La vera Mission impossible: l'eterna giovinezza di Tom Cruise

Tom Cruise è l'attore "eterno" nel divertente e brillante film scritto e diretto dall'autore de I soliti sospetti

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4 Agosto 2015 - 08.58


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Di Marco Spagnoli
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@marco_spagnoli

Non importa se avete perso il conto dei Mission Impossible e se non vi ricordate che Tom Cruise ha da poco compiuto 53 anni. Alla fine di Rogue Nation, quinto e, forse, più riuscito capitolo della saga di Mission Impossible, vi porrete qualche domanda sui possibili ‘benefici’ di salute derivanti dall’iscriversi alla tanto vituperata Scientology se, come nel caso dell’attore, il tempo sembra essersi fermato.

Scritto e diretto da Christopher McQuarrie, già sceneggiatore de I soliti sospetti, il film rappresenta uno dei momenti più interessanti della carriera di Tom Cruise che dopo un periodo “autodistruttivo” in termini di immagine e di comunicazione, è tornato al cinema in maniera importante proprio grazie a McQuarrie che, qualche anno fa, lo aveva portato ad interpretare un film insolito come Operazione Valchiria in grado di mettere in mostra il grande talento di Cruise, Star che più di tante altre è stata messa in ombra dalla propria ansia missionaria in favore della setta di Scientology e dalle questioni personali con le (ex) mogli.

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Rogue Nation è un film divertente, che racconta come l’IMF, l’agenzia supersegreta sia messa a dura prova dall’attacco di un misterioso ‘Sindacato’ composto da agenti segreti apparentemente defunti da qualche anno.

Un film pieno di sorprese in un crescendo di rovesciamenti di fronte e di colpi di scena, che pur richiamando alla mente il cinema classico americano legato alle spie, sorprende lo spettatore più smaliziato per la sua intelligenza, ironia e per una certa ‘classe’ assente negli ultimi anni in un cinema di agenti segreti piuttosto cafoni, a parte, ovviamente James Bond.

Rogue Nation è un film interessante, perché gioca sulle sfumature di grigio di un mondo di agenti segreti ancora sopra le righe, ma certamente più vicino alla realtà di quanto pensiamo, con alcuni momenti particolarmente brillanti e divertenti, e con battute degne della migliore commedia americana.

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Un punto di (ri)partenza per Tom Cruise e per la sua carriera, con l’attore che continua a circondarsi di colleghi di grande spessore. da Alec Baldwin a Jeremy Renner, da Simon Pegg a Ving Rhames con l’aggiunta di caratteristi carismatici e di una protagonista femminile apparentemente normale come Rebecca Ferguson proveniente dalla televisione (The White Queen) capace di sedurre il pubblico, oltreché il protagonista.

Rogue Nation, quindi, è un film in grado di rimanere nella carriera di Cruise per la sua capacità di riconciliare l’attore con il pubblico in via abbastanza definitiva e di riportarlo alla popolarità che merita.

Lo stesso McQuarrie, infatti, qualche anno fa ha spiegato: “A Hollywood la gente è innamorata dell’idea di potere di assistere a delle cadute rovinose, seguite da ritorni altrettanto straordinari. Tom Cruise è stato al top per così a lungo che le persone sognano di vederlo nel fango. Potrebbe essere un ciclo naturale della vita e del business, ma, in realtà, conoscendolo bene, sai che Tom non andrà da nessuna parte, perché la sua storia non ha precedenti, né paralleli possibili a Hollywood. L’unico altro attore che ha avuto altrettanto successo è stato John Wayne. Anche quest’ultimo ha avuto i suoi momenti migliori e quelli peggiori. Alla fine, però, John Wayne resta sempre John Wayne così come Tom Cruise sarà sempre Tom Cruise. Sono certo che, a dispetto del budget dei film dove lavorerà, farà sempre degli ottimi lavori.”

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La differenza? Wayne invecchiava. Cruise, in apparenza, no.

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