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Da Scola a Bertolucci: No al sacco dei cinema di Roma

Appello al sindaco Marino: il 70% degli spazi sociali spariranno. I registi: Siamo disponibili a pensare insieme un percorso partecipato di rigenerazione delle sale.

Da Scola a Bertolucci: No al sacco dei cinema di Roma
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17 Febbraio 2015 - 12.59


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Il messaggio è chiaro: «No al sacco delle sale cinematografiche di Roma». Questo è l’appello inciato al sindaco di Roma Ignazio Marino fatto da 18 grandi registi e attori del cinema italiano: da Ettore Scola a Paolo Sorrentino, da Paolo Virzì a Toni Servillo fino a Bernardo Bertolucci, dai fratelli Taviani a Gabriele Salvatores. A divulgare l’appello, con una nota ufficiale, è il portavoce degli ex occupanti del Cinema America.

I firmatari di questa richiesta fanno riferimento alla memoria sui 42 cinema abbandonati approvata il 20 gennaio 2015 dalla giunta capitolina. La missiva è stata inviata per concentrare forze e parole in difesa di quanto è a noi più caro: il Cinema, nel suo più ampio significato” ed è stata scritta con “grande rammarico” e non solo per creare una sterile polemica. «Ci addolora – hanno scritto – non poter riconoscere come di valorizzazione un ipotetico processo che nasce da un cambio pressoché totale della destinazione d’uso di una sala cinematografica».

Secondo loro, la memoria approvata in Campidoglio dovrebbe «spingere al fare e non al disfare», però si sono chiesti come possono «accettare che si dichiari alla stampa che questa memoria riaprirà le sale cinematografiche, se non c’è nessuna ‘corsia preferenziale per questo tipo di riattivazione?’».

«Nè troviamo coerente – è stato scritto nel lungo appello fatto anche agli assessori – prevedere deroghe al piano regolatore per riconvertire oltre il 50% della Superficie Utile Lorda in funzioni diverse da quella culturale e sociale. Cambiare destinazione d’uso significa perdere proprio la destinazione d’uso che si dichiara di difendere, quella appunto sociale e culturale. Motivare questa riconversione con piccole percentuali qualificate di ‘alto valore culturale e sociale per un territoriò può causare la scomparsa di più del 70% degli spazi sociali e culturali garantiti dal piano regolatore e quindi portare ad un ‘Sacco di Romà per ciò che riguarda questi edifici»

«Inoltre – hanno aggiunto – la concessione di questi privilegi (sconto sugli oneri e deroghe al Piano regolatre generale) può costituire un pericolosissimo precedente. Del resto, la stessa ‘Delibera Nuovo Cinema Paradiso’ si è indebolita ogni 10 anni: nel 1995 fissava all’85% la superficie ad uso culturale tutelata, nel 2005 tale limite è stato portato al 50%, ed oggi nel 2015 la “Memoria” auspica l’abbattimento anche di quest’ultima barriera. E’ evidente che tale debolezza ha portato in passato a scempi come quello del cinema ‘Etoile’, così come quello tentato (e speriamo sventato) al ‘Metropolitan’, e che porterà i proprietari delle sale a sperare in norme ancora meno restrittive nel 2025».

«Infine hanno aggiunto: Eccoci allora disponibili, come faremo già quando venerdì 3 marzo una nostra delegazione riporterà questi nostri ragionamenti alla riunione congiunta delle Commissioni Cultura e Urbanistica dell’Assemblea Capitolina a costruire quella rete innovativa da voi citata, non per interessi e soggetti diversi, ma per studi, proposte e programmi di attivazione concreti e preventivi, aggiungiamo noi, del tutto assenti alla data di oggi».

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