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Terremoto 2016: Norcia gioisce per la Basilica ricostruita, il turismo c’è ma così preoccupa

Il 31 ottobre riapre la chiesa di San Benedetto e sollecita altri recuperi. In primavera aprono il teatro e il palazzo comunale. Cosa dicono alcuni abitanti tra fiducia e timori. Le foto

Terremoto 2016: Norcia gioisce per la Basilica ricostruita, il turismo c’è ma così preoccupa
Il palazzo comunale e la basilica di San Benedetto di Norcia a fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani
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22 Ottobre 2025 - 16.29


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A nove anni esatti dal terremoto del Centro Italia del 2016, che dopo il 24 agosto inferse colpi micidiali il 26 ottobre e soprattutto la mattina del 30 ottobre, la basilica di San Benedetto a Norcia ora ricostruita riapre nel pomeriggio di venerdì 31 con una celebrazione di monsignor Renato Boccardo. È un passaggio decisivo per il nucleo storico della Valnerina, è una festa e deve diventare uno spartiacque nel capitolo, lunghissimo, della ricostruzione, perché il cammino da compiere è ancora troppo lungo: come denunciava in un incontro con il Rotary club di Spoleto il 21 luglio scorso l’arcivescovo Boccardo, pur se tanti cantieri sono avviati le chiese nel territorio danneggiate e inagibili, compresa Norcia, superano quota 300. “Ci sono tanti paesini che stanno vivendo lo spopolamento favorito pure dal terremoto del 2016 che ha scosso non solo gli edifici ma anche le relazioni umane”, osservava il titolare dell’arcidiocesi di Spoleto e Norcia in un articolo online dell’organizzazione.

La basilica di San Benedetto di Norcia distrutta dal terremoto il 4 novembre 2016. Foto Stefano Miliani

Sotto vi diamo conto dei pareri sulla ricostruzione di alcune cittadine e cittadini nursini incontrati a Norcia a fine agosto. Ha però la precedenza San Benedetto. La chiesa distrutta divenne un simbolo del terremoto nel Centro Italia: erano crollati il tetto, quasi interamente il Portico delle misure sul lato destro, metà del campanile, la facciata rimaneva in piedi isolata, la navata era un enorme ammasso di macerie. Un disastro.
D’impianto medioevale a partire da metà del ‘300, era stata rimaneggiata pesantemente nei secoli in seguito a terremoti e con un interno in prevalenza settecentesco. Con il cantiere iniziato a fine 2021, la basilica è di nuovo integra. I tecnici avevano l’obbligo, fissato da una commissione ministeriale presieduta da Antonio Paolucci, di ricomporre l’aspetto precedente e, al contempo, di rendere la struttura molto più resistente a futuri terremoti tramite mezzi tecnici innovativi e usando sia tecniche nuove che antiche. Riutilizzando per esempio tutte le cinquemila pietre recuperate e catalogate una a una.

La basilica di San Benedetto di Norcia a fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Al recupero di San Benedetto concorrono il Ministero della cultura con la soprintendenza speciale per il sisma 2016 e la soprintendenza umbra, il Commissario straordinario per il terremoto del centro Italia, la Regione Umbria. Il costo ammonta a 15 milioni di euro: sei sono arrivati da fondi di investimento europei Por Fesr della Regione Umbria, quattro li ha stanziati il Commissario, cinque sono una sponsorizzazione dell’Eni.
La squadra che ha saputo compiere con successo un lavoro così complesso, dalle incognite infinite e dall’esito tutt’altro che scontato, segna alla direzione dei lavori l’architetto Vanessa Squadroni, l’ingegner Paolo Iannelli quale responsabile unico del progetto, la Cobar quale impresa esecutrice. Si sono affiancati tra altri lo storico dell’arte Gianluca Delogu per le opere d’arte (nei lavori sono emersi e restano visibili tre affreschi, tornano in chiesa due grandi dipinti restaurati di Michelangelo Carducci, del 1560, e di Vincenzo Manenti di metà ‘600 mentre manca Filippo Napoletano del 1621 ridotto a brandelli) e l’archeologa Gabriella Sabatini per le ricerche archeologiche.

Norcia nel versante di Porta ascolana a fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Nel perimetro entro le mura il sindaco Giuliano Boccanera riferisce a globalist.it di prossime due riaperture molto attese: “La fine dei lavori del palazzo comunale (è nella piazza vicino alla basilica, ndr) è prevista per la metà di dicembre, del teatro civico a fine dicembre. Con i tempi tecnici del collaudo credo che, per la mostra mercato del tartufo nero, tra fine febbraio e la prima settimana di marzo avremo restituito le due strutture alla nostra comunità”. All’agenzia Ansa il 23 agosto scorso Boccanera ha stimato che in “un paio d’anni, esclusi alcuni edifici religiosi, il centro sarà completato”.

