Quattro anni senza Lucio Dalla

L'1 marzo 2012 ci lasciava Lucio Dalla, stroncato da un infarto. La sua Bologna lo omaggia con un tributo.

Quattro anni senza Lucio Dalla
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1 Marzo 2016 - 09.45


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Era l’1 marzo 2012, quando un infarto stroncava Lucio Dalla. A quattro anni di distanza dalla morte Bologna, la sua città, gli renderà omaggio con la superband guidata da Fede Poggipollini e Beatrice Antolini, che aprirà la quinta edizione di ‘Univercity-Expo città per gli studenti’, proponendo Com’è profondo il mare.

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Il 4 marzo invece, giorno del compleanno di Dalla, sarà Iskra Menarini, storica vocalist dell’artista a ricordarlo con un concerto all’Auditorium Parco della Musica. SArà una serata speciale: insieme a Iskra sul palco tanti amici di Lucio che rivisiteranno alcuni tra i più grandi successi, anche attraverso anedotti e storie sul cantautore bolognese.

Il nostro ricordo del grande artista con l’articolo scritto da Francesco Troncarelli subito dopo che si era diffusa sui media la notizia della sua morte.


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[size=5]Caro amico ti scrivo….[/size=4]

di Francesco Troncarelli

Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’ e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò…sì, il celebre incipit della canzone “L’anno che verrà” di Dalla, è quello che in questo momento esprime nel modo migliore e più appropriato, il senso di malessere, stupore e smarrimento che ha colto tutti (ma proprio tutti), nell’apprendere la notizia della sua improvvisa scomparsa.

Negli uffici, nei posti di lavoro, per la strada, la notizia si diffusa in un attimo, annunciata da sms privati e “cinguettii” di twitter, che hanno trovato subito la ribalta appropriata su facebook, il social network che ultimamente è diventato il termometro più attendibile degli umori e amori della gente, con pensieri, foto e video dedicati a Lucio.

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Addirittura le radio private romane impegnate nelle seguitissime chiacchiere a go-gò in vista del derby, hanno cambiato subito registro passando brani del grande artista e aprendo le dirette sui ricordi degli ascoltatori.

Ed era inevitabile che accadesse tutto ciò, perché Lucio Dalla è stato (come è difficile parlare di lui al passato..) uno dei nostri cantautori più grandi, intensi e acclamati.

Amato per la sua cultura musicale iniziata col jazz, proseguita col beat e affermatasi col pop d’autore, amato per i suoi brani diventati nel tempo dei capolavori assoluti in cui rifugiarsi per farsi prendere dalle emozioni, amato per la sua semplicità da antidivo, sempre disponibile con tutti e spesso e volentieri autoironico, caratteristiche queste molto rare in un ambiente portato alla esaltazione di sé stessi.

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Lucio, sempre Lucio, fortissimamente Lucio. Già la sua data di nascita è un mito: 4/3/1943. Tutti i suoi fans la ricordano perché nel lontano 1970 con la canzone che aveva questo titolo appunto, sedusse da Sanremo milioni di italiani, che da quel momento iniziarono ad apprezzare i suoi brani ed a cantarli insieme a lui, mandando a memoria i suoi testi sempre profondi e mai banali: “Dice che era un bell’uomo e veniva, veniva dal mare, parlava un’altra lingua però sapeva amare…”.

Ottimo clarinettista (da ricordare l’esperienza giovanile coi mitici Flippers, il gruppo che accompagnava l’estati di fuoco di Edoardo Vianello), ma anche funambolo della voce, capace di passare da dei vibrati profondi sino al limite del sussurro ad un gorgheggio irresistibile molto scat e a tratti gramelot, che lo ha reso celebre.

Caro amico Lucio, compagno di tanti giorni trascorsi insieme, ti scrivo, così mi distraggo un po’ dal pensiero che non ti avremo più con noi, questo è il tema dominante che si sta svolgendo nella mente di ciascuno di noi, ammiratori, addetti ai lavori e semplici fruitori di musica cosiddetta “leggera”.

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Ognuno ha la sua canzone, la sua frase, la sua immagine da ricordare e tutti hanno in mente l’ultima sua apparizione al festival condotto dall’amico di sempre Gianni Morandi, con cui in passato aveva dato vita a duetti e tourneè di successo al pari di quelli avuti con Francesco De Gregori.

A Sanremo, Dalla aveva fatto da tutor al giovane Pierdavide Carone ammesso fra i big col brano “Nanì” di cui ne era coautore, dirigendo l’orchestra nell’esecuzione e accompagnandolo nel ritornello. Una sorta di cameo molto apprezzato e di notevole impatto.
Come tutte le sue performance del resto, sia che interpretasse brani del “primo Dalla” come “Bisogna saper perdere”, “Itaca” e “L’ultima luna” o quelli della maturità ed affermazione definitiva come “Futura”, “Canzone”, “Piazza grande”, “Nuvolari”, “Caruso”.

Ciao Lucio, ora anche noi penseremo a te guardando il cielo, là dove “si può volare oltre le nuvole e oltre le stelle”, là dove, come dicevi, “si perde il pensiero quando guardo il cielo ed ecco ritorna il ricordo dolce che ho di te”.

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