immobili o specifiche categorie di beni e attività.

La lezione della Window Tax invita però alla prudenza. Così come nel passato le finestre venivano murate per ridurre l’imposta, oggi contribuenti (chi può) e imprese si ingegnano per adeguare i propri comportamenti alle nuove regole fiscali: rinviano lavori, modificano destinazioni d’uso, ottimizzano scelte patrimoniali. Il rischio, allora come oggi, è che una tassazione basata su indicatori indiretti finisca per incidere più sulle scelte concrete di vita e di investimento delle persone che sulla reale equità del sistema.

In questo senso, le finestre murate dell’Inghilterra del XVIII secolo e le strategie fiscali dell’Italia contemporanea raccontano la stessa storia: quella di uno Stato che, nel tentativo di rendere l’indispensabile prelievo accettabile e applicabile agli elettori del governo di turno, finisce per modellare, talvolta in modo distorto, il comportamento dei cittadini e il volto stesso delle città.

Native

Articoli correlati