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Sebastião Salgado e i ghiacciai morenti

Una testimonianza ricca di poesia ma anche con un messaggio politico, un evento fotografico potente che denuncia l'urgenza della crisi climatica globale

Sebastião Salgado e i ghiacciai morenti
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26 Maggio 2025 - 15.11 Culture


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Il lavoro di Salgado più recente prende il nome “Ghiacciai” ed è presente in una mostra unica al Mart di Rovereto inaugurata il 12 aprile e che resterà aperta fino al 21 settembre, con 54 fotografie di grande formato, quasi tutte inedite, che raccontano la vita sulla terra. Altre dieci immagini sono esposte fino all’11 gennaio 2026 nel Museo delle Scienze di Trento, sospese nel suggestivo “grande vuoto” che amplifica il messaggio dell’opera.

“I ghiacciai muoiono. Si vede che stanno morendo. Sono il termometro della Terra ma la loro fine è segnata, non possiamo fare nulla per impedirlo ma possiamo almeno renderci conto di questo fenomeno. Vorrei che fosse più vivo e tangibile per tutti noi anche attraverso le mie fotografie”. E’ questo il monito che ci lascia Il maestro Sebastião Salgado affiancando a queste riflessioni le sue foto caratteristiche, con cui descrive l’evidente cambiamento climatico che sta distruggendo la Terra.

Il progetto nasce da un’idea del Trento Film Festival, che ha scelto una foto di Salgado per il manifesto di quest’anno, in collaborazione con i due musei cittadini e Contrasto, in occasione dell’Anno per la Conservazione dei Ghiacciai proclamato dalle Nazioni Unite per il 2025. Curata da Lélia Wanick, moglie dell’artista, la mostra è stata realizzata in tempi record, con Salgado coinvolto personalmente in ogni fase, dalla selezione degli scatti alla scelta delle cornici e del blu come sfondo delle opere. “È la prima volta che Salgado affronta un tema su commissione, ma è stata la scintilla che ha acceso la sua passione – spiega Gabriele Lorenzoni, responsabile del coordinamento per il Mart – In ogni sua mossa si vede che è un artista impegnato politicamente e socialmente per salvare il pianeta. Un insegnamento di coerenza e di forza.”

Le fotografie, scattate tra il 2005 e il 2011 durante viaggi in luoghi remoti come l’Antartide, il Canada, la Patagonia, l’Himalaya, la Georgia del Sud e la Russia, mostrano i ghiacciai morenti, In queste immagini non compaiono uomini, ma le forme di vita che abitano quei luoghi, dagli uccelli alle colonie di pinguini. “In quei posti ho incontrato poche persone, qualche scienziato e turista, ma non ho scattato foto di loro perché non erano immagini interessanti. – spiegava Salgado in una videoconferenza durante la presentazione – Ma il segno lasciato dall’uomo l’ho visto”.

“I ghiacciai parlano, hanno un’anima, una vita e una forza gigantesca che sposta masse rocciose”. Tra le sue riflessioni più significative, Salgado ricordava anche il Campo de Hielo, uno dei più grandi ghiacciai al mondo tra Argentina e Cile. E mentre raccontava la bellezza, ci metteva di fronte alla sua scomparsa: “Si sta riversando verso l’oceano e quando lo scioglimento sarà concluso il livello del mare salirà di circa un metro.”

Salgado è stato capace di catturare la bellezza di questi paesaggi remoti, in un’atmosfera che richiama il passato. Non si tratta però di semplici fotografie, ma di un’arte profondamente politica, capace di richiamare l’attenzione su emergenze attuali.

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