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Bianca Nappi: sarò alla Berlinale con Short Skin

L’8 febbraio, con il film diretto da Duccio Chiarini, l'attrice parteciperà alla Berlinale: il cinema, il teatro, il futuro e la sua ‘passione’ per l’astrologia.

Bianca Nappi: sarò alla Berlinale con Short Skin
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6 Febbraio 2015 - 15.58


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di Davide Monastra

Bianca Nappi sarà una delle protagoniste dei red carpet nella 65esima edizione del Festival di Berlino. Sarà proiettato alla Berlinale nella sezione generation, “Short Skin”, opera prima del regista Duccio Chiarini, che sarà distribuito da Good Films nelle sale italiane da aprile 2015. “Short Skin”, film tra i vincitori della Biennale College di Venezia e quindi realizzato con un budget di 150.000 euro, “è un esperimento nuovo e originale rispetto al panorama del cinema italiano” ha dichiarato entusiasta l’attrice: “È una storia di formazione che ha come protagonista un ragazzino e la sua iniziazione sentimentale e sessuale, ostacolata da un problema fisico. Inoltre, nonostante sia girato a Forte Dei Marmi e ha le specificità di questo luogo, si tratta di una storia universale e fruibile anche da un pubblico straniero”.

Qual è il tuo ruolo in “Short Skin”?

Io nella pellicola interpreto la madre di questo ragazzo: una donna frustrata, depressa, che non ha mai superato la morte del padre, che ha problemi con il marito, ha un figlio che ama troppo ma, nonostante tutto, non si accorge dei suoi problemi. Io finora ho fatto molta commedia e quindi personaggi brillanti divertenti, questa volta però ho dovuto recitare nei panni di un personaggio più serio ed è stato davvero interessante.

“Short Skin” è un film che parla di sesso, ma lo fa in modo più profondo, qualcosa che forse manca al cinema italiano.

Il sesso è il protagonista trasversale del film però la sessualità e i problemi legati a essa sono affrontati in una maniera molto delicata e originale. Mi piace ricordare inoltre che è una commedia: è un film in cui si ride e anche tanto. Duccio Chiarini è riuscito a trovare il giusto equilibro tra un linguaggio comico e un linguaggio poetico, pur trattando come tema il sesso, un argomento sempre troppo facile da banalizzare. Questo film direi che ha un gusto “non italiano”: un’espressione che io detesto perché sembra come dire che il gusto italiano sia brutto e non è così, però “Short Skin” è davvero una storia dal respiro internazionale. Ad esempio, c’è una bellissima colonna sonora, scritta dai Woodpigeon, un gruppo indipendente canadese.

Come è stato lavorare con un regista alla sua opera prima?

Io sono entusiasta di questo film, anche per il modo in cui sono riuscita a lavorare con Duccio Chiarini. Ha lavorato molto con gli attori e ha voluto che facessimo molte prove insieme prima di iniziare girare la pellicola, in modo tale da ricreare un clima familiare, un sentimento di quotidianità. La direttiva che ci ha dato è stata: “Deve sembrare un documentario, non deve sembrare un film”.

Bianca Nappi attrice di cinema, tv e teatro: tra questi diversi palcoscenici quale preferisci?

A me piace il mio lavoro, mi piace da morire. Non penso mai veramente è un film, è una serie o è uno spettacolo teatrale. No, non è questa la prima cosa che penso. Quello che guardo è se ho la fortuna di lavorare con dei registi con cui riesco ad entrare subito in sinergia e con cui riesco a costruire qualche cosa di interessante. Questo è il mio primo pensiero, la mia “preoccupazione”. Secondo me, poi, non c’è tutta questa differenza nei tre diversi ambiti. Sicuramente la televisione ha dei tempi molto più veloci, però è anche vero che quando reciti per una produzione low budget al cinema, come è capitato ad esempio con “Shot Skin”, anche lì hai dei tempi ristretti, nel senso che si devono realizzare molte scene in un’unica giornata e non si può perdere tanto tempo. La differenza, a mio parere, la fanno sempre le storie e le persone. Le storie che si raccontano e le persone con le quali ti ritrovi a collaborare. Questi sono i due elementi che poi fanno la differenza e rendono un’esperienza bella da ricordare o, come dire, da passarci oltre.

Oltre a presentare “Short Skin” al Festival di Berlino, sarai anche impegnata a teatro, ad esempio con lo spettacolo “Tante facce nella memoria” di Francesca Comencini.

Quest’anno è l’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Francesca Comencini ha messo su uno spettacolo davvero singolare: sono le vere interviste rilasciate dalle partigiane che hanno compiuto l’attentato di via Rasella allo storico Portelli. Lo spettacolo è quindi, come posso dire, un collage dei loro ricordi. È incredibile e allo stesso tempo bellissimo, perché non solo mettiamo in scena dei personaggi reali, delle donne realmente esistite, ma le mettiamo in scena, usando le parole che loro stesse hanno scelto per raccontare la loro esperienza della Resistenza. È uno spettacolo a cui tengo molto perché, anche se non se ne parla molto, queste donne hanno contribuito a fare la libertà d’Italia e hanno contribuito in maniera concreta all’emancipazione femminile.

Un altro spettacolo a cui stai lavorando, sempre in teatro, è Some Girls.

Sarò in tournée con questo spettacolo diretto da Marcello Cotugno a Roma, Trieste, Catania e in altre città italiane. È uno spettacolo di Neil LaBute ed è una commedia inedita in Italia, dal punto di vista teatrale. È la storia di un uomo che, prima di sposarsi, decide di andare a trovare le sue quattro ex fidanzate. Un po’ per chiedere scusa e un po’ per trovare una scusa per non sposarsi. È una commedia in cui si ride molto e in cui LaBute analizza, con la sua scrittura cinica e post-moderna, dove stanno andando le relazioni nel mondo di oggi, qual è la relazione tra l’uomo e la donna e che piega sta prendendo.

Che cosa si aspetta Bianca Nappi dal futuro?

Che cosa mi aspetto? Sicuramente di continuare a vivere e realizzare le mie passioni professionali, ma anche quelle della mia vita privata, perché secondo me se non vivi bene la tua vita è anche difficile se non impossibile far bene il proprio lavoro. I due aspetti non sono mai così separati. Io sono molto curiosa, le nuove esperienze, le nuove avventure mi stimolano e mi appassionano molto, quindi spero ce ne siano anche nel 2015. Quello che sto facendo in questo momento è già abbastanza: preparare, come sto facendo, troppi personaggi contemporaneamente non è un bene, rischi l’esaurimento nervoso… sicuro!

Ma non hai letto che cosa ti riserverà il 2015, visto che sei un’appassionata di astrologia?

(ride, ndr.) È solo una passione che ho da quanto ero una ragazzina. Crescendo mi è stata data l’opportunità di scriverne in maniera ironica: l’astrologia è un gioco e tale deve rimanere. È divertente se vissuto così, tutte le altre sfaccettature non mi interessano. È l’aspetto più frou frou di me, tra l’altro sono anche abbastanza seguita e questo mi diverte molto.

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