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Emilia Perez dà voce alle donne e a chi sente di essere vicino alla loro sensibilità

L'Academy, con le 13 candidature agli Oscar assegnate al film, già premiato a Cannes, critica con forza la presa di posizione sul gender del nuovo Presidente USA

Emilia Perez dà voce alle donne e a chi sente di essere vicino alla loro sensibilità
Emilia Perez
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28 Gennaio 2025 - 12.14 Culture


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di Luisa Marini

Emilia Perez, il cui soggetto è tratto dal romanzo Écoute di Boris Razon, è un film che penetra sottopelle e deflagra dentro quello spettatore che se ne fa toccare. Ce ne sono stati molti altri prima (uno per tutti, La moglie del soldato di Neil Jordan) che hanno trattato la delicata tematica della transizione di genere. Ma questo film arriva a travalicare lo spunto narrativo, il sofferto ma necessario cambio di sesso di un pericoloso narcotrafficante messicano, per parlare dell’universo femminile, descrivendone forza e fragilità, e di quello maschile, in modo tutt’altro che ovvio.

La storia infatti è rafforzata e a tratti esasperata attraverso l’inserimento in un contesto di violenza e machismo, in cui il protagonista narra di non essersi mai riconosciuto, ma con cui ha dovuto fare i conti per non esserne schiacciato. Lo combatte in prima persona, attraverso la sua scelta: prima abbraccia il sentire femminile a livello personale e arriva alla consapevolezza del senso di maternità; poi capisce di voler agire un possibile cambiamento nella società, affrontando il problema delle altre madres, quelle dei desaparecidos. Il ribaltamento della paternità nella maternità è potente, e il personaggio ne viene infine sopraffatto nel contrasto con la madre dei loro figli.

Usare la forma del musical è sempre rischioso, ma sceneggiatura e regia si compenetrano in essa e ne escono potenziati, riuscendo a dare voce e corpo ai momenti più significativi della trama. Le parti cantate non sono mai invadenti, anzi aggiungono senso, con scene delicate e toccanti, una su tutte quella del figlio piccolo che canta la mancanza del padre a quella che crede essere la zia, dicendole che ha lo stesso odore. Il valore del film sta soprattutto nella narrazione psicologica dei personaggi che, descrivendone i complessi stati d’animo, ce li fa amare e comprendere.

Le donne nel film sono interpretate magistralmente da Karla Sofía Gascón, attrice spagnola che prima di girare il film ha completato il passaggio di genere; Zoe Saldana, di origini dominicane e portoricane, che interpreta con forza e delicatezza il ruolo dell’avvocato che è per Emilia specchio e sostegno alle sue scelte; Selena Gomez, la moglie del narcos, attrice e cantante di origini messicane; e Adriana Paz, attrice messicana di cui sentiremo ancora parlare (chi scrive l’ha apprezzata come protagonista di un film messicano non uscito sul mercato italiano, attualmente in corsa per la selezione al Red Line Film Festival), che interpreta Epifanìa, amante di Emilia. Tutte le attrici sono state già premiate in vari festival.

Il film era stato originariamente concepito come un’opera lirica in quattro atti. Si tratta al momento del primo film straniero (la produzione è francese) non in lingua inglese con più candidature di sempre agli Oscar, superando le dieci de La tigre e il dragone (2000) di Ang Lee e di Roma (2018) di Alfonso Cuarón, mentre la Gascón (doppiata nella versione italiana da Vladimir Luxuria) è la prima attrice transgender ad aver ottenuto una nomination agli Oscar nella categoria Miglior attrice protagonista, e per questo vittima di insulti e minacce sui social.

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