A Vulci in provincia di Viterbo é stata riportata alla luce attraverso degli scavi archeologici la testa marmorea di una Kore. La scultura raffigura una fanciulla con un’elegante ed elaborata acconciatura, risalente agli inizi del V secolo a.C. Questo straordinario ritrovamento mette in luce l’intensità dei contatti tra il mondo greco e la penisola italiana in età preromana.
É stato presentato a Roma nella Sala della Crociera del MiC, con il ministro della cultura Alessandro Giuli presente all’evento. É il più recente risultato delle attività di ricerca archeologica del progetto “Vulci Cityscape” promosso dalle università di Friburgo e Magonza. Questo progetto é stato svolto nel 2020 e vede la collaborazione con la soprintendenza archeologica Belle Arti e paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, oltre che della Fondazione Vulci. L’obiettivo principale é quello di ricostruire, indagare la struttura e lo sviluppo dell’urbanistica dell’antica città etrusca.
La testa della giovane figura femminile é emersa nell’area di un grande tempio monumentale scoperto nel 2021, contribuendo ad ampliare le conoscenze sugli edifici di culto costruiti nella città.
Come riporta l’Ansa, il ministro Giuli ha affermato che “il ritrovamento della testa di Kore di marmo tardo-arcaica a Vulci è un evento di straordinario rilievo sia per il valore artistico sia per le implicazioni che reca con sé. Non è stato rinvenuto semplicemente un dono votivo di prestigio, ma una testimonianza concreta dei legami spirituali e dunque politico-civili che univano l’Etruria e il mondo greco. Si tratta di una scoperta archeologica che può modificare la nostra percezione del mondo come accadrebbe con una nuova legge scientifica. Rimodella la nostra rappresentazione della realtà dal punto di vista conoscitivo, simbolico e anche politico.”
“Non a caso – prosegue – questo avviene a Vulci, una città aperta ai contatti attraverso il suo porto, recentemente acquisito dal ministero della Cultura, e attraverso l’entroterra dove già dal periodo orientalizzante, dalla fine dell’VIII secolo a.C., tutti gli oggetti, ma soprattutto i rituali, ora ricostruibili grazie a nuovi strumenti diagnostici per l’archeologia, ci confermano un dinamismo, una permeabilità culturale che ancora oggi devono rappresentare e rappresentano i nostri modelli. Già in altre occasioni ho sottolineato quanto, come governo e come ministero, ci sentiamo parte di una unità mediterranea in grado di gettare ponti e di costruire un dialogo autentico, fondato su una coappartenenza di identità e radici”.
Il capo dipartimento per la tutela del patrimonio culturale del ministero Luigi La Rocca sostiene che “questo tipo di oggetti sono molto rari, e aprono il campo a una serie di considerazioni e di riflessioni storico-archeologiche importanti, in particolare l’intensità e la tipologia dei rapporti fra la Grecia e l’Etruria in età tardo arcaica, ma anche quello sulla presenza di artisti greci in Etruria, come ci ricordano anche le fonti, in relazione anche soprattutto alle sculture e alle decorazioni templari”.
Luigi Oliva, direttore Centrale Restauro, spiega come “l’istituto ha accolto con entusiasmo la richiesta della Sabap Viterbo Etruria Meridionale, nel momento in cui, dopo il ritrovamento l’estate del 2024, si è cercato di fare un primo intervento sulla Kore rinvenuta e una campagna di indagini finalizzata poi alla stesura di un progetto di restauro vero e proprio”.
Anche, Alfonsina Russo capo dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale del Mic afferma che “il Parco Archeologico Naturalistico di Vulci è un’area straordinaria dove la bellezza del paesaggio e la profondità della storia si intrecciano in un dialogo continuo, capace ancora oggi di restituirci la voce di una civiltà importantissima nel Mediterraneo, quale quella etrusca. E attraverso questo oggetto, questa testa di Kore, sarà possibile promuovere non solo Vulci ma anche il territorio a livello nazionale e internazionale”.
Attualmente la scultura é in fase di analisi e restauro presso “l’istituto centrale per il restauro di Roma” (ICR); le analisi in corso puntano a individuare le tracce dei colori originali, studiare i materiali e le tecniche di esecuzione impiegate.