Karawan, il festival che racconta con il sorriso il cinema migrante

Si svolgerà dal 26 al 30 novembre il festival che affronta i temi della convivenza, dell’identità, dell’incontro tra culture senza toni drammatici.

Karawan, il festival che racconta con il sorriso il cinema migrante
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18 Novembre 2014 - 11.47


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Dal 26 al 30 novembre 2014 tornerà a Roma, nel quartiere di Tor Pignattara, Karawan, il festival che gioca con i luoghi comuni e che (si) diverte cambiando continuamente prospettiva. Il festival sarà a ingresso gratuito fino ad esaurimento posti presso l’ex aula consiliare del Municipio, in Via dell’Acqua Bullicante, 2. Nato nel 2012, Karawan è il primo festival di cinema che affronta i temi della convivenza, dell’identità, dell’incontro tra culture in tono programmaticamente non drammatico, partendo dalla convinzione che il sorriso sia il terreno d’incontro naturale fra le diverse culture del mondo, il “luogo” ideale in cui scompaiono le differenze e ci si riscopre umani.

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Dopo diversi appuntamenti monografici dedicati a vari Paesi, Karawan quest’anno cambierà pelle, offrendo una selezione di commedie da ogni angolo del mondo, per offrire un nuovo punto di vista su paesi poco conosciuti, o rappresentati attraverso stereotipi e cliché, che non rendono giustizia a cinematografie incredibilmente intense, colorate e vitali.

Dalla Cina al Brasile passando per il Bangladesh, l’Azerbaijan, la Costa d’Avorio, la Palestina e il Rwanda, Karawan propone un viaggio ai confini del mondo che non a caso parte da Tor Pignattara, popolare quartiere romano divenuto negli ultimi anni il cuore multietnico della Capitale, con numerose comunità straniere residenti che ne fanno una sorta di piccola “Babele” a un passo dal centro storico.

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Una collezione di opere vibranti, che pur cambiando registro dalla black comedy al ritratto intimista, passando per la fiaba avventurosa e la corale saga familiare, restituisce l’immaginario di un’umanità che non vuole rinunciare a sorprendersi, divertirsi, ricominciare. Opere che senza distogliere lo sguardo da alcune delle questioni più controverse e irrisolte dei nostri tempi (dal conflitto israelo-palestinese, al genocidio in Rwanda degli anni Novanta, alla cosiddetta “questione femminile”) le attraversano con una leggerezza di tocco che non è disimpegno ma rivendicazione di un modo nuovo di guardare il mondo, un richiamo alla partecipazione.

Tra le opere che saranno proiettate durante il festival, ci sarà anche “Inseparabili” di Dayyan Eng, primo film cinese interpretato da un attore hollywoodiano di alto profilo, Kevin Spacey, che è affiancato da Daniel Wu e Beibi Gong.

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