A 40 anni dall'omicidio di Giancarlo Siani: il ricordo e la memoria del cronista che sfidò la Camorra | Giornale dello Spettacolo
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A 40 anni dall'omicidio di Giancarlo Siani: il ricordo e la memoria del cronista che sfidò la Camorra

La Olivetti M80, reliquia laica del giovane giornalista ucciso dalla camorra sarà in tour per l'Italia per ricordarne l'esempio. Questa sera su Rai3 anche un documentario.

A 40 anni dall'omicidio di Giancarlo Siani: il ricordo e la memoria del cronista che sfidò la Camorra
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23 Settembre 2025 - 16.18 Culture


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Dieci spari alla testa non sono bastati, il 23 settembre 1985, ad oscurare l’impegno e la fede nella professione del giornalista de Il Mattino Giancarlo Siani, assassinato quarant’anni fa a soli ventisei anni per mano della Camorra.

Il cronista, divenuto poi corrispondente da Torre Annunziata, nei suoi articoli denunciava le infiltrazioni mafiose negli uffici pubblici, i rapporti tra camorra, interessi economici e statali; i suoi articoli non davano spazio a giri di parole: senza timore esponeva i clan, scriveva di disoccupazione, di corruzione e appalti truccati.

Il 10 giugno del 1985 ha pubblicato un articolo che rivelava come gli esponenti del clan Nuvoletta avessero venduto alla polizia il boss Valentino Gionta (capo dell’omonimo mandamento), per ottenere la pace nella guerra di Camorra che era allora in atto. Questo articolo ha sancito poi la sua condanna a morte, avvenuta anche dietro consiglio diretto di Totò Riina, alleato dei Nuvoletta e in quegli anni, come è noto, impegnato ad ordinare omicidi non soltanto tra le file dei mafiosi.

“Giancarlo iniziò a parlare di camorra scandagliando i problemi del lavoro, ma pure questioni come droga, emarginazione sociale, disarmo. In generale, faceva luce sui diritti negati. Specialmente quelli dei giovani, visto che lui stesso era un ragazzo”, dice Gianmario Siani, nipote del giornalista e presidente della Fondazione che ne porta il nome e il ricordo in giro per l’Italia.

“Il messaggio di Giancarlo Siani [è] sempre più attuale. Ed è sempre più attuale non solo per il mondo dell’informazione, quindi per tutte le generazioni di giornalisti, ma è un messaggio vasto, rivolto a tutta la società civile”, sono le parole di Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, riportate da Patrizia Sessa su Ansa.

Il fratello, Paolo Siani, ha rivolto anche un pensiero a quanti come Giancarlo stanno iniziando la carriera di giornalisti “Fate bene il vostro lavoro, con la schiena dritta. Chi fa il giornalista deve raccontare i fatti. E se sono veri, anche se scomodi, vanno raccontarti”. “La semina di questi 40 anni sta dando i suoi frutti e il nostro obiettivo è affidare questi semi ai giovani affinché possano ricordarlo, prendere tutto il bene e non deviare dal loro percorso di vita”, ha aggiunto.

É per commemorare il suo impegno che la sua Olivetti M80 verrà portata in giro per l’Italia dall’associazione Libera in collaborazione con la Fondazione Giancarlo Siani, in sette tappe attraverso il paese come monito del suo coraggio da reporter. La partenza è prevista domani da San Giorgio a Cremano, e proseguirà fino a Torino, passando da Latina, Fondi, Ravenna, Milano. Il pellegrinaggio laico della macchina da scrivere di Siani si concluderà alla Festa del Cinema di Roma, il prossimo 21 ottobre.

“Tante volte avere il tesserino, che sia da pubblicista o da professionista, non fa di una persona un giornalista, nel senso che sovente ci si imbatte in pennivendoli sgrammaticati amanti del denaro e della notorietà facile. Essere Giornalista è qualcosa di altro. É sentire l’ingiustizia del mondo sulla propria pelle, è schierarsi dalla parte della verità, è denuncia, è ricerca, è curiosa, è sentirsi troppe volte ahimè spalle al muro, emarginato. Essere Giornalista significa farsi amica la paura e continuare sulla propria strada perché raccontando si diventa scomodi a qualcuno”.

Queste le dirette parole di Giancarlo sulla professione, che in pochi anni lo portarono a scrivere 650 tra articoli ed inchieste tra il 1979 e il 1985. Pur non essendo riuscito a prendere in vita il tesserino da pubblicista, Giancarlo aveva l’indole del giornalista, votato alla verità e alla libertà. Quel tesserino é stato simbolicamente consegnato alla famiglia dall’Ordine dei Giornalisti della regione Campania solo nel 2020.

“Chi pensa ancora oggi di far tacere un giornalista che racconta la verità non sa che quella voce continuerà ad essere viva attraverso le nostre voci e non si spegnerà”, ha scritto Paolo Siani su La Repubblica qualche giorno fa. In un frangente storico in cui i giornalisti che raccontano la verità diventano bersaglio di guerra, il ricordo del fratello diventa ancora più significativo.

Il presidente Sergio Mattarella questa mattina ha così commemorato il giornalista: “Ricordare il sacrificio della vita di Siani porta inevitabilmente alla mente i numerosi giornalisti morti perché colpevoli di testimoniare la verità, di raccontare le violazioni del diritto, le aggressioni, le guerre, lo sterminio senza pietà. L’assassinio dei giornalisti è un assassinio della nostra libertà, di una parte di noi a cui la comunità non intende rinunciare”.

Anche a Bruxelles, nel giorno dell’anniversario dell’omicidio, l’Eurodeputato Sandro Ruotolo ha promosso l’incontro Verità e memoria. I giornalisti uccisi per raccontare il mondo, un’ occasione per ricordare i giornalisti morti nell’esercizio del loro mestiere.

Questa sera, invece, su Rai3 alle 21.20 andrà in onda il documentario già disponibile su RaiPlay, Quaranta anni senza Giancarlo Siani , con la voce di Toni Servillo.

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