Alla fine il polemista comico francese Dieudonne è stato messo in stato di fermo per apologia al terrorismo. Domenica 11 gennaio 2015, il comico aveva chiosato su Facebook: “Mi sento Charlie Coulibaly”, accostanto al nome della rivista Charlie Hebdo quello dell’attentatore del supermercato nel quartiere ebraico di Parigi, Ahmedy Coulibaly. Dieudonné, accusato già più vlte in passato di antisemitismo, ha postato su facebook le fasi in cui gli agenti, dopo averlo interrogato, gli hanno notificato la “garde à vue”, che potrebbe durare da un minimo di 24 ad un massimo di 48 ore.
«Alle sette di questa mattina, un gruppo di agenti della polizia giudiziaria – una dozzina (c’è ben bisogno di questo per domare la bestia immonda) – hanno interrogato Dieudonné nella sua casa davanti ai suoi figli» ha scritto sulla sua pagina facebook. L’umorista e polemista francese, dopo aver scritto il post su Facebook, ha subito chiesto scusa al governo francese, chiedendo la “pace” e per la sua provocazione e respingendo l’accusa di apologia di terrorismo: l’appello però è caduto nel vuoto e nel silenzio da parte del ministro dell’interno francese che ha risposto a Dieudonné, facendolo arrestare.
Il legale di Dieudonné: accuse ridicole, è perseguitato. Le accuse di apologia di terrorismo formulate contro il comico Dieudonnè, da oggi in stato di fermo, sono «ridicole», una forma di «persecuzione di questo artista» È quanto ha affermato il legale dell’umorista, Jacques Verdier, ai microfoni di Tf1. «Si sbagliano di obiettivo», ha aggiunto l’avvocato, secondo cui «in questo momento c’è di meglio da fare per combattere il terrorismo.
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