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L'ira di Teheran per il film di Panahi: il festival innalza un muro di Berlino

Lettera aperta del direttore dell'ente per il cinema iraniano: 'Volete portare tutti in un taxi di nuove incomprensioni sul popolo iraniano'.

L'ira di Teheran per il film di Panahi: il festival innalza un muro di Berlino
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9 Febbraio 2015 - 16.08


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«Mi spiace che vogliate portare tutti in un taxi di nuove incomprensioni sul popolo iraniano presentando un film girato da un regista cui la legge ha vietato di fare film». E’ questo l’incipit che il direttore dell’ente per il cinema iraniano, Hojjatollah Ayyubi, ha inviato al direttore del Festival di Berlino, Djeter Kosslick, dopo le sue dichiarazioni «politiche» alla recente proiezione di “Taxi”, il film di Jafar Panahi che partecipa in concorso alla 65edizione della manifestazione tedesca.

«Sono felice di annunciare – ha continuato Ayyubi nella lettera – che l’autore di ‘Taxi’ continua a guidare lungo la corsia veloce della sua vita, godendo liberamente di tutte le sue fortune. Io, come molti altri che amano il cinema, sento l’infausto suono dei passi della politica al Festival di Berlino», ha aggiuunto ancora Ayyubi, e avrei voluto che «restasse un rifugio per l’arte e la cultura». Il film di Panahi, proiettato in assenza dell’autore, vede la stesso regista nel ruolo dell’autista di un taxi dove salgono via via diversi passeggeri, tramite i quali racconta con poesia la sua città e la sua gente. A Panahi è stato vietato di girare film per venti anni, dopo essere stato arrestato mentre stava cercando di creare un documentario sulle tensioni seguite alla rielezione contestata del presidente Mahmud Ahmadinejad nel 2009.

Con la politica, s’innalza un nuovo muro di Berlino. Il direttore dell’ente cinema iraniano ha quindi concluso la lettera, utilizzando parole dure contro la decisione del festival di proiettare il film: la politica nel festival costruirà ben presto «un nuovo muro di Berlino» intorno alla rassegna, perchè mentre «il cinema e la cultura portano a rimuovere muri e barriere, la politica divide sempre».

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