Hamas: "Deporremo le armi se cesserà l'occupazione israeliana sulla Striscia"

Lo ha dichiarato Khalil al Hayya, uno dei leader del Movimento di Resistenza islamico, in un'intervista rilasciata all'emittente qatariota Al Jazeera

Hamas: "Deporremo le armi se cesserà l'occupazione israeliana sulla Striscia"
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26 Ottobre 2025 - 15.22 Culture


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Mentre tutto il mondo ha spostato la propria attenzione sul conflitto in Ucraina, prosegue sempre più acceso il botta e risposta tra Hamas e Israele sul futuro della Striscia. Come in una partita di scacchi, da una parte è schierato il governo presieduto da Benjamin Netanyhau mentre dall’altra c’è l’organizzazione politica e militare palestinese islamista. Proprio quest’ultima, stamattina ha deciso di rompere il silenzio sui punti più delicati e controversi del piano di pace americano, del quale per adesso è stata firmata soltanto la fase numero uno.

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In un’intervista concessa all’emittente Al Jazeera Arabic, uno dei leader di Hamas, Kalil al-Hayya – sopravvissuto al bombardamento di Israele in Qatar il 9 settembre scorso – ha tuonato senza tanti giri di parole: “Le armi di Hamas sono legate all’esistenza dell’occupazione e dell’aggressione israeliana e, se l’occupazione dovesse finire, queste armi verrebbero consegnate allo Stato”.

E ha aggiunto ancora il capo negoziatore di Hamas: “Accettiamo le forze delle Nazioni Unite come controllori delle frontiere e del cessate il fuoco a Gaza. Non siamo soddisfatti della quantità di aiuti che arrivano nella Striscia di Gaza e chiediamo l’intervento dei mediatori”.

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Sulla consegna dei corpi degli ostaggi israeliani non ancora restituiti, l’alto dirigente di Hamas, ha dichiarato che “oggi ci sarà un ingresso in nuove aree della Striscia per cercare i corpi degli ostaggi”. Nella notte, delle forze egiziane e dei mezzi pesanti sono entrati a Gaza per assistere nelle operazioni di recupero, in coordinamento con le autorità locali.

Al-Hayya ha annunciato anche che Hamas è pronta a trasferire “tutto il controllo amministrativo della Striscia di Gaza al comitato temporaneo, compresa la sicurezza”. Il movimento palestinese aveva già espresso l’intenzione di affidare la gestione del territorio a una commissione composta da palestinesi indipendenti e senza affiliazione politica, ma tale organismo non è ancora stato formalmente istituito.

Infine, sul tema della quantità di aiuti che entrano nella Striscia di Gaza, il leader del gruppo terroristico si è detto insoddisfatto, e ha chiesto ai mediatori (Emirati Arabi, Qatar, Egitto) di intervenire. Gaza, secondo i suoi calcoli, ha bisogno di 6.000 camion al giorno, non solo di 600, aggiungendo che, per Hamas, Israele sta ancora ritardando l’ingresso degli aiuti.

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Stamani, è emerso, tramite un messaggio pubblicato sul social X da parte del ministro della Difesa Israel Katz, che il governo israeliano ha dato ordine al suo esercito di iniziare a distruggere i tunnel situati nella cosiddetta “Linea Gialla” di Gaza, la parte del territorio palestinese della Striscia che rimane sotto il controllo israeliano.

Tuttavia, la tregua sembra appesa ad un filo e gli Usa sono i primi ad essere preoccupati, come dimostrano anche i viaggi con destinazione Gaza del Segretario di Stato Marco Rubio e del Vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance nei giorni scorsi, giunti sulla Striscia per cercare di ristabilire l’equilibrio tra Hamas e Israele, con quest’ultimo che sembrava sul punto di rompere il patto siglato non più tardi di dieci giorni fa a Sharm el- Sheikh a causa dei ritardi dell’organizzazione islamista nella riconsegna di tutti gli ostaggi, vivi e morti, rapiti da Hamas il 7 ottobre del 2023.

Che la “partita” in Medio Oriente non sia ancora affatto chiusa lo dimostra il fatto che Israele, nei giorni scorsi, ha preso in considerazione l’idea di interrompere le consegne di aiuti a Gaza in questo fine settimana, per fare pressione sul gruppo terroristico affinché rispettasse i termini dell’accordo di cessate il fuoco.

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Tuttavia, la folle idea circolata nelle menti dei funzionari del governo israeliano è stata bloccata sul nascere dal capo del Pentagono Donald Trump, convinto che questa mossa di Netanyahu avrebbe potuto non solo causare la fine della tregua, ma anche compromettere irrimediabilmente i rapporti con gli stati mediatori in vista dell’inizio dei colloqui per l’approvazione della fase due del piano di pace proposto dagli Stati Uniti.

Il percorso che dovrebbe portare ad una pace in Medio Oriente è ancora lungo e pieno di ostacoli da superare, e queste ultime dichiarazioni di uno dei leader di Hamas “fotografano” bene quale sia la situazione sulla Striscia, un luogo da cui nè Israele nè tantomeno Hamas sembrano intenzionati ad andarsene, anche a costo di tornare a combattere e uccidere decine e decine di palestinesi ogni giorno.

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