Renzo Arbore, 80 anni di swing | Giornale dello Spettacolo
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Renzo Arbore, 80 anni di swing

Festa di compleanno per il grande showman. Coi suoi programmi ha rivoluzionato lo spettacolo. Tra le sue scoperte Benigni e Frassica.

Renzo Arbore, 80 anni di swing
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Francesco Troncarelli Modifica articolo

24 Giugno 2017 - 10.42


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Disc jokey, conduttore radiofonico, clarinettista, showman, cantante, attore, regista, eterno goliarda. Renzo Arbore che compie 80 anni, nella vita ha fatto tutto e bene, il suo nome è sinonimo di tv intelligente, di programmi ben fatti, di umorismo e musica. E’ un grande personaggio dello spettacolo italiano, inventore di format e talent scout dal fiuto eccezionale. E’ stato capace di elevare il cazzeggio fra amici ad arte pura dell’intrattenimento, mai volgare ma irresistibilmente intrigante. La leggerezza è la sua cifra, la competenza e la professionalità le sue armi migliori.

Il padre, stimato dentista di Foggia, lo voleva avvocato, ma lui, Lorenzo Giovanni Arbore, detto Renzo aveva ben altri interessi e progetti e prese la laurea in Giurisprudenza solo per accontentarlo. Amava il jazz, la musica americana, ma anche quella napoletana, apprezzata durante gli studi e il soggiorno nella città del Golfo, eletta da subito come seconda patria. Ma per diventare Renzo Arbore, un nome conosciuto da tutti e una garanzia del divertimento, il buon Renzo dovette trasferirsi a Roma, la città dove si muoveva lo spettacolo e la vita era dolce per chi sapeva godersela lavorando.

Gli esordi di quella che sarà una lunga e fortunata carriera tuttora a pieno ritmo, saranno in radio, alla Rai, dove dopo aver vinto un concorso per “programmista di musica leggera” insieme ad un altro illustre sconosciuto, Gianni Boncompagni (con cui entrò subito in amicizia e sintonia), iniziò a sfornare a raffica idee e trasmissioni che hanno fatto epoca e che hanno influenzato il costume e rivoluzionato l’intrattenimento.

Lungo è l’elenco delle “sue” creature, a cominciare da “Bandiera gialla” (1965) condotta insieme a Boncompagni, con cui portò per primo la musica della British invasion da noi (Beatles, Rolling Stones, Who ecc.) e quella degli artisti e gruppi italiani che si ispiravano al beat (Rokes, Equipe 84, Riky Maiocchi ecc), “Per voi giovani” (1969) con cui allargò il discorso musicale a quello delle culture giovanili in movimento. E ancora il mitico “Alto gradimento” condotto allegramente tra un brano e l’altro da lanciare, con mille personaggi demenziali, strambi e irriverenti interpretati dallo stralunato Mario Marenco e dal grandissimo Giorgio Bracardi.

Programmi di enorme successo come quelli che avrebbe realizzato per la televisione. Per avere immediatamente un quadro di quello che Arbore ha regalato, in termini di informazione, divertimento e musica, al pubblico televisivo, basta citare qualche titolo: “Speciale per voi”, “L’altra domenica”, “Cari amici vicini e lontani…”, “Quelli della notte”, “Indietro tutta!”, “Il caso Sanremo”. Una serie di format innovativi, alcuni proposti in seconda serata, che hanno lanciato tormentoni (il brodo primordiale, edonismo reaganiano, le massime di Catalano), canzoni (La vita è tutta un quiz, Ma la notte), battute (non capisco ma mi adeguo), prodotti finti (Cacao Meravigliao), ragazze coccodè e innumerevoli artisti.

