Stone: "In Snowden racconto come siamo finiti dentro il Grande Fratello" | Giornale dello Spettacolo
Top

Stone: "In Snowden racconto come siamo finiti dentro il Grande Fratello"

Il regista tre volte premio Oscar: "Viviamo nel Grande Fratello di Orwell e me la faccio sotto”

Stone: "In Snowden racconto come siamo finiti dentro il Grande Fratello"
Preroll

GdS Modifica articolo

12 Settembre 2016 - 10.49


ATF

Oliver Stone racconta il docudramma più reale che abbia mai girato: “Viviamo nel Grande Fratello di Orwell e me la faccio sotto”. “Il governo americano racconta solo frottole”. “Dagli anni Cinquanta esiste e prospera una specie di mala, una criminalità segreta: si è fatta strada col nome di NSA, National Security Agency”.

Il regista lo ha presentato in anteprima al Toronto Film Festival mentre in Italia lo vedremo a dicembre – e a Huffington Post Italia ha detto: “Edward Snowden, la talpa del Datagate, è il simbolo dei nostri tempi. Ha rivelato al mondo il programma di spionaggio della National Security Agency americana. Ma, attenzione, il mio non è soltanto un ritratto politico e sociale. E’ più umano, emotivo. Se avessi voluto andare a fondo, allora avrei dovuto dirvi che è in atto una cyberguerra per la leadership economica del mondo e che il terrorismo è soltanto una scusa delle autorità e dei potenti per invadere la nostra privacy, spiarci e tessere un archivio informatico da usare come bomba. Nel film questo aspetto resta ai margini perché ha appena iniziato a contagiare tutte le nazioni. E’ solo questione di tempo prima che si propaghi e tocchi ogni cittadino. Che sia una minaccia globale lo posso dire forte, non a caso i candidati in pectore alla Casa Bianca ne stanno alla larga. Clinton e Trump preferiscono il silenzio”.

Il tre volte premio Oscar, ha raccontato che “Le difficoltà per girare Snowden non sono mancate”. “Volevo che il vero Edward Snowden apparisse alla fine del film” spiega. Per mostrare l’ex contractor della Cia in carne ed ossa, la produzione ha dovuto prendere accordi con Anatoly Kucherena, l’avvocato che rappresenta in Russia gli interessi di Snowden.

Come si legge sempre sul Huffington Post Italia nel film compaiono Glenn Greenwald, giornalista del Guardian che ha reso note le denunce nel giugno 2013 e il piano di intercettazione telefonica tra Stati Uniti e Unione Europea sui metadati delle comunicazioni, e Laura Poitras (interpretata da Melissa Leo), la documentarista di Citizenfour. In concomitanza con il festival di Toronto e la promozione del film, Snowden è tornato a parlare e ha detto: “Lavoro ancora per gli Usa ma non lo capiscono. Me ne voglio andare dalla Russia”. Washington lo ha bollato “traditore numero uno”, “fuggitivo”; i cittadini lo considerano un eroe, se non un patriota. Ora l’informatico americano è costretto a dare notizie di sé da un albergo di Mosca, dove si è rifugiato tre anni fa per sfuggire alla caccia all’uomo. Sarebbe a rischio anche l’incontro tra Barack Obama e Vladimir Putin. “Spero che una luce colpisca Obama e lo illumini” incalza Stone. “Spero che conceda la grazia a Snowden, ma ne dubito…”.

Ad ostacolare Stone in Snowden non è stato tanto il governo quanto l’industria: “Gli Studios si sono tirati indietro, non ci hanno mai spalleggiato, figurarsi le majors. A Hollywood, ormai, salvo bravi attori come Joseph Gordon-Levitt che ha saputo restituire al pubblico – con i movimenti del corpo e un’intonazione autentica – Edward Snowden nella sua fragilità e nel suo eroismo. Lo stimo. Ha detto subito sì. Joseph è un artista colto; rischia. Ha creduto nel progetto e mi ha evitato il tipico balletto voglio-non voglio delle star ultrapagate”. Stone, extra-cinema, rispetta personalità come James Bamford, “il primo a scrivere degli abusi dell’intelligence americana negli anni Settanta – non lo hanno arrestato poiché ha scoperchiato verità ‘legali’, non segreti – e William Edward Binney, simbolo del ‘whistleblowing’, un delatore interno a cui dobbiamo molto. Ha rotto e divulgato il primo codice sorgente rendendo possibile la presenza di un Edward Snowden in questo mondo, sempre più sorvegliato”.

Native

Articoli correlati