“All you need is love”: il miracolo del Sottomarino giallo dei Beatles | Giornale dello Spettacolo
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“All you need is love”: il miracolo del Sottomarino giallo dei Beatles

Da una canzone cinquant’anni fa nasceva “Yellow Submarine”, un cartoon dalla storia che sembra una fiaba. Barry Miles, amico di Paul: “All’inizio non volevano farlo”

“All you need is love”: il miracolo del Sottomarino giallo dei Beatles
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28 Giugno 2018 - 15.19


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Rock Reynolds

Sono passati già cinquant’anni, eppure per molti sembra ieri. Il Sottomarino Giallo era solo una canzone, una canzone uscita quasi per caso dalla penna di Paul McCartney per trovare qualcosa di semplice da far cantare a Ringo Starr, qualcosa che fosse adatto alle sue corde vocali e, soprattutto, all’immagine di buontempone che si era costruito, qualcosa che potesse avvicinarsi a una filastrocca e potesse far cantare con lui anche i bimbi di mezzo mondo. Detto, fatto. Gli ingredienti erano chiari e la canzone che Paul ne avrebbe tratto fu una specie di gioco da ragazzi per un autore del suo talento. Certo, Paul McCartney non si sarebbe immaginato che quel suo motivetto innocuo avrebbe fatto più volte il giro del mondo. Ancor meno avrebbe immaginato le suggestioni del suo Sottomarino Giallo potessero prendere vita sotto forma di cartone animato. Ed ecco che Yellow Submarine, il film d’animazione, è cosa fatta.
Forte della regia di Deorge Dunning e dell’ispirazione di Heinz Edelmann (1934-2009), un visionario artista tedesco, Yellow Submarine si trasformò da innocua, ma non certo banale, canzoncina in un affresco di un epoca, quella sognante dei tardi anni Sessanta. Con qualche giorno d’anticipo sulla data di uscita del film, ovvero il 17 luglio 1968, la versione restaurata del film verrà proiettata nelle sale del Regno Unito e dell’Irlanda così come degli Stati Uniti a partire dall’8 luglio. In Italia, peraltro, ne è prevista una proiezione speciale il 6 luglio a Roma (al cinema Caravaggio) e a Milano (presso il teatro Guanella).
Verso la fine della favola beatlesiana
La storia, invero all’apparenza più vicina a certe fiabe per piccini che all’ormai classica iconografia psichedelica del periodo, si presta naturalmente a una duplice interpretazione. Il ruolo attivo dei Beatles nella preparazione del film fu ridottissimo, tanto che per l’occasione vennero incise pochissime canzoni nuove dai quattro di Liverpool. È vero che i Beatles erano all’apice della loro fase creativa, ma è altrettanto innegabile che la fine di una vera e propria favola moderna si stava avvicinando, con i quattro musicisti sempre meno uniti, sempre più concentrati sulla scelta di un percorso individuale futuro, scelta sempre più ineludibile. È pure vero che i quattro di Liverpool, maturati a dismisura nel giro di quattro o cinque anni dagli esordi, imbolsiti, imborghesiti, annoiati dal successo e stressati dalla medaglia tenebrosa della fama, avevano già abbandonato l’attività live. Per cui, quando venne loro proposto un film d’animazione, accolsero l’dea favorevolmente: non avrebbero dovuto fare altro sforzo che allungare la manina al momento della consegna del lauto assegno. Così, fu chiesto al loro produttore storico, George Martin, di fare la parte del leone nella colonna sonora. Pare che, addirittura, i quattro ragazzi di Liverpool non abbiano nemmeno avuto modo di vedere l’avanzamento dei lavori fino a opera compiuta, quando si sarebbero compiaciuti della bravura degli attori nel replicare le loro voci e degli sceneggiatori nella creazione di testi e battute che sarebbero tranquillamente potute essere state fatte da loro stessi.
Pepperlandia minacciata dai Biechi Blu
