Venezia 71: Seidl racconta con ironia le cantine austriche

Il regista presenta fuori concorso il documentario 'In the Basement', un viaggio ironico e inquietante alla scoperta di ciò che succede in questo 'luogo segreto'.

Venezia 71: Seidl racconta con ironia le cantine austriche
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29 Agosto 2014 - 15.17


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Ulrich Seidl presenta fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia il documentario “Im keller (In the basement)”, dove indaga con ironia gli scantinati degli austriaci. Il regista, nel corso della sua avventura ha scoperto che le cantine sono un luogo in cui si può trovare di tutto: un poligono di tiro, tane attrezzate per le fantasie sessuali, compresa quella di una prostituta ex cassiera e di una sadomasochista che nella vita di tutti i giorni aiuta le donne vittime di violenza; nursery per bambolotti di neonati, la ‘cuccia’ per un enorme pitone, stanze zeppe di teste impagliate di animali della savana, o di memorabilia nazista, con tanto di grande quadro di Hitler dono di nozze degli amici.

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Il cineasta, abituato a raccontare perversioni e desideri segreti, vincitore a Venezia di due Premi speciali della Giuria, nel 2001 per “Canicola” e nel 2012 per “Paradise: faith”, ha avuto l’idea per il documentario dopo aver notato “la passione degli austriaci per i propri scantinati. Per loro sono luoghi dove rilassarsi e coltivare le proprie passioni. Ma uno scantinato può essere anche un simbolo dell’inconscio, del sotterraneo, dell’abisso, del non rispetto. E’ stato questo il punto di partenza per raccontare ossessioni che non appartengono solo agli austriaci, ma si possono trovare in ogni parte del mondo”. Trovare le persone e convincerle a mostrare i propri scantinati non è stato facile: “Ho mandato i miei collaboratori a bussare porta a porta. Con i personaggi che sono nel film, ho costruito un rapporto di dialogo e di fiducia, per arrivare alla naturalezza con cui si raccontano”. Seidl sottolinea che, pur avendo mostrato sempre situazioni reali, in qualche caso queste sono state solo lo spunto per una messa in scena: “Per esempio la cantina con le bambole di neonati non esiste. Quella signora ha un bambolotto come quello, ma lo tiene in casa”, spiega. Nonostante il documentario sia venato di ironia, il regista non reputa le persone nel film “figure comiche. Sono grottesche e reali come tutti noi, solo che vivono le loro ossessioni in assoluta normalità”. Seidl non sta ancora lavorando a un nuovo progetto, ma annuncia che “potrebbe essere un film storico, sulla guerra e sull’oppressione, ambientato nell’Austria dell’epoca napoleonica”.

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