Dopo essersi scagliati contro la delibera approvata il 20 gennaio 2015 dalla Giunta capitolina sulla riconversione dei cinema chiusi a Roma, ancora una volta attori e registi italiani hanno scelto di scrivere una lettera al sindaco di Roma, Ignazio Marino, per tentare di trovare una soluzione sul Cinema America.
Il 6 marzo 2015 infatti gli occupanti hanno fatto sapere che si terrà un’’assemblea pubblica per chiedere, contemporaneamente, all’Amministrazione di Roma Capitale di mantenere l’impegno, assunto lo scorso 4 febbraio, di “trovare una soluzione sul piano del patrimonio pubblico, con l’assegnazione temporanea in affitto di una delle sale abbandonate di proprietà comunale a Trastevere”.
A sostenere questa causa ci sono anche: Ettore Scola, Bernardo Bertolucci, Carlo Degli Esposti, Daniele Vicari, Francesca Archibugi, Francesco Bruni, Gabriele Salvatores, Giuliano Montaldo, Nicola Giuliano, Paolo Sorrentino, Paolo Virzì, Valerio Mastandrea, Ugo Gregoretti e Carlo Verdone. “Abbiamo in questi mesi sostenuto la vertenza dei ragazzi del Cinema America, siamo stati al loro fianco anche nel tavolo di trattativa con la proprietà della storica sala, offrendole oltre 2 milioni per l’acquisto, purtroppo senza ricevere il sostegno promesso dall’amministrazione comunale. La stessa amministrazione, nella persona del sindaco Marino, ha poi dichiarato di voler sostenere l’esperienza dei ragazzi con l’assegnazione temporanea di una sala abbandonata a Trastevere, naturalmente in attesa che si risolva la spinosa questione dell’America” hanno scritto in un appello comune.
“Sicuri che il sindaco terrà fede alla sua promessa di assegnazione di una sala a Trastevere, confermiamo, anche per il futuro, il nostro sostegno alle iniziative che i giovani intraprenderanno per assicurare alla cittadinanza il suo diritto di accesso agli spazi culturali della città – hanno specificato -.
Significa come ha ben scritto Stefano Rodotà su La Repubblica del 24 febbraio, porsi il ‘tema generale del ruolo sociale dei beni comuni’ come ‘necessari per l’esercizio dei diritti fondamentali’ e per ‘il libero svolgimento della personalità del cittadino’, affrontando così un problema che non riguarda soltanto il modo in cui vengono trattati i singoli beni, ma l’idea stessa di città e anzi – hanno concluso – iniziando concretamente a guardare alla città come bene comune ”.