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"L’attesa" di Sejko unico film italiano in concorso al TaorminaFilmFest

Dopo il successo di critica e il David di Donatello per il miglior documentario 2013 con Anija – la nave, Roland Sejko torna con un nuovo film doc.

"L’attesa" di Sejko unico film italiano in concorso al TaorminaFilmFest
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10 Giugno 2016 - 12.06


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L’unico film italiano in concorso al Festival di Taormina 2016 è un documentario, e il suo regista è nato e cresciuto in Albania. L’attesa (Pritja) è il nuovo film di Roland Sejko, autore di ‘Albania – Il Paese di fronte’, e del caso di critica e David di Donatello 2013 con ‘Anija – la nave’. Il film è prodotto da Istituto Luce-Cinecittà in collaborazione con Digitalb, ed è distribuito da Luce-Cinecittà.

Un ‘poemetto visivo’ che racconta la storia di un Paese, l’Albania, attraverso una cattedrale (la più grande dei Balcani), 50 anni in cui fu l’unica nazione dichiaratamente atea del mondo, e un arrivo, quello di Papa Francesco nel 2014, nel primo dei suoi viaggi da pontefice.
Un film e un viaggio attraverso le immagini del potere, e il potere – talvolta più forte di qualsiasi imposizione – delle immagini.

Il film.

Il 21 settembre 2014 Papa Francesco scelse l’Albania come destinazione del suo primo viaggio in Europa, per visitare “un popolo che ha a lungo sofferto le ideologie del passato”. Ne L’attesa il suo volo da Roma a Tirana dura 50 anni.

Il documentario usa il viaggio del Papa come punto di partenza per fare una dissezione della dittatura comunista in Albania, dichiaratamente l’unico paese ateo del mondo, nella sua guerra contro la libertà di pensiero e di fede per imporre la propria dottrina di ‘religione comunista’.

Il viaggio del Papa fa da sfondo al racconto storico fatto di riprese e materiali d’archivio attraverso la narrazione di due protagonisti: un frate francescano che ha passato la maggior parte della sua vita nelle carceri comuniste, e una cattedrale, quella di Scutari, che divenne un palazzo dello sport.

Un film che racconta, per pura forza d’immagini, senza didascalie o morali, una parabola sull’edificazione fisica di un immaginario; e sulle risposte, a volte sorprendenti, che dà la Storia. E che conferma Sejko come uno degli autori da scoprire nel panorama del documentario italiano.

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