Rising Star: Ivan Alovisio

Terzo incontro con la Gallery di Ring Star dedicata agli artisti emergenti. Questa settimana focus con Ivan Alovisio

Rising Star: Ivan Alovisio
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30 Ottobre 2015 - 09.44


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di Nicole Jallin

Ha un carattere incisivo, tenace, determinato, Ivan Alovisio, trentaquattrenne torinese (ormai naturalizzato romano), diplomato alla scuola del Piccolo Teatro di Milano fondata da Giorgio Strehler e diretta da Luca Ronconi; e rivela già una certa predisposizione autoriale alla ricerca espressiva personale, all’incontro con una artisticità esplorativa che includa diverse stimolazioni creative di stili, forme, discipline, approcci: «Ho bisogno di riconoscermi nel lavoro e nelle scelte che faccio – spiega l’attore -. Perciò cerco di far coincidere il mio lavoro con il mio modo di concepire l’arte; in questo senso la recitazione è un mezzo che fa parte del mio percorso di crescita ma che non è e non sarà l’unico: ho in cantiere progetti di natura diversa come l’organizzazione di eventi culturali, la gestione di un’associazione culturale e la creazione di laboratori teatrali».

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Rintracciabile attraverso l’agenzia antinori&partners, Ivan, conclusa la formazione accademica, matura una sempre più forte attrazione per la sperimentazione che lo accosta anche alla scena teatrale araba contemporanea accanto a Fadhel Jaibi, direttore del Teatro di Tunisi, e che si concretizza nella costruzione di “PointZero”, spazio culturale e laboratoriale del torinese, diretto insieme al pittore e scultore Walter Alovisio, dedicato a un’indagine artistica, comune e condivisa, che include, oltre al teatro, anche l’arte contemporanea e la relazione con l’ambiente.

Nonostante i pochi anni che lo separano dal percorso di studi, Ivan, dopo numerosi stage di recitazione e danza con (ne citiamo alcuni) Massimo De Francovich, Franca Nuti, Michele Abbondanza, Maria Consagra, calca il palcoscenico molte, molte volte con lavori in forma di spettacoli e saggi che vanno da “Il Misantropo” di Molière all’”Amleto” di Shakespeare, per la regia di Enrico D’Amato; dalla “La Piovana” di Ruzante, diretto da Gianfranco De Bosio, a “Il Re muore” di Eugenio Ionesco e regia di Pietro Carriglio; da “Settimo. La Fabbrica e il Lavoro”, scritto e diretto da Serena Sinigaglia a “Inappetenza” di Rafael Spregelburd firmato da Giorgio Sangati; dallo shakespeariano “Giulio Cesare” siglato da Carmelo Rifici ai recenti “Un Gabbiano” da Anton Cechov per la regia di Gianluca Merolli, e “Pilade“ di Pier Paolo Pasolini con regia di Daniele Salvo, che lo guida anche nel “Re Lear” prodotto dal Globe Theatre di Gigi Proietti.

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Arrivano poi le collaborazioni con Maestri della scena italiana e internazionale come Peter Stein, che lo dirige nella sua maratona di circa dodici ore (con relativa tournée mondiale) de “I Demoni” di F. Dostoevskij, e Luca Ronconi che lo porta in scena ne “L’Opera seria” di Ranieri de Calzabigi, il “Ventaglio” di Goldoni, “Farheneith 451” di Ray Bradbury, il “Mercante di Venezia” di Shakespeare, e “Pornografia di Gombrowicz: «Riconosco in lui – ricorda Ivan – un uomo di grandissimo talento, genialità e cultura dal punto di vista artistico che mi ha insegnato tantissimo, soprattutto nel lavoro sul linguaggio, sulla parola e sulla lettura del testo. Ma dopo anni di collaborazione il rapporto con lui a un certo punto si è fratturato e ho deciso di allontanarmi. È stata una scelta sofferta che la mia personale ed emotiva delusione mi ha fatto prendere».

E se l’abbraccio autoriale con il teatro si è tradotto per Ivan anche nel debutto registico con “Bitch Boxer”, con drammaturgia di Charlotte Josephine, presentato in anteprima alla XIII edizione della rassegna “Trend – nuove frontiere della scena britannica” curata da Rodolfo di Giammarco, la carriera interpretativa prosegue anche con la televisione: dagli spot e dalle pubblicità a “Santa Barbara”, film TV diretto da Carmine Elia e prodotto da Lux Vide, alla serie su Rai 1 “Montalbano – Una lama di luce” per la regia di Alberto Sironi, alla fiction “Non uccidere”, regia di Giuseppe Gagliardi, recentemente in onda su Rai 3; mentre sul grande schermo affianca, tra gli altri, Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco e Toni Servillo in “Noi credevamo” di Mario Martone, a cui segue la commedia di Francesco Bruni “Noi 4” e “La notte non fa più paura” di Marco Cassini.

Alle spalle, intanto, un premio UBU per il miglior spettacolo dell’anno assegnato a “I Demoni” di Stein, un premio Hystrio alla Vocazione teatrale come miglior talento emergente, e l’impegno nella formazione culturale con laboratori artistico-educativi promossi dal Centro Giovani ARSDiapason, di cui è socio fondatore, diretto dalla neuropsichiatra infantile Germana Deleo. Il futuro? Si prevedono un laboratorio di teatro (a Torino e Roma) su testualità cechoviane; un progetto (“Tutte le donne di Arturo”) intorno allo sguardo femminile di Arturo Bandini, e la presenza, in primavera, al Teatro Argentina con il “Calderón” di Federico Tiezzi.

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