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Varvilla: paesino di montagna rivive grazie a una cooperativa di comunità

Nel documentario gli abitanti di Succiso di Ramiseto sono un modello di collaborazione. Da Parigi a Osaka, da Amsterdam a Barcellona, la comunità è diventata esempio di senso civico.

Varvilla: paesino di montagna rivive grazie a una cooperativa di comunità
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26 Maggio 2015 - 13.08


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di Francesco Palomba

La Valle dei cavalieri. È così che si chiama la cooperativa protagonista del documentario “Varvilla”. Nata per evitare lo spopolamento del piccolo borgo di montagna di Succiso, la cooperativa di comunità, si sta facendo conoscere grazie al film di Valerio Gnesini. Il lungometraggio ci trasporta nella vita della cooperativa attraverso le storie di Albaro, Dario, Oreste, Emiliano, Giovanni, Piera e Michela, persone che dedicano il loro tempo alla comunità, svolgendo tutto l’anno lavori utili al paese e alla collettività. Ora, La Valle dei cavalieri gestisce un bar, un agriturismo, un negozio di generi alimentari ed è attiva nel turismo, nell’allevamento di ovini, nel settore della manutenzione del territorio e nella gestione del centro visita del parco nazionale.

“Varvilla” sta avendo un forte successo internazionale, soprattutto a Parigi, dove ha recentemente vinto il Premio della Giuria al Fife Festival. È stato selezionato all’Idfa – Docs For Sale di Amsterdam e parteciperà al festival internazionale di Seoul. Inoltre è già stato richiesto, per questa estate, in Austria, a Barcellona, in Romania e in Polonia. Ma è Parigi dove c’è la domanda più forte e “nei prossimi mesi gli appuntamenti non mancheranno – assicura Valentina Damiani, produttrice del documentario – La prima in Italia è stata il 19 maggio al cinema Odeon di Bologna e, dato che, sia il film che la troupe sono emiliani ci piacerebbe poter organizzare una proiezione estiva nella nostra città e ci stiamo impegnando perché ciò avvenga. Siamo però entusiasti e incredibilmente colpiti di come un paesino abbia richiamato un così forte interesse internazionale”.

Un esempio più unico che raro, quello di Succiso, che ha richiamato la curiosità di Naori Tsuda, professore di economia dell’Università di Osaka, Giappone, il quale sta conducendo uno studio sulle cooperative di comunità diffuse nel mondo per capire quanto questo esempio sia riproducibile in altri contesti. “Un modello simile esiste solo in Australia”, afferma Tsuda.

Nei 75 minuti di “Varvilla” si viene catapultati nella quotidianità dei protagonisti d’una storia che narra di cosa voglia dire, a due ore di distanza da Reggio Emilia e a mille metri d’altezza, inventarsi un lavoro pur di non migrare dalle proprie radici. Il film di produzione Godoev, coprodotto da Kaleidoscope Factory è stato concepito con il sostegno di Regione Emilia-Romagna Film Commission, della Provincia di Reggio Emilia e del Centro per l’audiovisivo e l’innovazione digitale in Emilia-Romagna, con il patrocinio di Cooperativa Valle dei cavalieri, del Parco Appennino Tosco-Emiliano, del Comune di Ramiseto e di Alta Via dei Parchi.

È possibile vincere la crisi economica e lo spopolamento? “Varvilla” racconta la risposta di un paesino che, a mille metri d’altezza sull’Appennino reggiano, è riuscito a risollevarsi dall’abbandono grazie alla creazione di una “cooperativa di paese” in cui tutti gli abitanti sono soci e prestano un servizio profondamente e semplicemente civico.

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