Benigni e Frassica i più noti, ma anche Milly Carlucci, Marisa Laurito, Gegè Telesforo, Maurizio Ferrini, Andy Luotto, Simona Marchini, Le Sorelle Bandiera, Stefano Palatresi, Maria Grazia Cucinotta, Nina Soldano, Ilaria D’Amico, Francesco Paolantoni, Pietra Montecorvino sono usciti dal suo cilindro mentre altri già noti, sono stati da lui valorizzati, ci riferiamo a Luciano De Crescenzo, Riccardo Pazzaglia, Michele Mirabella, Roberto D’Agostino, Massimo Catalano e Gianni Mazza. Una sorta di regista-re Mida capace di tirare fuori il meglio da tutti i suoi collaboratori nel teatrino della goliardia e dell’avanspettacolo d’autore.

Poliedrico, curioso, dal multiforme ingegno, Arbore è stato anche attore e regista cinematografico di due film particolari su cui si è scritto di tutto e di più da parte della critica e dei media, “Il pap’occhio”, 1980, e “FF.SS.” – Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?”, 1983, non due capolavori ovviamente ma due classiche arborate per intenditori. E c’è mancato poco che vincesse Sanremo col “Clarinetto” (secondo nell’86 dietro Eros Ramazzotti con “Adesso tu”), brano simpatico condito di doppi sensi e slow.

E se lo sarebbe meritato di vincerlo il festival, fosse solo per tutto quello che ha dato alla musica da sempre, facendo conoscere al grande pubblico artisti, brani, mode e modi giovanili e riportando in auge col suo carisma e la sua bravura, la canzone napoletana nel mondo con la sua Orchestra italiana, un gruppo di quindici grandi solisti con cui ha riarrangiato in chiave moderna i classici della tradizione partenopea, utilizzando contaminazioni provenienti da altre culture e generi musicali.

Scapolo convinto, ha avuto alcune relazioni che non sono sfuggite alla stampa specializzata, vissute peraltro sempre discretamente. Dopo un legame negli anni ’60 con la presentatrice Vanna Brosio (la canzone di Mogol e Lucio Battisti “Innocenti evasioni” è ispirata ad un episodio della loro relazione), si è accompagnato con Gabriella Ferri e poi ha avuto una lunga storia d’amore con Mariangela Melato. Successivamente è stato per molti anni con Mara Venier, ma nel 2007 si è legato nuovamente alla Melato, ed è stato con lei fino al giorno della sua scomparsa l’11 gennaio del 2013.

Dopo due perdite incolmabili come quella dell’amata Mariangela Melato e quella recente del grande amico di una vita Gianni Boncompagni, Arbore ha trovato e trova nelle sue passioni l’elisir per mantenersi in forma e tenersi impegnato mentalmente e lontano dalla comprensibile tristezza. “Never give up, dicono gli americani, o meglio The show must go on. Bisogna andare avanti comunque”, ha detto recentemente con un velo di malinconia. E in questo contesto la tournee con l’Orchestra italiana è il suo toccasana. “La musica mi mantiene giovane – ha spiegato – perché quando stai su un palco non c’è niente da fare, devi suonare il clarinetto, devi avere il fiato per far squillare alcune note e poi devi cantare le canzonette della tua adolescenza, lo swing, la musica che ti piace”.

Arbore, sempre Arbore, fortissimamente Arbore. Anche a 80 anni insomma. Il tempo passa ma lui è ancora quella figura unica e speciale di raffinato e divertito agitatore culturale che ha cambiato le regole del gioco dello spettacolo con garbo e ironia, dispensando a piene mani qualità e divertimento.

E’ sempre stato alternativo, figurarsi ora che ha raggiunto le 80 primavere. Ha fatto l’altro cinema, l’altro teatro, l’altra televisione, l’altra radio, l’altra domenica (in contrapposizione a Domenica in di Corrado), l’altra canzone napoletana e adesso farà anche ‘l’altro compleanno’. Perché Renzo non intende autocelebrarsi e festeggiare in pompa magna. Ma solo suonare con gli amici in una di quelle sue mitiche e celebri rimpatriate a cui tutti vorrebbero partecipare per stare bene col mondo e con se stessi. Auguri maestro, sei il più grande di tutti.

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