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Droni e difesa: la nuova frontiera dell’innovazione europea

Le startup della difesa, sostenute da fondi pubblici e dal riarmo europeo, stanno guadagnando terreno sull’ex primato del fintech. Helsing, finanziata anche dall’AD di Spotify, guida la crescita del settore dei droni militari.

Droni e difesa: la nuova frontiera dell’innovazione europea
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10 Luglio 2025 - 15.34 Culture


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Fino a pochi anni fa, le startup più promettenti in Europa erano quelle del fintech. Satispay e Scalapay, due dei pochi unicorni italiani, ne sono un esempio. Le piattaforme di pagamento digitale e le app “compra ora, paga dopo” erano il simbolo di un continente che non era riuscito a competere nel mondo dei social, ma si era ritagliato un posto di rilievo nei servizi finanziari. Oggi, però, qualcosa sta cambiando. La nuova frontiera dell’innovazione sembra parlare un’altra lingua: quella militare.

Basta guardare i numeri. Helsing, una startup tedesca specializzata in tecnologie di difesa e droni armati, ha appena chiuso un round di finanziamento da oltre 600 milioni di euro, raggiungendo una valutazione di 12 miliardi. Un boom che la piazza al quinto posto tra le startup europee più finanziate, davanti a nomi storici del fintech come Klarna e SumUp. Helsing è sostenuta, tra gli altri, da Prima Materia, il fondo dell’amministratore delegato di Spotify, Daniel Ek. Una scelta che non è passata inosservata, sollevando polemiche tra artisti e utenti della piattaforma, sebbene Spotify in sé non sia coinvolta nell’operazione.

A spingere in alto queste aziende non è solo il mercato, ma anche (e soprattutto) i soldi pubblici. La Commissione europea ha stanziato 7,3 miliardi per l’innovazione militare, destinando ogni anno tra il 4% e l’8% del budget ai droni. La Banca europea degli investimenti ha recentemente incluso la difesa tra i settori finanziabili. E l’Alleanza Atlantica ha lanciato un Fondo per l’innovazione con un miliardo di euro da investire in tandem con venture capital privati.

Le startup della difesa oggi hanno qualcosa che le fintech non possono vantare: clienti solidi come gli Stati e una domanda in continua crescita, alimentata dalla corsa al riarmo. La guerra in Ucraina ha cambiato le priorità. In un’Europa dove si torna a parlare di spesa militare e sicurezza nazionale, finanziare un’azienda che produce droni militari non è più un tabù. È un investimento strategico.

Secondo Pitchbook, nel 2025 il venture capital europeo potrebbe destinare 6,9 miliardi di euro alle startup dei droni, il doppio rispetto a pochi anni fa. E il settore militare nel complesso ha già visto un +24% di investimenti rispetto al 2023. Anche Harvard ha lanciato l’allarme (o l’opportunità, a seconda dei punti di vista): entro il 2032, il mercato globale dei droni militari potrebbe valere 27,7 miliardi di dollari.

Un esempio concreto? L’operazione Spiderweb dell’esercito ucraino: 117 droni che hanno attraversato oltre 4.000 km, colpendo 20 velivoli russi. È la dimostrazione che la guerra moderna non ha più bisogno di grandi mezzi: bastano piccoli sciami autonomi, difficili da intercettare e facili da produrre.

Helsing non è sola. Tra le nuove entrate nel club degli unicorni europei ci sono Tekever (Portogallo) e Quantum Systems (Germania), anche loro attive nel campo dei droni militari. E se nei primi sei mesi del 2024 sono nati 12 nuovi unicorni, tra cui la francese Zama (privacy digitale), la tedesca Gi Aquatech (depurazione dell’acqua) e l’irlandese Tines (automazione informatica), è chiaro che la difesa sta attirando una fetta sempre più ampia degli investimenti.

Nel frattempo, le vecchie glorie del fintech arrancano. Klarna ha dovuto rimandare la quotazione a Wall Street, e solo 13 startup fintech su 50 analizzate da Sifted hanno dimostrato di saper far quadrare i conti. I loro clienti – i consumatori – sono spesso volubili, indebitati o in difficoltà. Le startup militari, invece, possono contare su acquirenti più affidabili: gli Stati. E su un clima politico favorevole, almeno in gran parte d’Europa. Berlino, in particolare, ha cambiato rotta sulla sua storica ritrosia militare: la Germania ha ricevuto metà dei 3,2 miliardi investiti dal Nato Innovation Fund nelle startup della difesa europee.

Se fino a ieri l’Europa credeva che per innovare bastasse digitalizzare i pagamenti, oggi si rispolvera un vecchio adagio latino: “Si vis pacem, para bellum”. Ma tra gli investitori tech, la frase suona più cinica e pragmatica: “Si vis pecuniam, para bellum” – Se vuoi fare soldi, preparati alla guerra.

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