Negli ultimi anni l’escalation di violenza contro gli operatori umanitari è preoccupantemente cresciuta. Nel 2024 si era calcolato un aumento del 31% in più rispetto all’anno precedente, con 383 morti, 308 feriti, 125 rapiti e 45 arrestati. Quest’anno, al 14 agosto, secondo l’Aid Worker Security Database si contano già 265 operatori umanitari uccisi. Per lo stesso periodo di riferimento nel 2024, che era stato stimato l’anno più letale per gli operatori umanitari, le morti si erano fermate a 173: il nostro 2025 potrebbe essere facilmente peggiore.
I luoghi principali in cui tali violenze avvengono sono Gaza e i territori palestinesi occupati, che da tre anni hanno visto l’intensificarsi dell’offensiva israeliana in una guerra unilaterale, dopo i fatti del 7 ottobre 2023. A seguire, come luoghi più pericolosi per gli operatori umanitari sono il Sud Sudan e il Sudan.
Secondo il diritto internazionale gli operatori umanitari non possono essere bersaglio durante guerre e conflitti. Eppure sempre più spesso oltre a migliaia di civili a morire sono proprio loro. Nella Giornata Mondiale dell’Assistenza Umanitaria è lo stesso Antonio Guterres ad invitare perentoriamente i governi e le comunità internazionale ad impegnarsi a favore della protezione degli operatori umanitari “l’ultima ancora di salvezza per oltre 300 milioni di persone intrappolate in conflitti o disastri”.
Tom Fletcher, sottosegretario generale per gli Affari umanitari delle Nazioni Unite ha così dichiarato: “Anche un solo attacco contro un collega umanitario è un attacco a tutti noi e alle persone che serviamo” e ancora “Attacchi di questa portata sono una vergognosa accusa all’inazione e all’apatia internazionale”.
Oggi, a New York alle 17.30, in occasione della Giornata mondiale dell’aiuto umanitario, in ricordo dei 22 operatori morti il 19 agosto del 2003 al Canal Hotel di Baghdad, quartier generale delle Nazioni Unite nello scenario di guerra tra Stati Uniti e Iraq, si terrà una cerimonia, che è possibile seguire a distanza a questo link.