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Addio a Perry Bamonte, storico chitarrista e tastierista dei The Cure

Lo ha annunciato la stessa band sul suo sito web ufficiale

Addio a Perry Bamonte, storico chitarrista e tastierista dei The Cure
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28 Dicembre 2025 - 17.10 Culture


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Il mondo della musica piange Perry Bamonte, morto all’età di 65 anni dopo una breve malattia. La notizia, che ha spezzato l’apparente silenzio tipico delle festività, è apparsa sul sito web della leggendaria band britannica new wave nella giornata di venerdì 26 dicembre.

Per rendere il giusto omaggio ad uno dei musicisti più importanti del mondo discografico britannico e non solo, ripercorriamo le tappe che hanno accompagnato la vita artistica di Bamonte. Nato a Londra nel 1960, entra nell’universo The Cure a metà anni ’80, non ancora sul palco ma dietro le quinte.

Inizialmente Bamonte lavora come tecnico, dedicandosi alla preparazione dell’attrezzatura per i live, in particolare tastiere e chitarre. In altre parole, è uno degli uomini che crea il set-up degli strumenti. Quest’ultimo è un passaggio favorito da suo fratello Daryl, primo tour manager del gruppo con cui lavora prima nei panni di tecnico di palco e poi nel ruolo di assistente personale di Robert Smith.

Il punto di svolta nella carriera di Bamonte arriva nel 1990, quando il tastierista Roger O’Donnell lascia i The Cure e Smith sceglie proprio Bamonte per riempire quel vuoto, trasformando l’uomo di fiducia in un membro ufficiale della line up.

Da lì in avanti, diventa una figura ibrida e preziosa: chitarrista, bassista a sei corde, tastierista, pronto a occupare qualunque spazio serva al suono della band. Bamonte non è un frontman e nemmeno un volto da copertina, ma i fan lo identificano subito: la sua presenza discreta, sempre concentrata sullo strumento, è una delle cifre estetiche di quell’epoca, in cui il gruppo attraversa la fase di massimo successo commerciale senza perdere le proprie ombre.

Il primo album in cui il nome di Bamonte compare è Wish, pubblicato nel 1992. È il disco di Friday I’m in Love“, “High” e “A Letter to Elise“, brani che segnano il punto di incontro tra la malinconia storica dei Cure e una scrittura più immediata, quasi pop, adatta a una generazione che sta cambiando.

Su queste tracce Perry suona il six-string bass e le tastiere, contribuendo a dare corpo a arrangiamenti che ancora oggi definiscono l’immaginario sonoro della band.

Negli anni successivi Bamonte rimane al centro del laboratorio creativo di Smith. Infatti, lavora su “Wild Mood Swings” (1996), sull’introspettivo “Bloodflowers” (2000), sul progetto Acoustic Hits e sull’album omonimo “The Cure” del 2004, oltre a partecipare a una serie di tour incessanti che lo porta a calcare più di 400 palchi in circa quattordici anni.

Bamonte, grazie al suo stile che non era quello del virtuoso in primo piano, aveva il ruolo di musicista che “incastra” gli strati: arpeggi di chitarra che disegnano tappeti, linee di tastiera che sporcano o rischiarano le atmosfere gotiche tipiche dei Cure. È anche (e soprattutto) per questo che, quando nel 2019 il gruppo viene inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, Bamonte viene considerato uno dei membri essenziali del percorso della band.

Tutto cambiò nel 2005, quando Robert Smith decise di ridurre il gruppo a un trio, e il suo nome uscì dalla formazione ufficiale. Così Bamonte si spostò su altri progetti – tra cui i Love Amongst Ruin in collaborazione con degli ex membri dei Placebo – ma il legame con i The Cure non si spezza mai completamente.

La seconda vita con la band britannica ricomincia per lui nel 2022, quando torna ufficialmente in line up per il tour mondiale “Shows of a Lost World“. Il gruppo riparte a pieno ritmo da Riga, in Lettonia, e macina decine di date in Europa e nel resto del mondo fino al 2023, riportando sul palco una versione ancora più stratificata e atmosferica del proprio repertorio storico in concerti lunghissimi, anche di tre ore.

In questi concerti Bamonte è di nuovo al suo posto: chitarre, sei corde, tastiere, l’arte di riempire senza mai invadere. Le cronache dei tour raccontano di show monstre in cui brani come “Pictures of You“, “Just Like Heaven” e “Friday I’m in Love” ritrovano nuove sfumature proprio grazie al lavoro di cesello delle seconde chitarre e delle parti di synth.

La sua ultima apparizione live con il gruppo risale all’1 novembre 2024, al teatro Troxy di Londra, in quello che la stessa band ha definito The Show of a Lost World: un concerto che, alla luce della notizia della sua scomparsa, assume i contorni di un ideale commiato dal pubblico di casa e dai fan sparsi per tutto il globo.

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