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Eurovision: voto su Israele rinviato dopo l'ultimatum dei Paesi

La decisione sulla partecipazione di Israele al prossimo contest slitta a dicembre dopo le minacce di boicottaggio da diversi Paesi, in un dibattito acceso dalla crisi a Gaza.

Eurovision: voto su Israele rinviato dopo l'ultimatum dei Paesi
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14 Ottobre 2025 - 17.45 Culture


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L’Eurovision Song Contest, noto come la più grande kermesse musicale dal vivo a livello globale, si trova ancora una volta al centro di un acceso dibattito di natura geopolitica. L’evento, che nel 2025 ha incollato allo schermo circa 166 milioni di spettatori in 37 Paesi da Basilea, Svizzera, guarda ora al 2026 a Vienna con un interrogativo cruciale: la partecipazione di Israele.

Gli organizzatori dell’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU) hanno recentemente annunciato di aver rimandato la decisione in merito. La votazione, inizialmente prevista per il prossimo mese, è stata posticipata a dicembre, a causa del contesto teso legato al cessate il fuoco a Gaza e alle conseguenze del conflitto in Medio Oriente.

Il rinvio si è reso necessario dopo che un numero crescente di Paesi membri ha minacciato apertamente di boicottare l’evento di Vienna, qualora Israele non fosse escluso. La pressione esercitata da queste nazioni ha costretto l’EBU, la più grande alleanza mondiale di media di servizio pubblico, a riconsiderare l’agenda delle sue riunioni. In una nota ufficiale, l’EBU ha spiegato che, a seguito di un incontro del consiglio esecutivo tenutosi il 13 ottobre, è emersa una “chiara necessità” di organizzare una “discussione aperta e di persona” tra i suoi membri sulla questione.

Di conseguenza, il consiglio ha deciso di affrontare la partecipazione di Israele durante la sua assemblea generale ordinaria invernale, in programma a dicembre, invece di convocare una sessione straordinaria anticipata come precedentemente annunciato. Questo slittamento sottolinea la complessità del tentativo di mantenere la musica e la cultura separate dalle dinamiche politiche internazionali.

L’Eurovision che da sempre unisce l’Europa si trova ora a navigare in acque sempre più agitate, dove le scelte sul palco riflettono il clima politico globale. La discussione di dicembre sarà dunque decisiva non solo per Israele, ma per il futuro stesso della kermesse e la sua pretesa di essere un evento apolitico.

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