La storia è, come detto, fiabesca ma anche in linea con l’ottimismo imperante che presto, ovvero con la fine del decennio, avrebbe avuto un brusco risveglio. Pepperlandia, una versione psichedelica o fiabesca di un universo umano idilliaco, è in grave crisi quando viene invaso dai Biechi Blu, malvagi esseri che non ne vogliono sapere di vivere in un mondo sereno, dove a scandire i ritmi della felicità è la musica della Banda del Sergente Pepper – per caso, vi dice qualcosa questo nome? – che suona sempre la canzone preferita della gente per mantenerla soddisfatta, gioiosa. Un bel guaio. Come fare per risolverlo? Presto detto: chiedere aiuto al Sottomarino Giallo, a bordo del quale i quattro Beatles raggiungeranno la città di Liverpool per porre rimedio a questa inedita situazione incresciosa, restituendo al mondo di Pepperlandia la musica e l’allegria. Come detto, non è affatto strano che i Beatles abbiano accettato di farsi rappresentare in armonia con l’iconografia sorridente degli anni Sessanta e, al tempo stesso, abbiano mischiato un po’ le carte gettando qualche pennellata di psichedelia e ambiguità qua e là. Tra giochi di parole e battute di spirito che non avrebbero sfigurato nei fumosi pub del porto di Liverpool, la storiella di Yellow Submarine prende corpo.
Un libro in doppio formato
Certo, i Beatles sono un elemento imprescindibile senza il quale l’intera storia, anzi, l’idea stesso del Sottomarino Giallo non sarebbe mai esistita. Ma le immagini e l’arte grafica starebbero comunque in piedi da sole. Per capirlo ancor prima di aver rivisto il film, basta acquistare il libro che Gallucci Editore ripubblica in due diverse versioni celebrative, in occasione del cinquantennale dell’uscita del film: una nel formato standard (euro 15) e una in formato pop-up a fisarmonica (euro 9,90). Entrambe possono essere appannaggio di un pubblico adulto tanto quanto di quello dei più piccoli e credo che i due Beatles restanti siano molto soddisfatti di questo: in fondo, proprio Paul e Ringo sono i due che da sempre hanno manifestato maggior vicinanza ai bambini. Ovviamente, le tinte dei due libri sono vivacissime, con la prevalenza assoluta del giallo (quello del sottomarino) e dell’azzurro (quello del mare). Sono libri che possono persino fare da arredo in una casa allegra.
Barry Miles: “Il film sorprese anche i Fab Four”
Ecco cosa mi ha personalmente detto Barry Miles, amico di Paul McCartney (con il quale ha scritto Many years from now. Ricordo di una vita, pubblicato in Italia da Rizzoli) e biografo di svariati personaggi tra cui Allen Ginsberg e William Burroughs (nonché autore per Il Saggiatore dello splendido saggio I Settanta), a proposito del rapporto tra i Beatles e il film Yellow Submarine.
“È passato tanto tempo, ma ricordo che inizialmente i Beatles non volevano averci minimamente a che fare perché il film sarebbe stato realizzato dalla stessa persona che aveva realizzato i cartoni animati dei Beatles negli Stati Uniti, cartoni animati che loro detestavano, in quanto stereotipi semplicistici. Tuttavia, una volta che il film fu pronto, lo videro e rimpiansero di non avervi svolto alcun ruolo perché era decisamente migliore di quanto si aspettassero. Ecco perché aggiunsero l’intervista autentica alla fine. Conoscevo parecchie delle persone coinvolte nel processo di animazione e alcune di loro erano bravissimi pittori, artisti molto seri, anche se non credo che fossero particolarmente note. Alla fine, dunque, ai Beatles il film Yellow Submarine piacque e la sua bellezza li sorprese profondamente.”

Imbarchiamoci insieme per coprire 80.000 leghe sotto il mare e ripristinare un minimo di bellezza, armonia e fratellanza universale in questo nostro paese – forse in questo nostro mondo – che con Pepperlandia condivide, al momento, forse solo la presenza di qualche Bieco, peraltro più nero che blu. Mettiamo su un disco dei Beatles a scelta e perdiamoci in una delle varie macchie di colore di Yellow Submarine. Perché, in fondo, “love is all you need”. Non serve altro che amore.

 

 

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