Caso Woody Allen: l'arte può essere neutrale in tempo di guerra? | Giornale dello Spettacolo
Top

Caso Woody Allen: l'arte può essere neutrale in tempo di guerra?

Il regista difende la sua presenza al Festival di Mosca, ma l'Ucraina accusa: "La cultura non deve mascherare i crimini".

Putin e Woody Allen
Preroll

redazione Modifica articolo

26 Agosto 2025 - 17.32 Culture


ATF

di Azzurra Arlotto

La recente partecipazione di Woody Allen, in collegamento video, alla Settimana internazionale del Cinema di Mosca ha innescato una vivace controversia, con l’Ucraina che ha duramente condannato la scelta del regista. Mentre l’evento lo ha visto acclamato dal pubblico russo, la sua presenza è stata interpretata da molti come un avallo tacito all’azione militare di Mosca, una posizione che Allen ha cercato di smentire in modo deciso. In una dichiarazione al Guardian, Allen ha chiarito la sua posizione, affermando di considerare “completamente sbagliata” la guerra causata da Putin. Tuttavia, ha difeso la sua partecipazione all’evento con la convinzione che “interrompere il dibattito artistico non sia mai un buon modo per aiutare” in un conflitto.

Questa argomentazione non ha convinto le autorità ucraine, il Ministero degli Esteri ucraino ha difatti definito la scelta del regista come una benedizione di un “sanguinoso festival”, sottolineando come la cultura non debba essere usata per mascherare crimini o come strumento di propaganda. Per rafforzare il messaggio, il ministero ha pubblicato l’immagine degli iconici occhiali di Allen su una foto di un palazzo bombardato, creando un forte contrasto simbolico.

La presenza di Allen si inserisce in un quadro più ampio di disconnessione tra l’arte occidentale e la Russia, con la maggior parte delle figure culturali che hanno boicottato eventi nel paese dopo l’invasione del 2022. La sua intervista durante il festival è stata condotta dal regista russo Fyodor Bondarchuk, noto sostenitore di Vladimir Putin. Questa controversia si aggiunge alle già complesse vicende personali e professionali di Allen. Negli ultimi anni, il regista è stato progressivamente emarginato a Hollywood a seguito delle accuse di molestie sessuali da parte della figlia adottiva, accuse che lui ha sempre respinto. La sua produzione artistica, sebbene acclamata per la sua genialità comica e intellettuale, ha perso parte del suo lustro e la sua ultima opera è stata proiettata quasi esclusivamente in Europa.

A ben guardare, il caso di Woody Allen non è semplicemente l’ennesima polemica ma quello che la sua partecipazione al festival russo ci ha messo davanti è uno dei dilemmi più difficili che il nostro tempo ci propone: la bellezza, l’arte, la cultura possono davvero essere avulse dalla politica, dalle tragedie, dalla storia? Ci piace pensare di sì. Fa comodo credere che un film, un libro o una sinfonia possano esistere in uno spazio etereo, al riparo dalle brutture del mondo reale. Allen stesso sembra abbracciare questa idea, sostenendo che il dibattito artistico debba continuare, a prescindere da chi stringe la mano a chi o da chi invade chi.

Ma è davvero così? L’immagine degli occhiali di Allen su un edificio distrutto dall’odio e dalla violenza ci costringe a riflettere. Ci ricorda che l’arte, anche quando è sublime, ha un peso, una responsabilità. E che in un mondo in cui ogni gesto, ogni presenza, ogni assenza viene analizzata e politicizzata, forse la neutralità è diventata un lusso che non possiamo più permetterci. Forse la cultura, oggi più che mai, è chiamata a schierarsi e a prendere posizione.

Native

Articoli correlati