Autoritratto siriano: il coraggioso documentario in sala dall'8 ottobre

Crudo ed eloquente, arriva nelle sale italiane il documentario che racconta la Siria.

Autoritratto siriano: il coraggioso documentario in sala dall'8 ottobre
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1 Ottobre 2015 - 22.01


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Sarà distribuito dall’8 ottobre 2015 nelle sale italiane il film-documentario “Autoritratto siriano (Eau Argentée)” di Wiam Bedirxan e Ossama Mohammed, una co-produzione franco-siriana.

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Il film è stato presentato e accolto positivamente in diversi festival internazionali, come Cannes e Toronto. In Italia è già stato proiettato nel corso del Torino Film Festival.

Nella Siria devastata dalla guerra civile ci sono filmmakers più o meno improvvisati che quotidianamente riprendono quanto accade e spesso muoiono dopo aver ripreso. Il regista, siriano ma attualmente residente a Parigi, sentiva il disagio del trovarsi a distanza e pote>r solo montare il materiale postato su Youtube. Finché un giorno una giovane curda di Homs inizia a chattare con lui chiedendogli: “Se tu fossi qui con la tua telecamera cosa riprenderesti?”

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Da questa domanda è nato un documentario che alterna vita e morte in un tragico inviluppo apparentemente privo di vie d’uscita. Alle immagini della nascita in casa di un bambino seguono quelle di un prigioniero che viene picchiato e umiliato costringendolo a baciare i piedi di chi lo tortura. Sono immagini di pessima qualità e proprio la loro bassa risoluzione le rende ancora più sconvolgenti. E’ proprio la loro episodicità che offre la dimensione di una strage quotidiana in cui si è perso qualsiasi senso di umanità.

AUTORITRATTO SIRIANO – TRAILER:

Il genitore che va a chiedere la liberazione del proprio bambino arrestato e torturato per una scritta contro il regime si sente rispondere che farà bene a scordarselo e a metterne al mondo un altro; qualora non ci riuscisse che porti sua moglie ai soldati che saranno lieti di dargli una mano. E’ questo solo uno degli innumerevoli esempi di perversa brutalità e di mancanza di rispetto anche nei confronti dell’avversario morto che il film, dichiaratamente dalla parte dei rivoltosi, ci propone. Proprio perché originato dalla domanda di cui sopra va anche oltre interrogandosi, nel corso dei capitoli in cui è suddiviso come un Mille e una notte dell’orrore, anche sul ruolo sociale e di impegno civile di chi fa cinema. La scelta è quella di non nascondere nulla, di mostrare senza censure e in dettaglio gli abissi della crudeltà e della violenza. Lasciando però uno spazio alla speranza (che altrove apparirebbe come retorico mentre qui possiede una grande forza) quando vediamo lo sguardo di un bambino illuminarsi perché ha visto un fiore.

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