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Operaestate, il festival locale che guarda al mondo

Intervista a Rosa Scapin, direttore della kermesse che ha scelto di unire le arti performative con la volarizzazione dei luoghi dove avvengono gli spettacoli.

Operaestate, il festival locale che guarda al mondo
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25 Novembre 2014 - 09.37


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Operaestate Festival è un progetto che da 35 anni anima culturalmente il territorio della pedemontana veneta: la manifestazione ha come capofila Bassano del Grappa, ma coivolge altri 40 comuni tra le province di Vicenza,Treviso e Padova. “È un progetto che alle arti performative unisce la volarizzazione dei luoghi – ha spiegato il direttore Rosa Scapin –, perché ognuna di queste comunità sceglie, per ambientare i progetti di teatro, danza, musica e cinema, i luoghi più belli: ville, castelli, palazzi, musei, ecc… Spesso i progetti culturali, soprattutto quelli originali, nascono proprio immaginati per lo spazio in cui si svolge la performance”.

Quali sono le novità dell’edizione 2015?

Quest’anno ci saranno due percorsi: il primo legato alla Grande Guerra e il secondo all’Expo 2015. La prima guerra mondiale in questo territorio ha lasciato dei segni ancora vivi: ci saranno produzioni originali, ovviamente rilette nei linguaggi più contemporanei, nei luoghi che furono scenario del conflitto, per mantenerne vivo il ricordo. L’altro tema, legandoci all’Expo, sarà il Teatro dei Sapori: per unire l’arte enogastronomica territoriale con danza e teatro, attraverso esibizioni, degustazioni, cene-spettacolo.

Quali sono i risultati ottenuti in questi anni?

Dall’esperienza del festival è nato Csc – Centro per la scena contemporanea, un incubatore tra i più attivi a livello internazionale, dedicato ai linguaggi del contemporaneo e allo scouting dei giovani. Il dato che però trovo straordinario è un altro: da un’indagine, condotta dalla fondazione Fitzcarraldo di Torino sui residenti, risulta che la conoscenza spontanea del festival raggiunge il 65% della popolazione, quella il 93% quasi la totalità dei residenti. Il 73% ha partecipato almeno una volta a Operaestate e 91,6 ha dichiarato che il festival dà prestigio al territorio, l’85% ha detto che il festival ha il merito di far conoscere il territorio oltre i confini nazionali e per la ricaduta culturale il 33,4 % si è avvicinato al mondo dello spettacolo grazie alla manifestazione e, dato ancora più straordinario, il 31,8% ha scoperto il teatro e la danza contemporanei

Quali sono le difficoltà organizzative?

È sempre difficile realizzare un festival, tenendo conto che Operaestate è gestito dal comune di Bassano del Grappa, pur in convenzione con tutti gli enti come la Regione del Veneto e il sostegno del Mibact e dall’Ue. In questi anni siamo riusciti a consolidare un gruppo di privati che credono nel valore del progetto e nello sviluppo culturale della comunità. Non sono sponsor, ma sono sostenitori che, attraverso lo strumento dell’erogazione liberale, finanziano progetti rivolti al benessere culturale della comunità che gravita intorno all’impresa, come i dipendenti o i cittadini.

Mi piacerebbe concludere questa intervista,leggendo alcuni commenti degli operatori internazionali che hanno definito così Opera estate: “È unico”, “è in crescita”, “ha un profilo definito e un’estetica fresca”, “ci sono progetti e festival con scopi simili qui però è un’intera città ad assumersi un rischio: non conosco un altro posto così”.

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