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La gentrificazione spiegata da un modello matematico: basta un ricco per cambiare tutto

Tutto parte dalla diseguaglianza socio-economica. Così due ricercatori della Scuola Normale Superiore di Pisa hanno usato le analisi sui flussi di popolazione, per individuare i segnali iniziali della gentrificazione, rendendone possibile la previsione

La gentrificazione spiegata da un modello matematico: basta un ricco per cambiare tutto
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18 Agosto 2025 - 14.44 Culture


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Per trasformare un’aerea abitativa può bastare un singolo individuo appartenente al 5% più ricco della popolazione. Una volta dentro, gli altri suoi simili lo seguiranno a ruota e chi già c’era se ne andrà, non ritenendo più il quartiere alla sua portata. Questo è ciò che sostiene un nuovo modello matematico sviluppato da due ricercatori italiani, Luca Pappalardo del CNR e Giovanni Mauro della Scuola Normale Superiore di Pisa, che insieme stanno cercando di prevedere la gentrificazione urbana.

I loro risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Advances in Complex Systems in collaborazione con le università di Bari e Oxford, puntano a offrire strumenti per intervenire prima che sia troppo tardi. La gentrificazione, dal termine inglese “gentry” (piccola nobiltà), è quel fenomeno attraverso cui un’area abitativa popolare si trasforma in zona di pregio, portando spesso all’espulsione degli abitanti originari. “Quelli di medio reddito vogliono stare con i loro pari e i poveri vogliono stare dove se lo possono permettere, ma nessuno caccia l’altro – spiega Pappalardo – quando invece entra in gioco qualcuno con reddito molto più elevato, innesca un circolo vizioso che spinge tutti gli altri ad andarsene, anche quelli che potrebbero permettersi di restare”. 

Il risultato ottenuto deriva da un’analisi approfondita dei flussi umani complessi, più che da semplici calcoli. Mauro spiega che, a differenza dei precedenti modelli economici basati sui censimenti, il loro approccio basato sui flussi permette di tracciare le dinamiche di spostamento e individuare i segnali iniziali della gentrificazione, rendendone possibile la previsione. I due autori spiegano che è la stessa differenza tra uno stop motion e un video: il video è più adatto a catturare le prime fasi della gentrificazione. Ma per farlo, servono dati numerosi e raccolti nel tempo, spesso nemmeno disponibili nei database comuni.

Quindi, data la mancanza, per riuscirci i due studiosi hanno dovuto inventare un modello teorico del tutto nuovo, ispirandosi a quelli sulla segregazione degli anni ’70. Tutto parte dalla diseguaglianza socio-economica, dopodiché c’è da pensare alla città come una griglia composta da celle, dove ognuna ha un numero massimo di abitanti, le persone sono divise in tre categorie di reddito. La dinamica urbana segue tre semplici regole:

  • I poveri si spostano quando il contesto socio-economico si alza troppo
  • I medi cercano zone del loro livello
  • I ricchi vanno nelle celle dove vedono crescita

Dall’interazione di queste tre dinamiche nasce un movimento che, secondo i due ricercatori, simula efficacemente il fenomeno della gentrificazione, svelandone caratteristiche come la sua dipendenza dalla densità abitativa e la sua inevitabilità. “Quando i ricchi si muovono, l’area si gentrifica sempre, a prescindere dalle condizioni iniziali”, sintetizza Mauro.

Perché allora cercare di prevedere qualcosa di inevitabile? Secondo Pappalardo, “Riconoscere la trasformazione quando ancora è in corso, permetterà di gestirla al meglio, minimizzandone l’impatto ed evitando i casi estremi di esclusione”. Mauro, invece, sottolinea che la capacità di ideare un modello capace di prevedere dinamiche reali ma difficilmente interpretabili a causa della mancanza di dati, rappresenta “un cambio di paradigma per chi studia la città, perché permette di osservare non solo dove si trovano i gruppi sociali, ma anche come si muovono nel tempo”.

E si deve fare a meno anche dell’intelligenza artificiale, visto che mancano i dati per addestrarla. Pappalardo spiega che servirebbe un foundation model, allenato su dati longitudinali di gentrificazione. Ma la prossima fase è già in corso: testare il modello sul campo, grazie alla collaborazione con Barcellona, Danimarca e Svezia, dove i dati sono più completi.

Non sarà dovuto al battito di ali di una farfalla, ma il principio è simile: basta un piccolo investimento da parte di una persona ricca in qualsiasi zona della città, per trasformare interamente gli equilibri di essa.

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