Moses ha 26 anni, una voce intonata e racconta di essere fuggito dalla Nigeria altrimenti lo uccidevano. Semplicemente perché non voleva piegarsi al volere di criminali nelle cui grinfie era accidentalmente finito. È passato nelle mani dei trafficanti di esseri umani, in un centro libico, su un barcone finché non è sbarcato a Lampedusa. Ferito seriamente, è stato curato a Roma dove vive, dove attende da tre anni una risposta alla richiesta di protezione internazionale e la risposta non arriva costringendolo in una sorta di limbo permanente.
Moses è un autore di una forma di rap riflessivo, morbido, arricchito talvolta dalla chitarra acustica della produttrice, compositrice e arrangiatrice Vittoria LoCurcio. Con la musicista romana Moses ha pubblicato su youtube i video del progetto “Bally who”. Dove canta esplicitamente che non avrebbe rischiato la vita nel viaggio attraverso il Sahara e la Libia se avesse saputo cosa lo aspettava, ma una volta sopravvissuto canta il sollievo di chi è scampato a una morte passata più volte tremendamente vicino.
Moses, come e quando ha cominciato a fare musica?
Da molto tempo: avevo 14 anni, a Lagos, la capitale della Nigeria. Volevo raccontare la vita, le esperienze, cosa accade nel mondo, come mi sentivo sulla gente oppressa, sulla guerra, sul governo: volevo esprimere queste cose e dare speranza. Facendo musica puoi incoraggiare le persone.
Perché è fuggito dalla Nigeria?
È una lunga storia. Per farla breve: andai in un posto per una performance, incontrai delle persone che volevano farmi un contratto, poi scoprii che si trattava di un “sistema” dove vendi la tua anima per diventare famoso. Fui portato in un posto, detti il mio sangue e non avevo scelta se no mi uccidevano, dovevo fare quello che dicevano. Ma io sono cristiano, non volevo fare quelle cose, non volevo sacrificare chi amo, hanno cercato di uccidermi e lasciai la Nigeria.
Come è venuto in Italia?
Fuggii da Lagos e andai ad Abujia (la nuova capitale al centro del paese, ndr). Mi nascosi, dopo un mese o più mi trovarono, mi picchiarono, hanno cercato di uccidermi a colpi d’ascia, ho avuto i segni sul corpo, ma alcune persone sono venute a salvarmi. Allora decisi di lasciare tutto questo alle spalle per andare in un altro paese. Incontrai delle persone, attraversai il Sahara, andai in Libia, non pensavo di venire in Italia.
Arrivato in Italia per caso?
In Libia mi dissero che qua potevo avere una protezione internazionale e così sono venuto.
Nel brano “La luce dentro” parla di documenti che aspetta da tre anni. Li ha chiesti e non arrivano?
Ho chiesto la protezione e hanno respinto la domanda, li ho richiesti e mi hanno respinto una seconda volta. Ma non posso tornare nel mio paese, mi uccidono.
Perché hanno respinto la domanda?
Non lo so.
E adesso?
Ora cerco di raccontare le mie storie, la vita, attraverso la musica.
Nelle canzoni sembra di sentire tristezza.
Sì, nella mia situazione non ho documenti per andare in giro. Sono stato in un campo a lungo, ho fatto un corso di formazione per pizzaiolo, sono andato a scuola di italiano, ho cercato e cerco un lavoro, ma senza documenti per muovermi non posso fare niente. Sì, c’è tristezza nell’esprimere queste cose attraverso la musica.
Quali musicisti l’hanno ispirata?
Non conosco bene quelli italiani. Mi ha influenzato Tupac, o 2pac: canta quello che succede nella vita e nel mondo, attraverso lui ho iniziato a fare musica.
Come vi siete incontrati con la produttrice Vittoria Locurcio?
A un concerto: lei era una delle persone che organizzava. Salii sul palco, lei mi ha visto e sentito cantare, dopo venne a dirmi che le piaceva il mio talento e voleva lavorare con me. Così iniziammo.
Come si trova a Roma?
Ci sono persone simpatiche e altre molto difficili. Altre prima di fidarsi vogliono che tu sia raccomandato, cioè presentato, da qualcuno.
Ha vissuto episodi di razzismo?
Non so, ma non mi importa, non ne ho notati. Se vuoi esser razzista con me non mi accorgo di te, non credo nel razzismo, ma non c’è solo il razzismo di bianchi contro i neri, ci sono razzisti anche tra i neri così come ho visto bianchi essere razzisti verso altri bianchi. Per me non conta essere nero o bianco, è semplicemente essere umani, cercare di non fare cose cattive ad altri.
Chi vuole conoscermi vada dal canale youtube e può raggiungermi cercando “Moses Ballywho” o seguire Instagram o su Facebook.