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I 50 anni di "Lettera a un bambino mai nato"

Lo struggente monologo scritto da Oriana Fallaci nel 1975 in una nuova edizione arricchita

I 50 anni di "Lettera a un bambino mai nato"
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1 Settembre 2025 - 09.16 Culture


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Maternità, aborto, amore, libertà: questi i temi sempre attuali affrontati in Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci, uscito nel settembre 1975 e diventato immediatamente un bestseller, che il prossimo 23 settembre torna in libreria per il suo cinquantenario in un’edizione speciale edita da Rizzoli.

Come spiega nel suo articolo Paola Catani di Ansa, la veste di questa nuova edizione sarà identica a quella voluta dall’autrice, con una sua foto inedita proprio del 1975 in quarta di copertina e la nuova prefazione di Francesca Mannocchi; ma ciò che soprattutto la arricchisce è la copia anastatica della bozza del libro, scritta a mano dalla Fallaci in un suo “tipico quaderno di appunti”, ricorda il nipote ed erede Edoardo Perazzi, già noto e anche esposto, ma finora mai pubblicato, scoperto dopo la sua morte (avvenuta il 15 settembre 2006, ndr) in un cassettone della sua casa di New York.

Perazzi ha dichiarato nell’intervista all’Ansa che “Da un punto di vista filologico non è una versione difforme, non ci sono capitoli che non ha pubblicato. Ma è incredibile quello che comporta: non solo la riprova che fosse un libro autobiografico ma che era una cosa che ha tormentato Oriana per tanti anni. È datato New York 1967, quasi 10 anni prima dell’uscita del libro”.

“Il ‘diario’ ritrovato sfata il ‘mito’ – prosegue Perazzi – che sia stato ‘partorito’ dall’inchiesta sull’aborto commissionata a Fallaci dal direttore dell’Europeo. Nell’immaginario collettivo si associa con l’amore per Alekos Panagulis” (iniziato nel 1973 e nel corso del quale ebbe un aborto spontaneo), ma “non è così: Oriana ha avuto più aborti spontanei, i bambini non riusciva a tenerli, e uno che l’ha particolarmente turbata ha generato questo quaderno”.

Alla domanda sul perché Fallaci abbia raccontato altro sull’origine del libro, Perazzi risponde che “la conclusione a cui sono giunto è che sia stato per una qualche forma di pudore. Oriana non ha mai avuto problemi a raccontare tutto di sé, Lettera a bambino mai nato è proprio l’epitome di tutto questo. Come non sia impazzita scrivendolo, veramente è un mistero perché è una cosa talmente intima, catartica, fortissima. Credo che alla fine l’abbia fatto proprio per difendere sé stessa in qualche modo, per prenderne un po’ le distanze in qualche maniera”.

Per il ventennale della morte di Fallaci, spiega il nipote, “stiamo lavorando su una mostra celebrativa del lavoro di Oriana: si parte da Milano, con Palazzo Reale, poi spero si riesca a portarla in giro. Sarà un’esposizione immersiva ma pure con tantissimi oggetti, tra cui un ruolo importante lo avrà proprio il quaderno bozza della Lettera, e sarà accompagnata da un catalogo che in pratica sarà un libro fotografico”.

“Stiamo lavorando inoltre su un documentario” aggiunge Edoardo Perazzi, che coglie l’occasione per ricordare il lavoro straordinario fatto dall’equipe di ricercatrici e archiviste della Biblioteca del Consiglio regionale della Toscana sul fondo Fallaci da lui donato al Consiglio ma su idea di Oriana con Riccardo Nencini, che è stato presidente dell’Assemblea toscana.

Proprio in quel fondo è stato trovato un dattiloscritto autografo, non datato, in cui Fallaci parla della pillola come il vero aborto e in cui scrive: “Non ho mai usato anticoncezionali perché, con la stessa intensità con cui ho sempre detestato e rifiutato il contratto matrimoniale, ho sempre desiderato avere un figlio. Uno dei più grandi dolori della mia vita è stato perdere il bambino che io e il mio compagno aspettavamo con orgoglio e allegria”.

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