Giuseppe Cassarà
Il 22 maggio 2017 l’Isis faceva esplodere un ordigno nello stadio di Manchester, dove era appena terminato un concerto della cantante Ariana Grande. Morirono 23 persone e 250 rimasero ferite.
È strano ripensarci oggi. Tre anni dopo, siamo confinati nelle nostre case, i concerti sono solo un ricordo e non abbiamo idea di quando potremo tornare a riempire gli stadi, vuoi per uno spettacolo o una partita. Il mondo prima del Coronavirus appare sbiadito, sebbene siano passati meno di tre mesi dall’inizio della pandemia.
Dove aveva fallito l’Isis, è riuscito un minuscolo virus. Dove hanno tentato le bombe e i kamikaze, ha colpito in pieno una malattia che ci ha privato del nostro stile di vita.
Ariana Grande, che rimase profondamente sconvolta dall’accaduto tanto da sospendere il tour e organizzare poi un secondo concerto di beneficenza a Manchester, ha scritto su Instagram: “Voglio prendermi un momento per ricordare e inviare il mio amore a tutti coloro che sentono la tristezza e la tremenda pesantezza dell’anniversario che si terrà questa settimana. Non passa un giorno in cui ciò non influisce su di voi e su tutti noi. Vi penserò per tutta la settimana e nel fine settimana. Il mio cuore, i pensieri, le preghiere sono sempre con voi”.