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Noi e la Giulia: parla Stefano Fresi

Intervista all'attore protagonista del terzo film di Edoardo Leo, in uscita nei cinema italiani il 19 febbraio 2015.

Noi e la Giulia: parla Stefano Fresi
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12 Febbraio 2015 - 08.30


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di Davide Monastra

Il momento magico, cinematograficamente parlando, di Stefano Fresi – nominato l’anno scorso ai David di Donatello come miglior attore non protagonista – sta proseguendo anche nel 2015. L’attore è uno dei protagonisti di “Noi e la Giulia”, terzo film diretto da Edoardo Leo e in uscita nelle sale italiane il 19 febbraio 2015. Tratto da “Giulia 1300 e altri miracoli” di Fabio Bartolomei, Stefano Fresi nel film interpreta Claudio Felici un “uomo che manda in fallimento, per sua incapacità e per colpa della crisi economica, un negozio di gastronomia ben avviato e quindi si gioca il tutto per tutto con il suo piano b: aprire un agriturismo” ha spiegato l’attore. Il film è incentrato su tre quarantenni in fuga: “Tutti i personaggi – ha dichiarato Fresi – sono insoddisfatti e cercano di scappare così dalla loro inappagante vita”.

Come ti sei approcciato al personaggio?

Il lavoro che ho fatto insieme ad Edoardo Leo è stato di rendere anche nel film il carattere di Claudio così come era stato ben delineato nel romanzo di Fabio Bartolomei. Abbiamo lavorato su questa sua incapacità di gestire le cose, questa sua totale incapacità di riuscire a far funzionare quello in cui mette mano.

In un’intervista al Giornale dello Spettacolo, Edoardo Leo ha dichiarato di aver chiesto agli attori di cambiare completamente il loro aspetto: a te che cosa ha chiesto di fare?

Sì, è vero ce l’ha chiesto (ride, ndr.). Io per venire incontro a questa sua richiesta ho fatto una cosa estrema. Una cosa che Edoardo ha apprezzato tantissimo. Mi sono completamente tagliato i capelli, facendomi una bella chiérica. Come si vedrà nel film, ho soltanto i capelli di lato, anche abbastanza lunghi. Questa calvizie è un po’ come per dire: ha perso la moglie, ha perso il negozio e ha perso pure i capelli. Per sottolineare che è un perdente in tutti i sensi. Non abbiamo usato però nessun trucco: l’ho fatto sul serio. È stato un gesto estremo, considerando che io ho sia una moglie che un figlio… (ride, ndr.)

Qual è stato il tuo rapporto con Edoardo Leo?

Io e Edoardo siamo amici fraterni. Dal punto di vista professionale, posso dire che è un regista molto più maturo rispetto alla sua età, è davvero capace e sono pronto per essere stupito dal suo quarto e quinto film. È un regista veramente forte, sa fare il suo mestiere. Spero di lavorare ancora con lui in futuro perché ci siamo trovati benissimo.

Noi e la Giulia, pur essendo una commedia, affronta tei delicati, come ad esempio quello della Camorra.

Questo è un film che fa ridere e anche tanto, a giudicare dalla reazione delle persone che lo hanno visto. Il suo pregio è che, attraverso il linguaggio tipico della commedia, tratta temi molto importanti. Questa è una cosa molto bella, perché si può parlare di Camorra anche in questo modo: se non la si può combattere così, si può tentare di scalfirla e di calpestarla mettendola in ridicolo. Molto spesso i film sulla mafia rischiano di mitizzare certi malavitosi, basta pensare a Romanzo Criminale, con i suoi protagonisti diventati eroi per molti ragazzi. In Noi e la Giulia, attraverso anche l’interpretazione straordinaria di Carlo Buccirosso, si riesce a ridicolizzare l’atteggiamento, i modi, il mondo dei camorristi. Questa è una cosa che, secondo me, va a vantaggio del valore del film.

Edoardo Leo ha detto che questo film è dedicato a chi resiste ancora: tu a chi lo dedicheresti.

La dedica migliore che si possa fare è proprio questa e mi accosto al pensiero di Edoardo. Dedicarlo a chi prova, anche senza necessariamente riuscire. A chi prova a resiste, a chi cerca alternative, a chi cerca di sopravvivere alle angherie della vita quotidiana. Resistere a tutti quelli che sono gli attacchi quotidiani che possono essere le tasse e le bollette, le raccomandate che devi mandare e a cui nessuno risponde, ecc… Chiaramente, trattando di temi così grossi come la camorra, il film diventa anche un inno a persone straordinarie che hanno dato la vita per resiste e combattere questi mali.

Dopo la nomination al David di Donatello nel 2014, che cosa ti aspetti dal tuo 2015?

Nel 2015, mi aspetto di continuare a fare questo lavoro con l’amore con cui lo sto facendo e spero di continuare ad avere la fortuna di fare belle produzioni che mi hanno dato la possibilità di farmi vedere e di arrivare addirittura ad ottenere una nomination ai David. Per me Smetto quando voglio è stato per me un lancio straordinario. Aver girato Noi e la Giulia è un bel modo di continuare quella gioia così grande che mi ha dato il film di Sydney Sibilia (Smetto quando voglio, ndr.) e attendo con grande ansia e curiosità l’uscita nelle sale del film. Spero mi porti altra fortuna e la possibilità di lavorare con squadre cos efficienti su storie così belle e con registi così bravi.

Quali sono i tuoi progetti teatrali?

Tra marzo e aprile 2015 sarò al Teatro Golden con uno spettacolo che si chiama “Zio Pino” insieme a Simone Montedoro e Euridice Axen e poi sarò in tornée in tutta Italia con il mio trio, i Favete Linguis, con cui siamo in giro con uno spettacolo dedicato al Quartetto Cetra, intitolato “Cetra una volta”.

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