Lo scandalo dei forum online dove venivano condivise immagini intime senza consenso, da Mia moglie alla piattaforma Phica, ha riacceso il dibattito su quanto ancora sia radicata la visione della donna come oggetto e su come i social amplifichino tutto il fenomeno derivante. Siamo di fronte alla sessualità veicolata più dal guardare che dal fare e ancora una volta si assiste a una violazione nei confronti delle donne. A commentare all’Adnkronos Salute il caso è lo psichiatra Claudio Mencacci, che invita a riflettere sulla questione.
“Mi ricorda il film di Tinto Brass La chiave, con un’Italia che guarda dal buco della serratura”, afferma Mencacci. Seppur cambiati i tempi e le modalità, la dinamica rimane la stessa, un aspetto negativo di un voyeurismo sociale. “È una dimensione che nella sua versione più ‘innocente’ è il pettegolezzo cattivo”, prosegue lo psichiatra, un fenomeno che “riguarda quello che è il mix di voyeurismo ed esibizionismo”, sempre più amplificato “nella piazza virtuale dei social”.
Le immagini diffuse – spesso di attrici, giornaliste, influencer, leader politiche ma anche di donne comuni vittime dei loro stessi partner – sono accompagnate da commenti sessisti e violenti. Per Mencacci, “siamo di fronte nuovamente alla grande fascinazione dello sguardo indiscreto, della trasgressione nascosta. Sono le dinamiche del voyeurismo: guardare di nascosto ciò che ufficialmente si condanna. La grande ipocrisia“. È una visione che si radica nella “discriminazione di genere, in questo aspetto di mancanza di rispetto, di una percezione che trasforma le donne in un oggetto, in un possesso”.
Secondo il co-presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia e direttore emerito di Psichiatria dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano “I commenti sessisti, le parole irripetibili utilizzate fanno parte di un contesto in cui le persone si sentono autorizzate a mostrare la parte più gretta, ma soprattutto c’è la disistima”. Una disistima profonda “Il sentire che sotto sotto non c’è stata l’emancipazione”. Perché “c’è una parte di Paese che è rimasta indietro e che è ancora lì, pronta a colpire la dignità delle donne senza tenere conto del danno che viene fatto all’autostima delle persone coinvolte”. In questo panorama, si inserisce anche una quota di esibizionismo: mostrare la moglie bella come si mostra una bella macchina. Come a dire: io ho la Ferrari.
Questo ci obbliga a riconoscere che siamo un Paese rimasto indietro, non emancipato come pensavamo. La questione offende in prima persona le donne, ma non solo. “Scopriamo dei comportamenti che pensavamo in qualche modo superati, ma che sono ancora saldamente presenti. Dobbiamo sentirci indignati e offesi tutti. Perché è un aspetto proprio miserevole” conclude Mencacci.