''The fall guy'' è l'action movie che non convince | Giornale dello Spettacolo
Top

''The fall guy'' è l'action movie che non convince

Un classico film di 'serie B' che si può trovare sui canali televisivi trasmesso nel primo pomeriggio domenicale. Niente di eclatante.

''The fall guy'' è l'action movie che non convince
Preroll

redazione Modifica articolo

3 Giugno 2024 - 15.37 Culture


ATF

di Raffaella Gallucci

Scritto e diretto da David Leitch, The fall guy ha la pretesa di intrattenere e divertire lo spettatore ma ciò non accade. Anzi, ottiene l’effetto contrario.

La sua è una regia che predomina di un susseguirsi di scene action che annoiano e che non scatenano alcuna reazione o pathos. Semplicemente, un insieme di sequenze di azioni che però non creano alcun dinamismo nella narrazione.

Leitch riprende gli stilemi dei grandi blockbuster del genere action – come John Wick al quale ha lavorato nel 2014 – ma il risultato è un mix di situazioni che accadono senza alcun nesso logico. Le scene d’azione, oggettivamente, risultano girate egregiamente, ma appaiono spoglie, statiche quasi, come se mancasse quel pizzico di adrenalina.

I problemi di questa pellicola si percepiscono anche nella trama, che risulta sin da subito banale e poco articolata allo stesso tempo. Il protagonista, Colt Seavers, un noto stuntman di Hollywood (interpretato da Ryan Gosling) ha avuto tutto dalla vita: il lavoro dei suoi sogni, Hollywood e una donna da amare, l’aspirante regista Jody Moreno (interpretata da Emily Blunt).

Colt lavorava principalmente come controfigura per il famoso action film actor Tom Ryder ma, a causa di un incidente per un’acrobazia andata male, egli sarà costretto a ritirarsi dalle scene, allontandosi sia da Hollywood sia dalla sua ragazza.

Dopo la disgrazia Colt diventa parcheggiatore in un ristorante messicano, ma la svolta arriva con la chiamata della produttrice cinematografica di Tom Ryder, tale Gail Meyer, la quale gli chiede di riprendere il suo ruolo come stuntman in un’epopea di fantascienza, Metalstorm, con la produzione stanziata a Sydney (Australia).

Sarà Gail Meyer a rivelare poi a Colt che Tom Ryder è scomparso dopo essersi imbattuto in alcuni criminali del posto, chiedendogli di ritrovarlo prima che la sua assenza causi la cancellazione del film.

L’obiettivo del protagonista è, dunque, quello di recuperare la star del cinema scomparsa, smascherare una cospirazione e riconquistare l’amore della sua ex, Jody.

Trama intrigante verrebbe da dire, ma uno dei grandi problemi che ho riscontrato durante la visione è la sceneggiatura che sembra non avere mordente, con l’aggravante di aver avuto la sensazione di essere di fronte ad attori che parlano lingue diverse; non c’è filo logico tra le azioni dette e quelle poi realmente compiute.

Il cast poteva essere compreso nelle note positive, ma Leitch non ha approfittato del potenziale che aveva fra le mani: Ryan Gosling, nei panni del protagonista, risulta fuori le righe, dando luogo ad una prova attoriale mediocre. Si vede che si è divertito sul set, ma di certo io non mi sono divertita insieme a lui.

Ben fatto, invece, per Emily Blunt, nel ruolo di Jody Moreno, che si è cimentata in un ruolo inedito per lei e ci è riuscita perfettamente.

Dopo aver vissuto lo scorso Oscar da protagonisti – Gosling nei panni di Ken e la Blunt nel ruolo di Katherine Oppenheimer – non pensavamo di aver bisogno di vederli in un grande crossover in salsa action.

Poteva essere un bel film d’azione, che avrebbe potuto strapparci anche una risata. Peccato.

Native

Articoli correlati