Intervista a Milena Mancini Premio Starlight a Venezia 73

Abbiamo intervistato l'attrice e ballerina, protagonista femminile del film Il grande sogno di Michele Vannucci, presentato a Venezia nella sezione orizzonti

Intervista a Milena Mancini Premio Starlight a Venezia 73
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6 Settembre 2016 - 11.37


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di Claudia Sarritzu

Quella con Milena Mancini più che un’intervista sembra una chiacchierata tra vecchie amiche (ma nella realtà non ci siamo mai viste né sentite prima) . Non è solo cordiale, è energica, appassionata, curiosa, gentile e vivace. Mi accorgo che nonostante i tanti anni di studio, prima come ballerina e poi come attrice, è umile e fin troppo modesta. C’è subito empatia, e nelle interviste vi assicuro che conta.

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La contatto per parlare del suo ultimo film “Il grande sogno” di Michele Vannucci, presentato a Venezia 73 nella sezione orizzonti. Il cast è composto da Alessandro Borghi, Mirko Frezza, Vittorio Viviani, Ivana Lotito e la stessa Milena. E’ la storia di Mirko, che è appena uscito dal carcere: fuori, nella periferia di Roma, lo aspetta un futuro da inventare. Quando viene eletto Presidente del comitato di quartiere, decide di sognare un’esistenza diversa. Non solo per sé e per la propria famiglia, ma anche per tutta la borgata in cui vive. “E’ un film sulla speranza, perché poi senza speranza non siamo nulla, o meglio è un film sulla rinascita, sulle secondo possibilità che non possiamo permetterci di perdere. Ma forse è soprattutto un film sull’amore, di Mirko verso i suoi figli e verso Milena, che interpreto io, che nella realtà si chiama Vittoria, ma Michele mi ha fatto il grande regalo di chiamarla come me nel suo film”. Racconta le borgate Vannucci, per tanto tempo Milena ha interpretato ruoli da borghese con la puzza sotto il naso “Amo questi ruoli dove non ho un’immagine stereotipata, dove posso esprimere davvero me stessa, dove posso provarmi in situazioni mai vissute personalmente”. E in fondo ha ragione: è la magia della recitazione, diventare quello che non si è o dare vita a una parte di noi nascosta. Le chiedo come è accaduto che da ballerina sia diventata attrice. “Credo che l’arte non sia da dividere in compartimenti stagni, mi ero accorta che volevo esprimermi non solo attraverso il ballo ma anche attraverso la recitazione, così sono andata negli Usa a studiare, perché ho sempre amato il loro metodo”. Ma Milena non è solo attrice e ballerina “Non mi metto limiti, adoro anche dipingere per esempio, non voglio essere solo una cosa”.

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E anche nel cinema non si limita a recitare ma sperimenta anche altri ruoli. “ Per esempio ho avuto la direzione artistica del corto “La ripartenza”, regia di Vinicio Marchioni, proiettato al Festival di Tavolara 2016 per volere di Piera De Tassis che si innamorata del progetto.” E poi ancora il teatro “Il prossimo anno portiamo in scena al piccolo Eliseo con Vinicio Marchioni, Dino campana e Sibilla Aleramo, dal 3 al 21 maggio . “Vinicio aveva già lavorato su Dino Campana, ma poi ci siamo resi conto che non potevi raccontarlo a fondo senza parlare di Sibilla, così abbiamo deciso di integrare lo spettacolo proprio con Sibilla. All’inizio il fatto di lavorare insieme ci spaventava, ma abbiamo superato la cosa alla grande”. Le chiedo perché? (Vinicio Marchioni è suo marito e padre dei suoi figli) “Lui è molto più affermato di me, non volevamo che la gente sparlasse”.

Milena Mancini ha ritirato in questi giorni a Venezia il Premio Starlight per la direzione artistica de “La ripartenza”. Le chiedo se è felice, le dico che è una domanda idiota ma ho bisogno di un suo commento, ridiamo entrambe, poi si fa seria e capisco che è davvero emozionata “Un riconoscimento così importante non può che gratificare, sono davvero felice” . Il premio è sostenuto da una Academy tutta al femminile di giornaliste e critiche cinematografiche dei maggiori media italiani. I membri sono: Alessandra De Luca, Titta Fiore, Alessandra Magliaro, Cristiana Paternò, Marta Perego, Angela Prudenzi, Barbara Righini.

Anche quest’anno i premiati sono stati scelti tra le eccellenze del cinema internazionale, testimoni di opere in grado di rappresentare le diverse culture e i differenti modi di raccontare storie e personaggi.

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La vedremo prossimamente anche in “Solo, amore, cuore” di Daniele Vicari.

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