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Totò, Peppino e l’indice di liquidità

Il calciomercato è cominciato, ma farà a meno di una protagonista: la Lazio, bloccata dallo sforamento di tre parametri economici

Totò, Peppino e l’indice di liquidità
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6 Luglio 2025 - 16.09 Culture


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di Pancrazio Anfuso

Il principe Raimondo Lanza di Trabia, presidente del Palermo e inventore del calciomercato, non sarebbe d’accordo con queste regole stringenti che si accaniscono sulle trattative d’estate, che rendono gustoso, si fa per dire, il periodo di vacanza del calcio. 

Vero che ormai si gioca senza sosta, e pazienza se il football passeggiato, più che bailado, del mondiale per club americano, concilia il sonno, minacciato dalla calura insopportabile. 
Ma la fiera dei sogni, immaginata dal nobiluomo siciliano come evento in cui si commerciano i pedatori come fossero opere d’arte, regala scudetti ferragostani, caroselli dell’immaginazione che vedono i tifosi delle squadre che fanno incetta di campioni toccare il cielo con un dito, immaginando trionfi che solo per alcuni si realizzano, poi, a primavera. 

Sogni mostruosamente proibiti, quest’anno, per i tifosi della Lazio, esclusa d’autorità dalla campagna acquisti cominciata qualche giorno fa, per aver sforato tutti i parametri possibili, abbattendo i paletti fissati dalle norme federali per costringere le società scialacquatrici di risorse economiche a scelte più morigerate. 

Fa specie che questo accada al club del presidente Lotito, Senatore della Repubblica in quota Forza Italia, famoso per la parsimonia con cui gestisce il club, per le trattative di mercato estenuanti, trascinate fino allo stremo e spesso sfumate per eccesso di tira-e-molla, per i sonnellini sugli scranni di Palazzo Madama, momenti di concentrazione cercata negli intervalli brevi di una vita superimpegnata, che lascia ogni tanto un minimo di sonno a un corpo in perenne fibrillazione, vulcano di idee e di trovate spettacolari annunciate con un ampolloso vernacolo spesso sopra le righe.

Lo sforamento dei tre parametri, aggiunte al solito dolente tasto dell’indice di liquidità le impervie formule del costo del lavoro allargato e dell’indicatore d’indebitamento, impedirà alla Lazio di rinforzare la squadra che l’anno scorso, agli ordini di Marco Baroni, ha vanificato con un finale sbracato una bella prima parte di stagione. Lotito e il Direttore Sportivo Fabiani hanno incassato il colpo con disappunto, convinti che la squadra potesse raggiungere traguardi prestigiosi, potendo competere per vincere l’Europa League e per entrare nel ristretto gruppo delle squadre ammesse alla Champions League. Invece la Lazio è rimasta fuori dalle coppe. 

La circostanza, però, non ha convinto Lotito a organizzarsi per intervenire con qualche correttivo valido sul mercato, anzi. I tre parametri, calcolati e comunicati dalla società all’organismo di controllo della FIGC con la relazione trimestrale al 31 marzo, hanno attivato le sanzioni previste dalle norme federali. A poco serve eccepire che i tre parametri dall’anno prossimo non conteranno più e che c’è un vuoto normativo che non ha governato la transizione da una regola nazionale a una suggerita dall’UEFA. 

Lotito, incassata la sanzione, ha fatto spallucce: il bilancio è sano, checché ne dicano i tre parametri, e la squadra, secondo lui, può fare a meno di intervenire sul mercato estivo. Al massimo necessita di uno sfoltimento della rosa, inutilmente pletorica, venuto meno l’impegno europeo. Il ritorno del mister/demiurgo, Maurizio Sarri, sarebbe la misura attivata per trasformare il piombo in oro e far crescere il gruppo fino a raggiungere i traguardi sfuggiti al povero Baroni, che ha riparato al Torino, dove proseguirà la carriera agli ordini di un altro presidente discusso come Cairo. 

Il DS Fabiani, intervenuto sul tema, ha minimizzato, imputando il problema a qualche malaugurata distrazione contabile. Resta il fatto che la Lazio non potrà operare sul mercato in entrata. I tifosi non l’hanno presa bene: la ventennale contestazione ha raggiunto livelli mai visti prima. Ma il presidente tira dritto: il mercato non serve, la Lazio sta bene così, nelle mani capaci di Sarri, chiamato a miracol mostrare, senza avere le fattezze soavi della musa del Poeta. 

Ma la lingua è la stessa, chissà mai che non si trovi il modo di scrivere un poema in endecasillabi biancocelesti. 
Oh, si gioca in undici.

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