Di Manuele Calvosa
A quattro anni di distanza dall’uscita del secondo film della saga di Animali Fantastici, il 13 aprile è arrivato nelle sale cinematografiche di tutto il mondo il terzo capitolo: I Segreti di Silente.
Certamente il film porta con sé diverse difficoltà, infatti la serie prequel di Harry Potter, iniziata nel 2016 e proseguita nel 2018 con I Crimini di Grindelwald, ha subito nel 2020 una battuta d’arresto a causa di una moltitudine di fattori.
Il lockdown in primis, ma anche i problemi relativi alla sceneggiatura hanno rallentato la produzione: l’intricata trama del secondo film e la poca coerenza con le regole dell’universo magico creato dalla Rowling stessa hanno segnato un punto di non ritorno per la saga.
I Crimini di Grindelwald, secondo film di Animali Fantastici, si è infatti impantanato in un intreccio talmente tanto ricco di personaggi e comparse da rendere il tutto eccessivamente contorto e macchinoso. Per giunta, la pellicola è risultata essere estremamente disarmonica in quanto al suo interno è mancato il giusto equilibrio tra fantasy e dark.
Oltre ai problemi legati al lockdown e alla sostituzione del villain principale (Johnny Depp è stato infatti rimpiazzato da Mads Mikkelsen a riprese iniziate, generando un vero e proprio caso mediatico), altri fattori sono entrati in gioco rendendo complicato lo sviluppo dell’opera.
Innanzitutto la prima bozza della Rowling giudicata molto approssimativa, unita alla storia eccessivamente intricata del secondo atto, ha incentivato la Warner Bros a reintrodurre Steve Kloves, responsabile degli adattamenti filmici della maggior parte degli Harry Potter, come co-sceneggiatore.
La dicitura decisamente atipica dei crediti finali, “sceneggiatura di Steve Kloves e J.K. Rowling”, “basata su una sceneggiatura originale di J.K. Rowling”, ha svelato l’effettivo calvario nella scrittura del film: la prima stesura della scrittrice scozzese, ritenuta molto probabilmente di qualità discutibile, è stata rimaneggiata da Kloves stesso, per essere infiocchettata al meglio come prodotto cinematografico.
Scelta tuttavia discutibile, dal momento in cui la volontà di operare una rettifica sulla direzione opprimente dei Crimini di Grindelwald ha sacrificato parte del respiro epico dell’intero progetto: ad esempio, la “discesa nel lato oscuro” di Queenie e Credence vista nel finale del secondo atto avrebbe dovuto avere conseguenze molto più profonde e meritevoli di sviluppo rispetto a quelle piuttosto rapide e banali alle quali abbiamo assistito ne I Segreti di Silente.
L’inserimento di Mads Mikkelsen come villain, però, è inaspettatamente uno dei pochi elementi validi del film: l’attore protagonista della serie tv Hannibal è riuscito a dare il giusto tono di cupezza al personaggio, caratteristica totalmente mancante nel Grindelwald di Johnny Depp.
Il problema riscontrato con il terzo film rimane comunque legato alle incongruenze con la storia principale: è piuttosto rischioso sottoporre a fan molto scrupolosi, esigenti e analitici una vicenda basata sui paradossi della chiaroveggenza.
La trama de I segreti di Silente è certamente meno appesantita da rivelazioni e digressioni varie, ma è senza dubbio molto più debole. La mano di Steve Kloves sul copione si sente moltissimo dal momento in cui la narrazione è più fluida e leggera e gli animali fantastici tornano finalmente al centro delle vicende narrative. Tuttavia, il passo da leggero a superficiale è breve: l’intera pellicola è un film fan service. Il film non ha ambizioni di alcun genere se non quelle di arginare i danni commessi dalla Rowling nel capitolo precedente.
Tra citazioni dei vecchi film di Harry Potter e capatine ad Hogwarts si scivola molto spesso in piacionerie spicciole e fastidiose.
Senza ombra di dubbio I Segreti di Silente presenta molti più lati negativi di quelli positivi ma, tra le molte difficoltà, David Yates è riuscito a gestire ottimamente la regia (probabilmente il suo miglior lavoro fino a questo momento) con performance di ottimo livello.
Da Jude Law a Mads Mikkelsen, passando per lo stesso Redmayne e ai comprimari: il cast crede nei propri personaggi; la fotografia è impeccabile e gli effetti speciali e visivi sono senza ombra di dubbio di prim’ordine, ma tutto questo non è sufficiente.
Ora dovranno entrare in gioco la macchina creativa e quella produttiva, mostrandosi all’altezza della propria professionalità per rilanciare il progetto, giunto ormai al giro di boa, in previsione del quarto e del quinto atto.
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