Il Teatro civico di Norcia a fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

A sentire alcuni nursini il turismo, per motivi diversi, preoccupa. Un negoziante parla chiedendo l’anonimato. “Credo che la ricostruzione sia a buon punto. Il cratere del terremoto è gigantesco e qualcosa rimane indietro. Ma non abbiamo strutture ricettive. C’erano cinque-sei alberghi, ora un paio, e bed & breakfast. Avevamo un turismo religioso e sportivo, lo ha preso Cascia. La gente arriva, fa il Corso, non c’è la Castellina con il suo museo da visitare. E sono nate troppe norcinerie: prima c’erano più alternative, la farmacia, l’edicola, il macellaio… Penso a Nocera Umbra: è un borgo rifatto per turisti, non ci sta più la vita quotidiana”. Per la sua Norcia il negoziante teme uno snaturamento analogo.

Scorcio del centro di Norcia a fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Lungo Corso Sertorio, la via principale, al calare d’agosto circolano turisti, molti attirati dalle prelibatezze locali come salumi, formaggi, lenticchie e tartufo. Appena fuori dalle mura discorrono amabilmente su una panchina Irene Santucci e Monia di Renzi, entrambi 46enni. Santucci: “A paragone con Amatrice la ricostruzione è abbastanza avanzata. Una valutazione? Non giudico, sono propositiva: il cratere è grande, ci sono situazioni diverse, ci vuole tempo. Mancano le chiese? Meglio ricostruirne una per volta che tutte e dieci insieme”. In ogni caso, “vedere il rosone di San Benedetto montato sulla facciata della basilica è stato emozionante”.

I negozi di Norcia nelle strutture prefabbricate fuori dalle mura presso Porta ascolana a fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Monia Di Renzi concorda: “Siamo fortunati, abbiamo avuto meno danni di posti come Amatrice o Arquata o del maceratese, però pensavamo che la ricostruzione fosse più veloce. Qui le botteghe sono rientrate in centro, poche sono ancora nelle casette di legno. All’inizio era solo un lamento, io mi rimbocco le maniche e ci teniamo a ringraziare tutti, lo scriva: enti e associazioni ci hanno aiutato, gli alberghi ci hanno ospitato”. Alla fine come valuta la ricostruzione? “Positiva, per fare tutto serve tempo. Ora stanno facendo il plesso scolastico nuovo, appena fuori dalle mura: sarà per i nostri figli”.

Chiesa terremotata di Norcia a fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Fuori dalle mura appunto, al ristorante Beccofino Alessia Ridolfi, 49 anni, ha una percezione diversa: “Dopo nove anni la mia valutazione non è molto positiva. Ho visto un’accelerazione negli ultimi due anni però la ricostruzione è ancora molto indietro”. Riflette e osserva: “Eravamo più di cinquemila abitanti, ora forse saremo 3.500 a essere positivi. Norcia sta diventando sempre più anziana, i giovani se ne vanno perché non hanno sbocchi di lavoro o possibilità di crescita. Di fatto la lentezza della ricostruzione ha portato allo spopolamento”.
Alessia Ridolfi tocca un problema comune a molti centri dell’Appennino: “Dopo il terremoto il tessuto sociale è andato sgretolandosi: prima la gente si ritrovava in piazza, era un punto di aggregazione, c’era una vita sociale, poi il Covid ha allontanato ancora di più”. Tra le cause? “Chi vive nelle Sae (le “soluzioni abitative d’emergenza” ovvero i piccoli villaggi di casette prefabbricate, ndr) è a tre-quattro chilometri da qui, tanti non scendono giù, hanno vicino il supermercato, il dottore, vedo gente dopo anni e chiedo ‘sei a Norcia?’, non ci si incontra più. Ho vissuto in piazza dal 1996 al 2016, ora la frequento pochissimo”.

Corso Sertorio di Norcia a fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

La ristoratrice nota un cambiamento già evidenziato dal negoziante: “Hanno riaperto molti negozi, va benissimo, il Corso è carinissimo però, tranne l’edicola e poco altro, nel centro sono tutte norcinerie, si trova solo cibo per il turista, non c’è più diversificazione, si dovevano incentivare anche attività diverse. In più, dice ancora Alessia Ridolfi, prima il turista tornava, ora è un turismo dalla mattina al pomeriggio perché non abbiamo strutture ricettive: prima del 2016 avevamo picchi molto alti, per visitare le chiese servivano due giorni. Ora apre San Benedetto: spero in una rinascita se no tocchiamo il fondo. Abbiamo posti vicini bellissimi e la fioritura della piana di Castelluccio, se usciamo dalla rassegnazione che c’è Norcia può rinascere però serve una vita sociale. E serve cultura: avevamo una stagione teatrale, non era poco. Siamo una bellissima incognita”.

Scorcio della frazione di San Pellegrino a pochi chilometri da Norcia a fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Il reportage / Terremoto 2016: a Visso ricostruzione “a due velocità” nell’incognita della vita sociale
https://giornaledellospettacolo.globalist.es/saperi/2025/09/25/terremoto-2016-a-visso-ricostruzione-a-due-velocita-nellincognita-della-vita-sociale/

Il reportage Terremoto 2016 ad Arquata: una comunità da ricostruire tra arte, cantieri e un’idea per pochi borghi scelti
https://giornaledellospettacolo.globalist.es/saperi/2025/09/06/terremoto-2016-ad-arquata-una-comunita-da-ricostruire-tra-arte-cantieri-e-unidea-per-pochi-borghi-scelti/

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